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Dalla conferenza su Fundrò/4

 
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Dal periodo normanno sino alla fusione del monastero con un altro Priorato
 
(dalla 3^ Parte) «Con la conquista normanna della Sicilia, il centro abitato di Fundrò venne occupato da coloni lombardi, i quali vi costituirono una piccola univesità che ottenne privilegi e diritti pari a quelli goduti dai lombardi di Piazza e di Aisone. Detta univesità comprendeva un vasto territorio [...]. In questo periodo il centro abitato di Fundrò faceva parte di Piazza ma, quando nel 1161 la città venne distrutta, alcuni lombardi, sfuggiti alla persecuzione, si riffuggiarono a Fundrò, risparmiato dalla devastazione». Nei secoli successivi il casale di Fundrò subì le alterne vicende scaturite dalla lotta tra il partito latino e quello catalano, tanto da essere concesso nel 1340 in perpetuo alle vicine città demaniali di Piazza ed Enna. Da allora le due città si sono fregiate del titolo di barone di "Metà Fundrò" sino all'800. Sessant'anni dopo (1396) il casale di Fundrò insieme a quelli di Gatta, Polino e Rossomanno furono distrutti dalle reppressioni del duca Martino il Vecchio, perché si ostinavano a tenere alte le insegne dell'ndipendenza. Gli abitanti di Fundrò, insieme a quelli di Rossomanno, si trasferirono a Castrogiovanni dando origine rispettivamente ai due quartieri: Fundrisi e Pisciotto. «Dalla distruzione del municipio si salvò solo l'antica chiesa parrocchiale di S. Maria e, agli inizi del XV secolo (1400), il benedettino Onofrio de Comito ripristinò il culto per soddisfare le richieste dei piazzesi, i quali avevano raccolto molte offerte. Il monaco benedettino aveva ricevuto l'autorizzazione dal Capitolo dei Monaci di S. Maria di Giosafat di Paternò e dal benedettino Tommaso de Asmari, vicario della Diocesi di Catania [...]. Alla morte del de Comito la chiesa rimase abbandonata ma nel 1418 il benedettino Guglielmo Crescimanno restaurò la chiesa di S. Maria di Fundrò, costruendovi anche un cenobio del quale fu il primo Priore e venne posto alle dipendenze dirette dell'Abate di S. Martino alle Scale di Palermo». Sotto il governo di Pietro de Genco (1466-1489) nominato Abate a Vita, il Priorato venne alzato ad Abbazia e nel 1486 entrò a far parte della Congregazione Sicula insieme ad altre 6 della Sicilia, divenendo di Regia Prelatura, col conseguente diritto dell'Abate a occupare il 65° posto, su 66, nel Braccio Ecclesiatico del Parlamento Siciliano¹. Nel 1506 l'Abbazia di Fundrò confluì nella Congregazione Cassinese ma cinquant'anni dopo, nel 1560, un grosso incendio rese inagibile il monastero. I monaci trovarono rifugio a Piazza dove iniziarono la raccolta di fondi per la sua ricostruzione. Nel 1574 il monastero si fonde col Priorato benedettino di S. Spirito di contrada Budonetto (a poca distanza da San Cono) (C. Parlascino, Il Casale di Fundrò, 2013). (continua)
 
¹ Nel Braccio Ecclesiastico c'era anche il Priore di Sant'Andrea che occupava il 36° posto. Nel Braccio Demaniale delle Città Piazza occupava il 23° posto su 43.
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