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Beato frat'Innocenzo Milazzo/6

Parte centrale del frontespizio del Leggendario Francescano, 1722
 
Vita del Beato frat'Innocenzo Milazzo
 
Capitolo 6°
(Caltanissetta, Castrogiovanni, Palermo, Piazza, Busacchino e Catania, 2^ metà del 1500)
 
(dal Cap. 5°) Volle di più il Signore dotarlo dello Spirito profetico, conforme in molti casi si vidde, de' quali si addurranno qui alcuni pochi. Passando una volta per Caltanissetta abbattè un suo divoto detto Vincenzo Caruso, il quale allora si trovava con buona salute, e gli disse, Fratello, preparatevi, atteso fra quindici giorni, non sarete più con noi; si burlò quasi colui di tali parole, ma passati alcuni giorni s'infermò, ed al fine de' quindici passò all'altra vita. Essendo nel Convento di Castro giovanni, e passando per la piazza della Mola lo chiamò un certo Lonardo Murella, acciò si riposasse nella sua bottega; fermossi egli, e cominciato a ragionare di cose spirituali disse a Lonardo, apparecchiatevi, perche poco avete da fare? non passò un Mese, che s'infermò, e morì con istupore di tutti. In Palermo la figlia del Presidente Rao nomata donna Giovanna Baronessa di Monica, non avendo avuto mai figli, desiderava molto d'averne, e raccomandatasi per questo a Frat'Innocenzo le rispose, state allegramente, che n'averete; passato qualche tempo andò a visitare il servo di Dio, il quale vedendola le disse, già siete contenta, che avete il figlio, non sapendo ella stessa d'esser gravida; e soggionse, lo chiamerete Francesco; scorsi alcuni giorni si scuoprì gravida, ed a suo tempo partorì un figlio maschio, e volle si nomasse Francesco. Quando lo partorì non glielo mostrarono subito, perloche s'imaginava aver partorita femmina, e che per rallegrarla le avessero detto esser maschio, arrivò allora Frat'Innocenzo le scuoprì il suo pensiero, e l'assicurò esser maschio. Nella Città di Piazza parlando con Lisabetta Triolo¹ gli raccontò molte sue tribolazioni, ed egli disse, preparati figlia a tribolazioni assai maggiori. Fra poco tempo le venne una paralisia, che le seccò la metà del corpo, e la privò di loquela, restando muta per 4 anni fin'alla morte. Nella terra di Busacchino² disse ad un divoto dell'Ordine chiamato Filippo Buono, non dare fastidio a tua moglie, perche è gravida d'un figlio maschio, il quale sarà sacerdote, come l'un e l'altro seguì. Dimorando nella Città di Piazza vi andò un suo Nipote di S. Lucia, il quale in vedere il Zio cominciò a piangere. Mirandolo egli gli disse, già io sò, che mia Sorella è morta, non piangere, che tutti abbiamo da morire. Nella stessa Città ragionando un giorno cogl'altri Frati disse ad uno di loro, dite al Padre Guardiano, che faccia recitare l'officio de' Defonti, perche è morto il nostro Guardiano di Palermo. Ciò inteso alcuni Frati andarono a domandargli, donde avesse quell'avviso? gli rispose, sete increduli, già è morto, come fra pochi giorni si seppe. Essendo Confessore delle Monache in Catania disse a Suor Veronica Brandino, apparecchiatevi, che in quest'anno avete a morire; passati alcuni giorni s'infermò gravemente, e ricevuti i Sagramenti entrò in agonia, onde le Monache chiamarono Frat'Innocenzo, acciò andasse a confortarla; rispose egli voler Messa; replicarono le Monache, ch'in tanto quella sarebbe morta; soggionse lui, non dubbitate. Disse Messa, ed entrato nel Monistero convocò tutte le Suore, e fecele pigliare l'indulgenza solita, facendo esso ancora l'istesso colle braccia in forma di Croce, nel qual mentre parve alle Monache, che andasse in estasi, tornato in se disse, abbiamo avuto la grazia, e voltantosi all'agonizzante dicendo, uscite anima, che abbiamo ottenuto la grazia, spirò la Religiosa con allegrezza di tutte le altre. (continua)
 
¹ La famiglia dei Triolo, originaria di Venezia, nel 1445 la troviamo nella nostra Città. Nel 1520 due baroni di questa famiglia sono i proprietari dei feudi Gerace e Geracello.
² Si tratta dell'odierno comune di Bisacquino in provincia di Palermo. 
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