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Sette Cantoni un secolo fa

Via Sette Cantoni provenendo da Largo Demani o da Santa Rosalia
 
Via Sette Cantoni, in fondo l'incrocio con le vie Mazzini e Marconi
Il professore Giovanni CONTRAFATTO (1910-2004) nel suo libro Memorie Armerine ci ha lasciato questi suoi semplici ma preziosi ricordi di Piazza nella prima metà del Novecento.
 
<< La via Sette Cantoni*, ove abitai dalla nascita fino all'età di 44 anni, allora era una strada di intenso traffico. Dalle quattro del mattino fin verso le sei, era la volta del passaggio ininterrotto di carri, contadini e agricoltori, che a cavallo dei loro quadrupedi si recavano in campagna. Scendevano a frotte dal quartiere Monte e prendevano vie traverse per evitare le strade col selciato di pietra lavica, poco agevoli perché facilmente scivolose per persone con scarponi chiodati e per gli animali con i ferri agli zoccoli. Oltre al rumore prodotto dallo scalpitio di quella cavalleria rusticana, vi erano quelli che, malgrado l'ora e fregandosene di quanti immersi nel sonno dei loro letti venivano svegliati, passavano per le strade cantando a squarciagola. Le note delle canzoni di due soli versi erano sempre le stesse. Ne ricordo alcune che, a furia di essere svegliato e di sentirle cantare, mi sono rimaste impresse nella mente.
Non cantu né p'amuri e né pi sdegnu,
ma cantu pi svanìrimi lu sonnu.
Lu gghiantu di la povira cativa**,
ghiangi lu mortu e pi lu vivu penza.
Lu suli si nni va, dumani torna,
si mmi nni vaiu iu non tornu ghiù.
Potrei elencare moltissimi distici, ma mi sono limitato a citarne qualcuno tra i più significativi. Un tempo, anche nel cuore della notte, si veniva spesso svegliati dal suono di violini, chitarre e mandolini: erano le cosidette "notturne" portate a qualche ragazza del posto. A seconda della canzone che l'improvvisato menestrello cantava, o se era uno spasimante non gradito, non era raro il caso che i suonatori andassero via grondanti di acqua piovuta dall'alto. Verso le sei del mattino, erano le botteghe di frutta e verdura che aprivano i battenti, in attesa degli ortolani che le avrebbero rifornite di verdure assortite. Tranne poche primizie che provenivano dalle vicine zone calde, la frutta consumata dalla popolazione era di produzione locale. >> (tratto da Giovanni Contrafatto, Memorie Armerine, ILA Palma, PA, 1991)
 
*Via Sette Cantoni nella nostra lingua gallo-italica Sètt Cantunèri
**Cativa o Cattiva = Vedova.
 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina

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