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Famiglia Caldarera

Di rosso alla caldaia manicata sormontata da tre stelle ordinate in fascia, in tutto in oro.
I Caldarera o Caldarari era gente lombarda, precisamente di Milano, giunta in Sicilia al tempo di re Pietro III d'Aragona I di Sicilia. Altri dicono che vennero in Sicilia con gli Aleramici, al tempo della conquista normanna. Questa seconda tesi è la più probabile perché nel gennaio del 1283, tra i nominativi dei militi-nobili di Platie, troviamo Mannono Caldarario e G. Caldarario. In seguito il cognome mutò in Caldarera (Caudarèr nella parlata gallo-italica ovvero Calderaio=artigiano che fabbrica recipienti in rame). In alcune scritture pubbliche troviamo le seguenti varianti: nel 1328 Calderera, nel 1396 Calderari, nel 1409 Caudararo, nel 1416 Caldararo, 1423 Caudarera, 1526 Calderari, nel 1589 Caldarari, nel 1600 Caldarera. Proprio in quel periodo (1282-1285) si registra Bernardo Caldarera gentiluomo a servizio di re Pietro d'Aragona I di Sicilia, e il figlio di questi, Bernardino Caldarera, guida i Piazzesi contro Roberto d'Angiò costringendolo alla ritirata. Bernardino diventa barone di Rabugino, Camemi e Favarotta, mentre Guglielmo, barone di Bifara e Favarotta, nel 1320 fonda il monastero di Santa Chiara. Florentia baronessa di Braemi e Rabottano, sposa di Giovanni Caldarera senior regio milite e giudice, nel 1361 fonda il monastero Benedettino di S. Giovanni Evangelista. Nel 1380 ca. Giovanni junior bar. di Camemi muore senza eredi e lascia i suoi beni per la fondazione della Commenda degli Ospedalieri di S. Giovanni Battista. 1576 Andrea è tra i giurati che bloccano il quartiere Canali per impedire il diffondersi della peste diffusasi da Messina, ma il morbo causerà ugualmente 2000 morti. 1655 Maristella è suora nel monastero agostiniano di Sant'Anna. 1666 Ottavio è sacerdote e Martino I è barone di Camemi. 1676/1697 Candida Aurora Caldarera è monaca che muore in odor di santità nel monastero di S. Giovanni Evangelista. 1777 Francesco junior barone di Camemi è tra i primi 5 senatori della Città che ha appena ricevuto il privilegio di Senato, Felice è superiore dei Padri Cassinesi. 1818 Martino II e Francesco baroni di Camemi sono iscritti alla Carboneria e la sede della "vendita" è la loro abitazione. Esiste soltanto uno stemma di questa famiglia in buone condizioni, nella facciata di un loro probabile palazzo. Si trova in via Vittorio Emanuele I, proprio sopra l'imboccatura di via Monte Prestami, ed è ripartito in due. A sx raffigura quello classico dei Trigona e a dx il calderone (pentolone) simbolo dei calderai (artigiani che fabbricavano pentole di rame e altri metalli) con due fiori sopra, il tutto sormontato da un'aquila bicipite coronata, con l'anno 17 a sx e 36 o 39 a dx sulle ali in alto, che identifica l'unione delle due importanti casate. Probabilmente, alla luce di documenti consultati di recente (2018), l'unione si riferisce a Francesco Caldarera barone di Camemi che sposa la concittadina Aurora Trigona di Demani nel 1670.
cronarmerina.it 

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