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Giovanni Giudice, marmista / 2

La famiglia di Giovanni Giudice negli anni '30

 Il nipote Carmelo Nigrelli ricorda

2^ Parte

 
Durante la II Guerra Mondiale, nella bottega di mio nonno (n.d.r. Giovanni Giudice) in via Mazzini¹, dietro una enorme lastra di marmo, un piccolo gruppo di antifascisti ascoltava Radio Londra. Nella primavera 1943 su questa lastra erano incise le parole: "A Valfredo Carducci, fratello del poeta, maestro di Benito Mussolini, Piazza Armerina, morto in questa casa il 30 aprile 1919"² che era stata commissionata dal podestà e doveva essere collocata sulla facciata della casa in via Mazzini. Il gruppo di antifascisti che ascoltava Radio Londra era formato da cinque o sei persone: il ferroviere Di Marco, palermitano, insieme al fratello ingegnere e inventore di un modello di motosilurante MAS, licenziato perché antifascista; un altro ferroviere, tappezziere, catanese³; un ufficiale dell'esercito di stanza presso la polveriera, anch'egli palermitano. Mio zio Totuccio, che aveva 14 anni4, stava sulla porta come vedetta. Un altro gruppo, tutto di piazzesi, si riuniva presso la farmacia Salemi, ospite del dott. Gino. Nel giugno 1943, il più temuto caposquadra della milizia fascista, Totò Russo, andò da mio nonno e gli disse che negli uffici c'era un documento che lo riguardava e che, da lì a poco, lo avrebbero potuto mandare lontano dalla città. Lo aveva voluto avvertire, rispettandolo pur se di idee antifasciste, che stava per essere inviato al confino. Mio nonno rispose: "Qualunque cosa le abbiano detto di me, si ricordi che io, qui, faccio solo il marmista". Per fortuna, poche settimane dopo, arrivarono i canadesi e gli americani che il 10 luglio erano sbarcati a Gela. Carmelo Nigrelli
 
¹ Il Giudice ebbe due botteghe in via Mazzini, la prima al n. 72, dove oggi c'è un macellaio, la seconda al n. 73, oggi negozio di Ceramiche Vitali. Mio padre Gino Masuzzo, falegname, lo conobbe perché acquistava le lastre di marmo da mettere sui comodini delle camere da letto e, quando aveva il negozio di ferramenta in via Garibaldi 11, il marmista, ormai pensionato, spesso lo andava a trovare per scambiare quattro chiacchiere tra una presa e l'altra di tabacco. Inoltre il Giudice fu il marmista che negli anni '30 trasferì l'altare dell'ex chiesa di Sant'Agata (al Monte) in Cattedrale, ricomponendolo nella navata di sinistra accanto all'entrata della sagrestia. 
² A tal proposito leggere tra le "RICERCHE STORICHE" di questo blog i 4 post sulla Famiglia Carducci a Piazza dal 31 ottobre 2013. 
³ Era addetto a rivestire di velluto i sedili delle carrozze di I Classe e mio padre Gino Masuzzo mi ha precisato che si chiamava Spinelli. 
4 Era figlioccio di battesimo di mio nonno materno, poeta-falegname Gaetano Marino Albanese (1889-1958), per questo motivo col marmista Giudice si chiamavano compari. (tra i commenti arrivati c'è quello del 12/5/2014 del nipote Carmelo, dove ci precisa che non si trattava del battesimo ma della cresima).

Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it

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