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Cronarmerina - Agosto 2016

Pr'p'ttöngh

Pr’p’ttöngh

Quànta gént s r’gòrda a Pr’p’ttöngh                     
cu a fàcci d bancöngh nu bastiöngh
V’stù cu quàttr ‘mbrögghi d’ surdà
era du pòpulu a curius’tà
Cu ‘npara d st’vàli e ‘npastràngh
ch’ si t’nèva stétti tutt l’ann.

Döi lànni au bràzz, t’nùi cû ferr’f’là
er’nu i so scuèddi e p’ess armà
Quàttr prèietti, e annan p’ a vìa
cu i lànni fasgèv’nu battarìa.

Campàva lannunà a Ciàzza Ciàzza
e sp’ttàva a guastèdda ntâ b’sàzza:
L’avànzi dî lucànni e dî butè
com ‘ncàngh s’ l’annàva a mangè.

Amìsgi p’ a pedd n’ t’nèva assài
nên putèva cuntè né ddascè mai
Î st’màva còm a vìsta d l’oggi:
er’nu i so pùl’sgi e i so piöggi.

L’andröngh t’nù avèrt d’ogn palàzz
era u lucàu p’ cunzèss u giàzz
E quànn v’nèva u cìngh d l’està
s’annàva cucchè föra da c’ttà.

S’ au paìs s cubàva pa calùra                                    
sötta u bòsch â B’ddèa mènz a fr’scùra
‘N dd furchiöngh d c’mènt armà
s s’ntèva còm a ‘nrànn pascià.                            

Quànn annàva tampasiànn a vìa vìa
cu era era ggh fasgèva ddargàsìa
E allöra u pav’röm d Pr’p’ttöngh
putèva passè p’ vèru baröngh.

Ma non era né serv e né patröngh
p’rchì non ggh stàva a ‘sta d’v’siöngh
‘Npanètt, ‘na giurnàda senza vént
ggh bastàv’nu p’ fèlu cuntént.

Ma bastàva ‘ncarös fèrm a taliè
ch’ già tutt f’rös p’gghiàva i pré
S’ u cam’sgiòtt griàva: “Pr’p’ttöngh!”              
‘nfurià ggh t’ràva i pré e u bastöngh.

E sia d v’sgìngh ch’ d dduntàngh
cu ddi còpi fasgèva sèmpr dànn.
U carös d tànn era ‘ncuiatös
e iéu s fasgèva ciù p’r’culös.

E quànn u dd’vànu di pè pè
dduntàngh di so r’fùggi annà truvè
A pul’zìa e tutti i cumud’tà
ma poch campà, pr’và da l’bertà.
 
Francesco Manteo     
 

Traduzione

Polpettone
Quanta gente si ricorda di Polpettone
con la faccia di bancone sul bastione
Vestito con quattro indumenti di soldato
era del popolo la curiosità
Con un paio di stivali e un pastrano
che se li teneva stretti tutto l’anno.

Due lattine al braccio, tenute col fil di ferro
erano le sue scodelle e per essere armato
Quattro pietruzze, e andando per la via
Con le lattine facevano rumore.

Viveva abbandonato a Piazza Piazza
e aspettava il pane nella bisaccia:
Gli avanzi delle locande e delle botteghe
come un cane se li andava a mangiare.

Amici per la pelle ne teneva assai
non li poteva contare né lasciare mai
Li stimava come la vista degli occhi:
erano le sue pulci e i suoi pidocchi.

L’androne tenuto aperto di ogni palazzo
era il locale per prepararsi il giaciglio
E quando veniva il pieno dell’estate
andava a coricarsi fuori dalla città.

Se al paese si soffocava per la calura
sotto il bosco della Bellia in mezzo la frescura
In quel rifugio di cemento armato
si sentiva come un gran pascià.                            

Quando andava vagabondando di via in via
chiunque gli faceva largo
E allora il poveruomo di Polpettone
poteva passare per vero barone.

Ma non era né servo e né padrone
perché non condivideva questa divisione
Un panetto, una giornata senza vento
gli bastavano per farlo contento.

Ma bastava un ragazzo fermo a guardare
che già tutto feroce prendeva le pietre
Se il monello gridava: “Polpettone!”
infuriato gli tirava le pietre e il bastone.

E sia di vicino che da lontano
con quei colpi faceva sempre danno.
Il ragazzo di allora era molesto
e lui si faceva più pericoloso.

E quando lo tolsero dalla circolazione
lontano dai suoi rifugi andò a trovare
La pulizia e tutte le comodità
ma poco campò, privato della libertà.

cronarmerina.it
 


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Significato di Pr'p'ttöngh

Pr'p'ttöngh in un disegno del prof. Gioacchino Fonti

Prima di proporvi nel prossimo post la poesia Pr’p’ttöngh del poeta piazzese Francesco Manteo, desidero far presente che anche a Piazza ci sono stati i senzatetto, i barboni, i vagabondi, gli emarginati, i randagi, i senza dimora, i mendicanti, gli accattoni, oggi chiamati in maniera edulcorata clochards oppure homeless, senza però per questo riuscire a diminuirne la gravità sociale. Tra i tanti del tempo passato, uno di questi homeless piazzesi degli anni Sessanta è rimasto particolarmente nei nostri ricordi, Pr’p’ttöng. Per la traduzione di questo termine esistono diverse tesi.
La prima è la più semplice: Pr’p’ttöng derivante da Prup’ttöngh che nel suo vocabolario del 1990 il Fonti traduce in Polpettone, considerando il fatto che, solitamente, il vagabondo o l’emarginato pur di mettere qualcosa sotto i denti per sopravvivere, è costretto a mangiare un po’ di tutto facendone un “polpettone” vestendosi alla rinfusa, con quello che trova.
La seconda tesi è Pr’p’töngh derivante da P’ptöngh che Fonti traduce a pag. 163 in “Uppa”, senza dubbio un errore di stampa perché voleva scrivere “Upupa” uccello diffuso alle nostre latitudini, e in “Bubbola” ovvero Bugia, Fandonia.  
La terza è che P’ptöngh deriverebbe dal verbo P’p’ter che vuol dire "Balbettare", come potrebbe aver fatto il vagabondo mentre parlava.
La quarta tesi ha qualche fondamento storico perché raccontatomi da mio padre Gino, classe 1921 e che, secondo me, potrebbe avvicinarsi alla verità, anche perché il termine palermitano/siciliano Pipituni, e quindi Pipitone, significa appunto “Upupa” (a questo uccello è stato dato il nome di Pipituni principalmente per il suo canto a intermittenza “pi pi, pi pi pi"). Eccovi il racconto: <<Il signor Pipitone, cognome questo molto diffuso a Palermo, era un uomo molto alto, di origine palermitana, che abitava in via Santa Chiara dietro al Magistrale e, storpiando il cognome, cosa che prima avveniva di frequente, gli fu dato il soprannome (‘ngiùria) di “Pruptùn”, alla ciaccësa Pr'p’töngh. Quest’uomo usava portare una mantella di color marrone chiamata scapulara (una sorta di gabbana contadinesca con cappuccio, tessuta a mano con lana grezza, colorata di nero, senza maniche che ricopre la persona che la indossa a guisa di un mantello) che alla sua morte fu regalata al barbone Carmelo Procaccianti il quale, da allora, fu chiamato da tutti “Carmèlu Pruptùn”, con suo enorme disappunto. Questo barbone stazionava spesso in piazza Garibaldi accanto al portone della chiesa di Fundrò (S. Rocco) con un bastone, un sacco sulle spalle e dei recipienti di lamiera (lànne e lannètte = latte e lattine) accanto dove teneva anche delle pietre. Tra l’altro lui, per un certo periodo, si mise a vendere anche la cartapaglia gialla per involtare il pesce alla pescheria di Santa Rosolia, per 2 soldi al foglio>>. A questo punto, a Voi la scelta per quella che vi sembra più adeguata. Su questo tema su questo sito trovate anche le poesie Bön Natali, Gesù! di Aldo Libertino, Na rosa cìncu lìri di Lucia Todaro e Clochards di Tanino Platania.

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La Quindicina in Cattedrale

In Cattedrale

L'Agosto Armerino è un mese Mariano

e alla Madonna si tende la mano

Ci si alza molto presto alla mattina

per la recita della Quindicina

I devoti la dicono a memoria

e si rivive la toccante storia

Opera del grande vescovo Sturzo

frutto del suo Marianesimo aguzzo

In Cattedrale c'è un popolo unito

che aderisce a questo ammaliante rito

In questi giorni davanti l'altare

l'assembramento è come un alveare

Si prega e canta con riconoscenza

la Madre di tanta magnificienza

E da qui dove il Suo volto riluce

conforto e fiducia alla gente induce.

Francesco Manteo, 7 agosto 2016

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Chi vince e chi perde? 2

Monumento ai Caduti di Piazza Armerina

Parte 2^

(dalla Parte 1^) Gli altri 71 Caduti di Piazza Armerina-2^ Guerra Mondiale nell'elenco del libro del prof. Ignazio Nigrelli¹

Galati Salvatore, Genio Giuseppe, Gensabella Carmelo, Golino Alfonso, Golino Angelo, Golino Mario, Golino Salvatore, Grancagnolo Filippo, Grillo Alfredo, Guastella Salvatore, La Bella Rosario, La Malfa Gaetano, La Mattina Giuseppe, La Rosa Mario, Lauto Filippo (manca nella lapide del monumento ai caduti), Lavore Carmelo, Lazzara Filippo, Lentini Filippo, Libertino Salvatore, Liurno Alfonso, Lo Fermo Calogero, Lo Iacono Mario, Lombardo Alfonso, Lorito Filippo, Magliolo Salvatore, Mancuso Filippo, Mancuso Giuseppe, Mendola Calogero, Milazzo Vincenzo, Milotta Salvatore, Minolfi Giuseppe, Mirabella Filippo, Monasteri Salvatore, Monterosso Filippo, Muscia Mario, Nato Paolo, Navetta Giovanni, Nicotra Antonino, Nicotra Luigi, Nicotra Vincenzo, Paolillo Giuseppe, Paolillo Filippo, Parasole Emanuele, Parasole Santi², Parisi Carlo, Parlascino Mario, Pilotta Salvatore, Pocorobba Concetto, Prestifilippo Lucio, Principato Salvatore3, Pulici Filippo, Purrazza Angelo, Ristagno Concetto, Roccazzella Filippo, Roccazzella Giuseppe, Roccella Gustavo4, Rossello Calogero, Salemi Mario, Sarda Vincenzo, Scucchia Filippo, Sera Carmelo, Serpentino Salvatore, Spinelli Filippo, Stivala Giuseppe, Suffanti Michele (manca nella lapide del monumento ai caduti), Trebastoni Calogero5, Trombino Antonio, Ventura Sebastiano, Villari Vittorio, Zuccarello Filippo, Zuccarello Gaetano.

4 caduti di Piazza Armerina-2^ Guerra Mondiale non presenti nell'elenco del libro del prof. I. Nigrelli ma presenti sulla lapide del monumento

La Versa Giuseppe, Lionti Angelo, Stivala Alfonso e Terramagra Giuseppe.

2 caduti di Piazza Armerina-2^ Guerra Mondiale non presenti né nell'elenco del Nigrelli né sulla lapide del monumento

1) Marino Francesco Bersagliere Motociclista (P. Armerina 1920-Sfax Tunisia 1941) aggiunto il 13.6.2017 dietro segnalazione del nipote dott. Francesco Marino. 2) Calisto Calcagno Vice Brigadiere di P.S. (P. Armerina 19/12/1900-Ponte sul fiume Anapo Siracusa 10/7/1943) aggiunto il 5/11/2021 dietro segnalazione della figlia Graziella Calcagno. L'inserimento nell'elenco non è stato effettuato prima per una svista del prof. G. Masuzzo.

1 partigiano di Piazza Armerina sopravvissuto

La Marca Giuseppe Pietro Paolo, Ammiraglio Medaglia d'Oro al Valor Militare per la Resistenza contro i tedeschi (P. Armerina 1905-Roma 1989).

1 partigiano di Piazza Armerina caduto e compreso sia nell'elenco del prof. Nigrelli che in quello sulla lapide

Principato Salvatore, Maestro elementare, Antifascista attivo nel movimento "Giustizia e Libertà" con lo pseudonimo "Socrate" muore fucilato (P. Armerina 1892-Milano Piazzale Loreto 1944).

1 Partigiano reduce

Milazzo Salvatore, Bersagliere VI Reggimento Bersaglieri, Brigata Partigiana "Garibaldi", nome di battaglia "Enna" (P. Armerina 1922-P. Armerina 2007).

 

(continua nella 3^ Parte dove si parla dei Reduci superstisti e nella 4^ e ultima parte dove sono elencati i 12 caduti piazzesi della Repubblica Sociale Italiana, di cui uno nel presente elenco dei 71).

¹ Ignazio Nigrelli, Per non dimenticare, NovaGraf, Assoro 1999, p. 122.

² È lo stesso Parasole Santo Mario Finanziere della Guardia di Finanza Repubblicana morto l'11/12/1944 a Como per malattia, che troviamo anche nell'elenco "Livio Valentini"-Caduti RSI (Repubblica Sociale Italiana).

3 Principato Salvatore lo troviamo anche come unico "partigiano di Piazza Armerina caduto" (P. Armerina 1892-Milano 10/8/1944).

4 Roccella Gustavo, Tenente Medaglia d'Oro al Valor militare, morto ad Amba Alagi, Africa Orientale Italiana nel 1941, abitava a Piazza in via Mendozza 7.

5 Lo zio di Calogero, Trebastoni Carmelo reduce della 2^ Guerra Mondiale, fu tra i promotori delle tre lapidi in marmo, due grandi e una più piccola, con i nomi dei caduti nella 2^ Guerra Mondiale, affisse successivamente sul monumento ai caduti nella 1^ Guerra Mondiale sul Piano Duilio, dall'aprile 2014 Piazzale Gen. Litterio Villari.

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1818 Il cardinale Gaetano Maria Trigona

Il cardinale Gaetano Trigona Parisi (1767-1837)



La 3^ Personalità di grande importanza in ordine cronologico (dopo gli arcivescovi di SR Matteo Trigona Palermo e Filippo Maria Trigona Bellotti) tra i prelati appartenenti alla famiglia piazzese dei Trigona è mons. Gaetano Maria Giuseppe Benedetto Placido Vincenzo Trigona e Parisi dei baroni di Sant'Andrea. Nato il 2 giugno 1767 dal matrimonio tra Stefano Trigona e Costa (De Rodriguez) barone di Sant'Andrea giurato e senatore di Piazza nel 1758 e 1761 e una componente della famiglia Parisi, che annoverava in quel periodo un Officiale del Monte di Pietà, un Vicario ecclesiastico della Città e un notaio, Gaetano Maria divenne sacerdote nel 1791 iniziando a predicare in giro per l'Italia. Chierico della Collegiata del SS. Crocifisso di Piazza, passò poco tempo dopo al Duomo dove fu Prevosto e nel contempo ricoprì la carica di Consulente ovvero Consigliere comunale (il fratello Felice era Senatore comunale), nel 1816. Assunto alla sede episcopale di Siracusa, dal suo lontano parente mons. Filippo Maria Trigona Bellotti (1735-1824), come Vicario e Visitatore generale nella diocesi per sette anni, il 21 dic. 1818 fu nominato, da papa Pio VII (1800-1829), I Vescovo della nuova (12 sett. 1816) Diocesi di Caltagirone e, per pochi mesi, Delegato (o Vicario apostolico) della nuova (3 lug. 1817) Diocesi di Piazza, sino all'arrivo nel 1819 del I Vescovo di Piazza, mons. Girolamo Aprile Benso (1760-1836). Nel concistoro del 15 marzo 1833 fu promosso alla sede metropolitana di Palermo come Arcivescovo e dopo circa un anno, nel Concistoro del 23 giu. 1834, fu elevato da papa Gregorio XVI (1831-1846) al rango di Cardinale dell'Ordine dei Preti, ricevendo il cappello cardinalizio dalle stesse mani di re Ferdinando II nella Cappella palatina il 10 lug. 1834. Per quanto riguarda l'ultimo periodo della sua vita, riporto la traduzione della lapide (nella foto in basso) esistente nella VI cappella della Cattedrale di Palermo <<Alla memoria imperitura dell'eminentissimo Cardinale Gaetano Trigona e Parisi Arcivescovo di Palermo che, compiuto il 5° anno dell'Arcivescovado in modo santo, a nessuno dei socerdoti cristiani secondo per benefici saggezza cultura giustizia il 7 luglio 1837 nel 72 anno d'età colto da una peste proveniente dall'India, piangendo tutti i buoni cittadini e il clero alla salvezza e al bene dei quali subordinò la propria vita mentre imperversava la malattia impedendo il contagio dalla crudele pestilenza trasferì le ossa non qui, ma da lì al sepolcro presso Baida.>> Questa lapide ci svela alcune cose e qualche errore: a) la causa della sua morte fu la tremenda epidemia non di peste ma di lue, intesa come calamità che dilaga o morbo contagioso, in questo caso colera, chiamato comunemente "mal contagioso", che vi fu a Palermo e in Sicilia proveniente dalla lontana India, da giugno a novembre del 1837 e che causò solo nella Capitale ben 24.000 morti; b) gli anni di arcivescovado non furono 5 ma 4; c) gli anni di età non furono 72 ma 70; d) la data nella lapide si riferisce alla traslazione della salma in altro luogo due giorni dopo la morte avvenuta a Palermo il 5 luglio 1837; e) il luogo dove fu sepolto il Cardinale è il Convento dei Francescani dell'antica borgata di Baida a 9 km ca. a ovest di Palermo.

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Torneo Open Tennis

Il Tennis Club Piazza Armerina organizza dal 7 al 25 agosto 2016 un Torneo Open maschile di tennis. Il torneo, approvato dalla Federazione Italiana Tennis, si svolgerà presso i campi in duro di contrada Bellia e vedrà la partecipazione di giocatori di buon livello di tutte le categorie. Il Presidente, Salvatore Lo Bartolo, tiene a precisare che con grandi sacrifici organizzativi ed economici è previsto un montepremi di € 500,00 e, pertanto, invita tutti gli appassionati ad assistere allo spettacolo sportivo che si preannuncia entusiasmante. 

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Fontana Aidone/n. 48

Nella foto di oggi c'è la Fontana/Abbeveratoio di Aidone n. 48 che si trova al Km 7,2, sul lato sinistro della SS288 che collega Aidone a Raddusa. Quindi si trova a metà dei 14 Km che separano i due centri abitati al confine tra le provincie di Enna e Catania. La vasca in pietra arenaria è molto semplice e presenta una successiva aggiunta in cemento che si riempie con l'acqua che sgorga lenta ma continua. Anche se senza tanti fronzoli, doveva essere di vitale importanza per chi percorreva, specie al ritorno verso Aidone, quel tratto di strada in salita con i quadrupedi a pieno carico di legna e/o di raccolto stagionale, dopo una lunga giornata di lavoro agricolo. Se si va avanti per altri 3 Km si arriva al bivio con la SP67 che, dopo ca. 7 Km verso Nord-Ovest, ci porta al famoso e suggestivo Castello dei Gresti altrimenti chiamato Castello di Pietratagliata.

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Chi vince e chi perde? 1

Parte 1^

Come ormai i visitatori di questo sito avranno capito, a me non piace parlare di politica nè in senso generale nè in senso specifico. Questo non perché non abbia qualche idea in merito da esprimere, anzi, ma perché non voglio distogliere l’attenzione di chi legge i miei post su fatti accaduti in un determinato periodo storico, senza aggiungere o togliere, senza criticare o esaltare quella determinata figura di cui parlo, quasi sempre piazzese. Come in una fotografia, desidero che siano i fatti a parlare e non quello che posso pensare io o altri contemporanei, una cosa è vivere in quella determinata epoca, un’altra è interpretare fatti a posteriori col senno di poi. Infatti, secondo me, chi ha la pretesa di raccontare fatti storici, più o meno globali, dovrebbe astenersi di dire la propria opinione, lasciando liberi i lettori di farsi un’idea propria, possibilmente consultando più fonti. Questa introduzione la ritengo obbligatoria per l’argomento che non mi sono sentito di trascurare, una volta che un amico mi ha segnalato di scorrere un elenco presente da anni su internet. Inoltre, la trattazione del tema, Caduti piazzesi della Repubblica Sociale Italiana, mi ha dato lo spunto per elencare tutti i piazzesi Caduti in guerra durante il 2° Conflitto Mondiale oltre ai tre, e non due, piazzesi Partigiani.
Oggi iniziamo con l’elenco in ordine alfabetico dei 133 piazzesi caduti in guerra durante la 2^ Guerra Mondiale tratto dal volume a cura del prof. Ignazio Nigrelli, Per non dimenticare, NovaGraf, Assoro 1999, pp. 121-122. Seguirà quello dei Partigiani piazzesi tratto dal sito internet www.ampi.it dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, dove, però, non ho trovato il terzo partigiano piazzese, Milazzo Salvatore col nome di battaglia “Enna” classe 1922.

 

I primi 62 Caduti di Piazza Armerina-2^ Guerra Mondiale nell'elenco del prof. Ignazio Nigrelli

Arena Giuseppe, Arena Vincenzo, Attardi Salvatore (risulta Giuseppe, nella lapide del monumento ai caduti)¹, Balzo Salvatore, Barresi Corrado, Barresi Giuseppe, Barresi Salvatore, Beffumo Salvatore, Bencivenga Domenico, Bevilacqua Modestino, Biondino Mario, Bonanno Vincenzo, Bonura Benedetto, Bruno Alfonso, Buetto Filippo, Bruno Gaetano, Cadetto Michele², Capizzi Giuseppe, Capuano Rosario, Caputo Ugo, Cardaci Benedetto, Cascino Francesco, Castagna Francesco, Catalano Giuseppe, Chiaramonte Michele, Ciantia Angelo (risulta Giuseppe, nella lapide del monumento ai caduti), Ciantia Filippo, Ciantia Gaetano, Citati Mario, Coppola Fortunato, Cordaro Salvatore, Crea Salvatore, Curcuraci Angelo, Diana Giacomo, Di Maggio Antonio, Di Maggio Filippo, Di Maida Filippo (risulta De Maida, nella lapide del monumento ai caduti), Di Natale Alfredo, Di Pasquale Alfonso, Di Prima Ignazio, Di Prossimo Luigi, Di Sano Calogero, Di Sano Giuseppe, Di Sano Giuseppe (ripetuto anche nella lapide nel monumento ai caduti), Di Seri Concetto, Di Stefano Carmelo, Dragotta Calogero, Familiari Gaetano, Farina Salvatore, Fasciano Salvatore, Fauzia Angelo, Fauzia Salvatore (manca nella lapide del monumento ai caduti), Ferrante Concetto, Ficarra Salvatore, Focoso Mario, Forbia Mario, Forgia Luigi, Forgia Mario, Formaggio Lorenzo, Franchino Santo, Golino Angelo, Gangitano Salvatore.

1 aggiunto successivamente

Cagno Giovanni di Calogero (P. Armerina 1894-Brescia 2/1/1946), aggiunto l'11/8/2016 dietro segnalazione del figlio Italo, manca nella lapide del monumento ai caduti.

 

¹ Sul monumento ai caduti nell'ex Piano Duilio, dall'aprile 2014 Piazzale Gen.le Litterio Villari, oltre ai nomi dei piazzesi caduti nella Prima Guerra Mondiale scolpiti alla base del monumento, sono state aggiunte 2 lapidi in marmo grandi e 1 più piccola con i nomi dei piazzesi caduti nella Seconda Guerra Mondiale. 

² Il nipote Suffanti Carmelo ci ricorda che suo zio Michele era marinaio di prima classe nato a P. Armerina in via Rizzo 26 il 25/8/1925 e morto il 24/3/1943 per l'affondamento del cacciatorpediniere "Ascari" nel Mediterraneo Centrale su cui era imbarcato.

(continua)

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Soluzione aguzzate la vista n. 25

La foto del "buco della serratura" riguardante l'enigma dell'Aguzzate la vista n. 25 è stata scattata nel portone accanto (indicato dalla freccia bianca) a quello di entrata all'Ostello del Borgo, ex entrata principale del Monastero delle Benedettine di S. Giovanni Evangelista. Infatti, tutta la piazza è chiamata Largo S. Giovanni perché a destra nella foto ci sono i due ingressi alla preziosissima chiesa di S. Giovanni Evangelista. Per tanto tempo dietro al portone indicato dalla freccia c'è stata la sede dell'Associazione Grandi Invalidi. Concludo questa Soluzione n. 25 ricordandovi soltanto che entrando dal portone principale dell'Ostello, a destra si può ancora osservare il vano dove c'era una delle due Ruote degli Esposti (Trovatelli) esistenti a Piazza.

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Aguzzate la vista n. 25

Qualche giorno fa ho pubblicato su Facebook questa foto con la didascalia <<Quando c'è l'arte anche nel buco... della serratura!>> e sorprendentemente ho registrato oltre 50 mi piace. Allora ho pensato bene di sollecitare la Vostra perspicacia chiedendoVi se avete qualche idea su dove è stata scattata la foto. Vi assicuro che la porta o portone che si apre agendo su questa serratura si trova a Piazza, in un luogo conosciuto e frequentato.

 

(soluzione)

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