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Lo stemma del Crocifisso/4 e ultimo

Lo stemma sul portale della chiesa del SS. Crocifisso con la scritta in risalto
Nel post precedente eravamo arrivati al Libro dei Numeri, dove avremmo trovato il significato della "Croce avvolta da un serpente" rappresentata nello stemma della chiesa del SS. Crocifisso. Questo libro scritto in ebraico, poi tradotto in latino, è chiamato dei Numeri perché si apre con un censimento, ovvero l'elenco delle famiglie appartenenti alle 12 tribù che formeranno il futuro Israele e rappresenta il IV libro della Bibbia cristiana e della Torah ebraica. Nei 36 capitoli di cui è composto, descrive la storia degli Ebrei (viaggi, problemi, norme, battaglie con altre popolazioni, conflitti interni) durante la loro sosta nel deserto del Sinai intorno al 1200 a.C. Nel capitolo 21 (quello, appunto, ricordato in numeri romani "XXI" nello stemma nella foto) si legge: "Durante la lunga marcia in pieno deserto, i nomadi cominciarono a lamentarsi per il viaggio e per le fatiche. Niente acqua né pane: scarsità di cibo al punto che anche la manna, dono del cielo, li disgustava. L'Onnipotente allora reagì per castigare quegli incorreggibili contestatori. Mandò dei serpenti infuocati il cui morso decimò i ribelli. Come sempre si dovette ricorrere all'indulgente bontà di Mosè. Il grande intercessore chiese grazia e ricevette l'ordine che pose fine all'ecatombe. Il Signore gli disse: Fatti un serpente di bronzo e mettilo sopra un'asta qui percussus aspexerit eum, vivet (chiunque, dopo essere stato morso, lo guarderà, resterà in vita). Il flagello fu scongiurato, non per magia, ma per grazia divina che, con un semplice sguardo di fede sul rettile di metallo, rendeva immuni dal veleno mortale del terribile serpente". Quest'immagine, ricca di simbolismo, è dovuta al fatto che i popoli dell'antichità pensavano che il serpente strisciando per terra, raccogliesse ed inglobasse tutte le impurità, per poi restituirle con il suo veleno. Dal momento, poi, che cambia pelle ogni anno in primavera e che è solito puntare uno sguardo fisso e avvincente sulla vittima, era considerato anche segno di immortalità. L'unico modo di impedire l'opera letale del serpente consisteva nell'innalzarlo, per allontanarlo dal contatto con il male presente sul suolo. Paradossalmente, proprio guardando un serpente di bronzo, gli israeliti, che rischiavano di morire a causa dei serpenti, venivano salvati. Da simbolo di morte, il serpente diventava simbolo di salvezza e di vita. In egual misura la croce, esibita per incutere paura perché strumento di morte lenta e dolorosa diventa, con l'atto d'amore di Cristo che sulla croce muore, rappresentazione di salvezza di vita. Il simbolismo cristiano, quindi, appare chiaramente: il serpente di Mosè è prefigurazione del Cristo Crocifisso e mentre gli Ebrei non riebbero che la salute fisica, il sacrificio di Cristo ridà salute dell'anima proiettandola verso la vita eterna. Per essere salvati occorre, dunque, guardare a Cristo sulla croce perché qui percussus aspexerit eum, vivet (chiunque la guarderà, resterà in vita). Messaggio più preciso di quello racchiuso in questo stemma, sarebbe stato difficile trovare per questa chiesa dedicata al Crocifisso. 
Ma in 250anni quante generazioni di Piazzesi, più o meno istruite, hanno avuto la fortuna di ricevere quest'informazione, varcando il portale dell'Insigne Collegiata o soltanto ammirandone la facciata il Venerdì Santo quànn nèsc u S'g?

Per approfondire e raccogliere altre interessanti notizie sulla chiesa del SS. Crocifisso è consigliata la lettura del libro di Mario Zuccarello, Chiesa Collegiata SS. Crocifisso Piazza Armerina, Ed. Terre Sommerse, Roma 2011, da me consultato per trarre la maggior parte delle notizie riportate sui 4 post. 

Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it

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