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Cronarmerina - Dicembre 2015

Cu Marcu Tr'gona/2

 

2^ parte de

A tu p'rtu cu Marcu Tr'gona

M' nnamurài d' na carösa,
bedda, dözza e murösa...
D' tutti i sciuri beddi 'ntê giardì
u ciù beu tuccà a mi!

R'gìna fra i r'gini,
era p' mì na rosa senza spini.
Ma quann mâ vossi strénz ô cör
griai pâ raggia e pû d'lör.

Ora dda rosa nan è ciù mia:
smaniava p' n'autra cumpagnia!
Dû mi cör ddasciai avèrta a porta
ma ancora nan 'ntrasì cu m' cunòrta.

Dorm Ciazza, st'nn' cchiada sötta â dduna:
è na cuddura bianca l'amica d' l'amanti!
E i stëddi, stasëra ciù br'llanti,
s' ponu cuntèr a una a una!

Rönf'nu i lupi, cucadi dintra î tani...
Döi chiuppi mal'chi e dduntani
ciang'nu d'sp'radi p' cui nan torna ciù.
I sënti? Chiù... Chiù... Chiù!...

Fermu è l'ariu, senza vënt.
Stanca d' r'pet u so fri fri,
a c'cala puzà u so strumént:
'mpuru iedda s' durmì!

Ma tu nan m' scuti amicu mi!
Stai ciangènn... e iè u söi p'rchì:
Plutia, vant e gloria dî Normanni,
strascina i pè tra peni ranni!

                                                                                           Aldo Libertino  
*Per l'introduzione, la nota biografica e quella letteraria: vedi 1^ parte;
**Prossimi giorni la 3^ e la 4^ e ultima parte. A conclusione verrà dedicato alla traduzione un alto post.
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2° Santo Compatrono

Particolare del quadro di S. Andrea Avellino in Pinacoteca Comunale
Lapide commemorativa di S. Andrea Avellino, portico Biblioteca Comunale

2° Santo Compatrono, Sant'Andrea Avellino

Nel 1610 giungono da Napoli nella nostra Città, due Padri Teatini con una reliquia di Padre Andrea Avellino (1521-1608, battezzato Lancellotto, ha operato nella Casa teatina di S. Paolo Maggiore di Napoli). La reliquia consiste in un ciuffo di barba che donano al sacerdote piazzese Andrea Trigona dei baroni di S. Cono Superiore. Questa reliquia diventa subito mezzo di guarigioni prodigiose e l'anno successivo a Platia, si registra l'arrivo continuo di confratelli Teatini napoletani, tutti discepoli di Padre Andrea a Napoli. Questi preti riformati, una volta giunti nella nostra Città, fondano la "Congregazione dei Ministrali (artigiani)" e, immediatamente dopo, la "Congregazione dei Nobili" e la "Congregazione Segreta dei Nobili Secolari e Sacerdoti". Il buon esempio che danno i Padri Teatini convince tanti giovani di antiche e nobili famiglie piazzesi a ricevere il loro abito religioso presso la Casa Teatina dedicata a S. Giuseppe di Palermo (quella ai Quattro Canti). Nel 1619 due Padri Teatini milanesi, Gonfalonieri e Croce, fondano la "Congregazione dei Mercanti" che unisce sacerdoti, dottori, procuratori, notai, curiali e medici. Qualche anno dopo, nel 1624, arriva il Padre Teatino Giacomo Di Stefano, della provincia di Foggia e discepolo del Beato Andrea, che oltre a essere instancabile predicatore, consigliere, moderatore e prezioso paciere, opera molti miracoli per l'intercessione del suo maestro, tra i quali quello di preservare in parte la città dalla peste che sta facendo stragi nell'Isola. Mentre ancora si contano i morti di peste, avuti soprattutto nel quartiere Canali, nel 1626 il Senato Cittadino insieme al Consiglio Cittadino degli Ottanta, al Clero, ai Magistrati e a tutto il popolo, proclamano il Beato Padre Teatino Andrea Avellino secondo compatrono della Città, dopo la patrona Maria SS. delle Vittorie e il primo compatrono S. Vincenzo Ferreri. Per l'occasione il pittore Antonino Cinniardi inizia a dipingere il quadro che oggi possiamo ammirare presso la Pinacoteca Comunale. Il quadro, di cui mostro un particolare nella foto in alto, restaurato nel 2008, raffigura Sant'Andrea Avellino (dichiarato Beato nel 1624 e Santo nel 1712) insieme a Maria SS. delle Vittorie con a dx in basso la seconda veduta della città dall'ex borgo Casalotto. Nel 1642, in seguito al manifestarsi di ulteriori miracoli di un altro Padre Teatino, S. Gaetano da Thiene, vengono scolpite due statue in pietra calcare del luogo che rappresentano i due Beati e quindi collocate ai lati della Porta di S. Giovanni Battista. Questa collocazione, proprio in questa porta della città¹, ha due motivi. Il primo è quello che la porta si trova a pochi passi dalla Casa Teatina fondata nel Piano Patrisanto nel 1609, il secondo è che questa porta è la prima e la più comoda che incontrano i forestieri che vogliono entrare in città, pertanto le due statue dei Santi la proteggeranno da eventuali epidemie portate dall'esterno. Nel 1731 il Senato Cittadino fa scolpire una lapide commemorativa (foto in basso), recuperata e oggi murata sotto il portico del Collegio dei Gesuiti sede della Biblioteca Comunale, dove si ricorda la venerazione verso il 2° compatrono, dichiarato protettore del Regno delle Due Sicilie e invocato contro la morte improvvisa (epilessia). Nel 1848 viene abbattuta la Porta di S. Giovanni Battista per l'ampliamento della Strada del Principe (oggi via Garibaldi), le due statue ai lati sono spostate prima presso la Commenda, lì vicino, poi tra il 1961 e il 1965 poste ai lati del portone della chiesa di S. Lorenzo o dei Teatini, dove si trovano tuttora.
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Cu Marcu Tr'gona/1

Con la bella foto di Erminio Gattuso, le polemiche sul nuovo assetto in piazza Cattedrale, l'arrivo delle elezioni amministrative e la poesia del poeta in galloitalico Aldo Libertino, ho fatto un cocktail piazzese che Vi servo in quattro parti:
"E' notte. Una notte serena d'estate, rischiarata dalla luna piena. Tutti dormono, uomini e bestie. Davanti alla statua di Marco Trigona, un ubriaco dà libero sfogo alle sue pene d'amore e, al tempo stesso, parla del triste destino di Piazza tradita dai suoi stessi figli."

1^ Parte de

A tu p'rtu cu Marcu Tr'gona   

O Marcu, amicu mi,
Marcuzzu beu,
u söi ch' p' parrè cu tì
t'avéssa fè tant d' capèu!
 
Ma f'nì a barunia 
Viva a demograzia!
'Mburu s' u sangu è blu
U voscenza nan s' usa ciû!
 
Talè com sì 'mp'ttr'ddù!
Ora ch' nan hai ciù terri né palazzi,
è nutu ch' t' 'ncazzi
s' t' parr a tu p'rtu!  
 
U vëdi com sì r'dusgiù?
Baröi, marchësi e bedda compagnia 
sp'rìnu tutti... Unna su' ciù?
E tu sì sö, bannunà... com a mì!
 
E ddasc'lu st' marmént!
Scenn! Famm compagnia!
T'höia fè sent u mi turmént...
t'höia parrè dâ mi dulìa!
 
A vëdi sta buttëgghia?
É cössa a mi famìgghia!
Cu ièdda a vita è menu amara
e ada stè cu mi 'nzina ntâ bara!
 
Cu è ch' m' cunorta
s' 'ncorcosa m' va storta?
Quan ntô gargarozz scörr u vingh
m' scord e suvranî u m g'stìngh!

                                       Aldo Libertino

 
Nota biografica: "Aldo Libertino è nato a Piazza A. nel 1942, insegnante di Lingua francese in pensione, scrive poesie in vernacolo piazzese. Nei suoi versi c'è la consapevolezza della fugacità del tempo, la ricerca di conforto nella natura amica e il desiderio di riscatto della propria Città." (Libertino-Platania-Testa-Todaro P'nzeri e paroddi, 2^ antologia di galloitalico, Univ. Pop. T. Libero, Palermo., 2006, pp. 16, 22)
►Domani la 2^ parte.
 
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1234 - 2° titolo della Città

Federico II di Svevia (1194 - 1250)

2° Titolo: DELIZIOSA

Federico II di Svevia e I di Sicilia nel 1234 conferma Plasia Città Demaniale (quindi di proprietà dello Stato Regio) e la designa sede della Curia Generale e della Corte Nazionale per aver ammirato il valore dei Piazzesi nell'operazione di repressione di una pericolosa ribellione dei Saraceni della Val di Mazzara (Tp). Il Re ha una vera predilezione per la nostra Città e, attratto dai vasti boschi e dalle moltissime sorgenti d'acqua, vi costruisce un Regio Sollazzo (nell'odierna contrada Sollazzo), inoltre la iscrive fra le principali città del Regno di Sicilia con l'appellativo di DELIZIOSA.
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Famiglia Caltagirone

Di verde alla torre d'oro, cimata da un braccio destro uscente e armato d'argento impugnante in sbarra una spada dello stesso guarnita d'oro.
Nel 1282 Gualtiero Caltagirone fa parte della fazione italica dei rivoluzionari siciliani, alla quale fa parte Platie, contro quella aragonese che appoggia re Pietro d'Aragona, intervenuto contro il re francese Carlo d'Angiò. L'anno dopo Gualtiero si ribella al Re aragonese ma viene arrestato, giudicato e giustiziato. Nello stesso periodo, tra i militi e nobili della Città c'è Ugolino de Caltagirone. 1411 Giovanni Caltagirone è regio consigliere, 1421 Giovanni Landolina de Caltagirone è infeudato del casale e feudo Imbaccari (Soprano e Sottano) e nel 1424 ne vende metà (quello Sottano). 1538, 1543 e 1546 Antonino de Caltagirone è rappresentante (ambasciatore) di Plaza al Parlamento Generale convocato a Palermo e nel 1540 è procuratore fiscale del Regno. 1567 Giovanni Francesco de Caltagirone è maestro notario della Corte Giuratoria. 1637 Baldassare Caltagirone è consulente (consigliere urbano), 1666 Giovanni è notaio. 1701 Costantino Caltagirone è padre gesuita docente nel Collegio di Platia. 1788 padre Nicola Caltagirone senior è membro della Congregazione Agostiniana Centuripina e nel 1832 è priore nel Convento della "Neve". 1844 Nicola Caltagirone junior è priore nel Convento di Sant'Agostino di fronte all'odierna chiesa di S. Giuseppe.
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1148 - 1° titolo della Città

  1° Titolo: CITTA' MILITARE

Nel 1148, per la presenza di tanti Ordini Militari cavallereschi come i Cavalieri Crociati degli Ospedalieri, dei Templari, dei Canonici del Santo Sepolcro e di Santa Maria di Valle Josaphat, la nostra Città, chiamata allora Placea, acquisisce il titolo di CITTA' MILITARE.

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Cinema "Agli Angeli" 1

L'entrata del cinema era la terza porta a dx

Vi ricordate che a Piazza esisteva anche il piccolo cinema parrocchiale della Chiesa degli Angeli? Ci sarò andato un paio di volte negli anni '60. Era piccolissimo, ma a noi bastava. Sì, era il nostro multisala anzi, multisaletta! Sembrava di essere dentro le scene cimematografiche, tanto eravamo vicini, e ricordo che quella volta proiettavano "Zorro" che con la spada ci lasciava veramente il segno. Ci sono andato circa dieci anni fa a vedere giocare a pallavolo, due contro due, alcuni miei ex alunni del quartiere: era decisamente piccolo!

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Ospedale di Piazza/2^ Sede - 2° Nome

Nel 1420 la nobile Giacoma Villardita (alias Velardita) trasferisce la Domus Hospitalis dalla Strada dell'Ospedale, oggi via Roma, nella parte Nord della propria abitazione, prospiciente la Strata Mastra di allora, nel quartiere Monte (poi chiesa della SS. Trinità e oggi sede della Pinacoteca Comunale nella foto). Il trasferimento è dovuto all'inefficienza che crea non pochi problemi sanitari. L'ospedale nella nuova sede prende il nome di Ospedale di S. Calogero e di S. Maria degli Angeli, per la presenza nell'ex chiesetta di S. Lucia presso il vecchio Castello, nel 1238 chiamata di S. Calogero dai Carmelitani e nel 1392 chiamata di S. Maria degli Angeli dai Francescani, per la Confraternita di questi ultimi. Il personale è composto sempre dai frati medici e infermieri dell'Ordine di S. Giacomo d'Altopascio che già operavano accanto la chiesa di S. Barbara. Ben presto l'ospedale nella nuova sede diveta primario nell'isola. Giacoma appartiene a un'antica e nobile famiglia di militi e feudatari lombardi arrivati a Piazza intorno al 1296.
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Foto da decifrare

 
 
 

Alcuni mesi fa avevo scattato queste foto sul cantone di via Monte angolo via Barbera, quasi di fronte la chiesa degli Angeli. Ve le propongo molto ingrandite per farvi notare la due date o, semplicemente, dei numeri, scolpiti sui blocchi di pietra lavorata del secondo rigo in alto a dx (dal suolo in realtà è il quinto). Nella foto in alto si può vedere la prima scritta a sx, dove vi si leggono appena le cifre "I82", e sembra la brutta copia di quella di dx, dove si leggono "I82I" (ingrandita nella foto in basso). Ma potrebbero essere "82" di un numero civico, o di altro significato, racchiusi in una specie cornice. Che ne dite? Che potrebbero significare?

Gaetano Masuzzo/cronarmerin.it

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Famiglia Caldarera

Di rosso alla caldaia manicata sormontata da tre stelle ordinate in fascia, in tutto in oro.
I Caldarera o Caldarari era gente lombarda, precisamente di Milano, giunta in Sicilia al tempo di re Pietro III d'Aragona I di Sicilia. Altri dicono che vennero in Sicilia con gli Aleramici, al tempo della conquista normanna. Questa seconda tesi è la più probabile perché nel gennaio del 1283, tra i nominativi dei militi-nobili di Platie, troviamo Mannono Caldarario e G. Caldarario. In seguito il cognome mutò in Caldarera (Caudarèr nella parlata gallo-italica ovvero Calderaio=artigiano che fabbrica recipienti in rame). In alcune scritture pubbliche troviamo le seguenti varianti: nel 1328 Calderera, nel 1396 Calderari, nel 1409 Caudararo, nel 1416 Caldararo, 1423 Caudarera, 1526 Calderari, nel 1589 Caldarari, nel 1600 Caldarera. Proprio in quel periodo (1282-1285) si registra Bernardo Caldarera gentiluomo a servizio di re Pietro d'Aragona I di Sicilia, e il figlio di questi, Bernardino Caldarera, guida i Piazzesi contro Roberto d'Angiò costringendolo alla ritirata. Bernardino diventa barone di Rabugino, Camemi e Favarotta, mentre Guglielmo, barone di Bifara e Favarotta, nel 1320 fonda il monastero di Santa Chiara. Florentia baronessa di Braemi e Rabottano, sposa di Giovanni Caldarera senior regio milite e giudice, nel 1361 fonda il monastero Benedettino di S. Giovanni Evangelista. Nel 1380 ca. Giovanni junior bar. di Camemi muore senza eredi e lascia i suoi beni per la fondazione della Commenda degli Ospedalieri di S. Giovanni Battista. 1576 Andrea è tra i giurati che bloccano il quartiere Canali per impedire il diffondersi della peste diffusasi da Messina, ma il morbo causerà ugualmente 2000 morti. 1655 Maristella è suora nel monastero agostiniano di Sant'Anna. 1666 Ottavio è sacerdote e Martino I è barone di Camemi. 1676/1697 Candida Aurora Caldarera è monaca che muore in odor di santità nel monastero di S. Giovanni Evangelista. 1777 Francesco junior barone di Camemi è tra i primi 5 senatori della Città che ha appena ricevuto il privilegio di Senato, Felice è superiore dei Padri Cassinesi. 1818 Martino II e Francesco baroni di Camemi sono iscritti alla Carboneria e la sede della "vendita" è la loro abitazione. Esiste soltanto uno stemma di questa famiglia in buone condizioni, nella facciata di un loro probabile palazzo. Si trova in via Vittorio Emanuele I, proprio sopra l'imboccatura di via Monte Prestami, ed è ripartito in due. A sx raffigura quello classico dei Trigona e a dx il calderone (pentolone) simbolo dei calderai (artigiani che fabbricavano pentole di rame e altri metalli) con due fiori sopra, il tutto sormontato da un'aquila bicipite coronata, con l'anno 17 a sx e 36 o 39 a dx sulle ali in alto, che identifica l'unione delle due importanti casate. Probabilmente, alla luce di documenti consultati di recente (2018), l'unione si riferisce a Francesco Caldarera barone di Camemi che sposa la concittadina Aurora Trigona di Demani nel 1670.
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