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Gaetano Masuzzo

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Cinema "Agli Angeli" 1

L'entrata del cinema era la terza porta a dx

Vi ricordate che a Piazza esisteva anche il piccolo cinema parrocchiale della Chiesa degli Angeli? Ci sarò andato un paio di volte negli anni '60. Era piccolissimo, ma a noi bastava. Sì, era il nostro multisala anzi, multisaletta! Sembrava di essere dentro le scene cimematografiche, tanto eravamo vicini, e ricordo che quella volta proiettavano "Zorro" che con la spada ci lasciava veramente il segno. Ci sono andato circa dieci anni fa a vedere giocare a pallavolo, due contro due, alcuni miei ex alunni del quartiere: era decisamente piccolo!

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Ospedale di Piazza/2^ Sede - 2° Nome

Nel 1420 la nobile Giacoma Villardita (alias Velardita) trasferisce la Domus Hospitalis dalla Strada dell'Ospedale, oggi via Roma, nella parte Nord della propria abitazione, prospiciente la Strata Mastra di allora, nel quartiere Monte (poi chiesa della SS. Trinità e oggi sede della Pinacoteca Comunale nella foto). Il trasferimento è dovuto all'inefficienza che crea non pochi problemi sanitari. L'ospedale nella nuova sede prende il nome di Ospedale di S. Calogero e di S. Maria degli Angeli, per la presenza nell'ex chiesetta di S. Lucia presso il vecchio Castello, nel 1238 chiamata di S. Calogero dai Carmelitani e nel 1392 chiamata di S. Maria degli Angeli dai Francescani, per la Confraternita di questi ultimi. Il personale è composto sempre dai frati medici e infermieri dell'Ordine di S. Giacomo d'Altopascio che già operavano accanto la chiesa di S. Barbara. Ben presto l'ospedale nella nuova sede diveta primario nell'isola. Giacoma appartiene a un'antica e nobile famiglia di militi e feudatari lombardi arrivati a Piazza intorno al 1296.
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Foto da decifrare

 
 
 

Alcuni mesi fa avevo scattato queste foto sul cantone di via Monte angolo via Barbera, quasi di fronte la chiesa degli Angeli. Ve le propongo molto ingrandite per farvi notare la due date o, semplicemente, dei numeri, scolpiti sui blocchi di pietra lavorata del secondo rigo in alto a dx (dal suolo in realtà è il quinto). Nella foto in alto si può vedere la prima scritta a sx, dove vi si leggono appena le cifre "I82", e sembra la brutta copia di quella di dx, dove si leggono "I82I" (ingrandita nella foto in basso). Ma potrebbero essere "82" di un numero civico, o di altro significato, racchiusi in una specie cornice. Che ne dite? Che potrebbero significare?

Gaetano Masuzzo/cronarmerin.it

Famiglia Caldarera

Di rosso alla caldaia manicata sormontata da tre stelle ordinate in fascia, in tutto in oro.
I Caldarera o Caldarari era gente lombarda, precisamente di Milano, giunta in Sicilia al tempo di re Pietro III d'Aragona I di Sicilia. Altri dicono che vennero in Sicilia con gli Aleramici, al tempo della conquista normanna. Questa seconda tesi è la più probabile perché nel gennaio del 1283, tra i nominativi dei militi-nobili di Platie, troviamo Mannono Caldarario e G. Caldarario. In seguito il cognome mutò in Caldarera (Caudarèr nella parlata gallo-italica ovvero Calderaio=artigiano che fabbrica recipienti in rame). In alcune scritture pubbliche troviamo le seguenti varianti: nel 1328 Calderera, nel 1396 Calderari, nel 1409 Caudararo, nel 1416 Caldararo, 1423 Caudarera, 1526 Calderari, nel 1589 Caldarari, nel 1600 Caldarera. Proprio in quel periodo (1282-1285) si registra Bernardo Caldarera gentiluomo a servizio di re Pietro d'Aragona I di Sicilia, e il figlio di questi, Bernardino Caldarera, guida i Piazzesi contro Roberto d'Angiò costringendolo alla ritirata. Bernardino diventa barone di Rabugino, Camemi e Favarotta, mentre Guglielmo, barone di Bifara e Favarotta, nel 1320 fonda il monastero di Santa Chiara. Florentia baronessa di Braemi e Rabottano, sposa di Giovanni Caldarera senior regio milite e giudice, nel 1361 fonda il monastero Benedettino di S. Giovanni Evangelista. Nel 1380 ca. Giovanni junior bar. di Camemi muore senza eredi e lascia i suoi beni per la fondazione della Commenda degli Ospedalieri di S. Giovanni Battista. 1576 Andrea è tra i giurati che bloccano il quartiere Canali per impedire il diffondersi della peste diffusasi da Messina, ma il morbo causerà ugualmente 2000 morti. 1655 Maristella è suora nel monastero agostiniano di Sant'Anna. 1666 Ottavio è sacerdote e Martino I è barone di Camemi. 1676/1697 Candida Aurora Caldarera è monaca che muore in odor di santità nel monastero di S. Giovanni Evangelista. 1777 Francesco junior barone di Camemi è tra i primi 5 senatori della Città che ha appena ricevuto il privilegio di Senato, Felice è superiore dei Padri Cassinesi. 1818 Martino II e Francesco baroni di Camemi sono iscritti alla Carboneria e la sede della "vendita" è la loro abitazione. Esiste soltanto uno stemma di questa famiglia in buone condizioni, nella facciata di un loro probabile palazzo. Si trova in via Vittorio Emanuele I, proprio sopra l'imboccatura di via Monte Prestami, ed è ripartito in due. A sx raffigura quello classico dei Trigona e a dx il calderone (pentolone) simbolo dei calderai (artigiani che fabbricavano pentole di rame e altri metalli) con due fiori sopra, il tutto sormontato da un'aquila bicipite coronata, con l'anno 17 a sx e 36 o 39 a dx sulle ali in alto, che identifica l'unione delle due importanti casate. Probabilmente, alla luce di documenti consultati di recente (2018), l'unione si riferisce a Francesco Caldarera barone di Camemi che sposa la concittadina Aurora Trigona di Demani nel 1670.
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