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Cronarmerina - Febbraio 2017

Carnevale nella nostra Città

E' bastato coinvolgere nuovamente le scuole, con alunni, insegnanti e famiglie, ed è stato subito CARNEVALE. Di seguito trovate tutti i link per leggere tutti i post relativi al Carnevale a Piazza presenti su questo sito.

Carnevale a Piazza;

Carnevale di Tanino;

1877 Carnevale del poeta Roccella;

Carnevale con l'HULA HOOP;

Il fantastico negozio;

Carnevale di una volta;

A proposito di Carnevale;

Carnevale 1877 - Traduzione "du sdìrri";

Carnevale di Francesco.

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Carnevale di Francesco

Carnevale all'Istituto Tecnico Industriale anni 50¹

U carr'vèr

'N témp u carr'vèr,
era ddöngh a r'vèr,
ma na vòta trasù
nan f'nèva mai ciù.

Ggh'era sèmp 'n v'sgìngh
ch' t'nèva f'stìngh;
e cr'stiài d'ogn età
v'stùi d' mascarà

s f'rriàv'nu ogn vìa
s'm'nànn l'grìa.
Agnadöngh era attènt
au so trav'stmènt.

Accuscì u sbandà
s mustràva surdà;
ggh'era u r'munnaör
trav'stù d d'ttör;

v'dèvi u carr'ttèr
ntê pànni d f'rrovièr.
Pöi na ciàzza ad a sèra
era com ad a féra:

tutti dda a ved ballè
e a meggh dàma pr'miè,
cu i curiànduli a sciùm
carr'vèr annè n'fum.

Öra, giùst'avàntaièr,
v'gìlia d carr'vèr,
u nòstr buttièr
non truvà a mugghièr.

Dop giörni ch' p'nèa
ha ngiödùt a butèa,
e o post d ngiöd u bécch,
ha ragghiàt com 'n scècch.

Pöi chi ha vulùt fér!?
Ha cangiàt m'stér:
n' l'urchèstra s sètta
e sòna a so curnètta...

Francesco Manteo, 1979

Traduzione (a cura dell'autore)

Il Carnevale

Un tempo, per il carnevale,
c'era un'attesa speciale,
e una volta arrivato,
durava all'infinito.

C'era sempre un vicino,
che teneva festino
e giovani e invecchiati
andavan mascherati

in paese di via in via,
seminando allegria.
Ognuno stava attento
al suo travestimento.

Cosicché lo sbandato
si mostrava soldato;
c'era pure il potatore
vestito da dottore;

trovavi il carrettiere
nei panni di ferroviere.
Poi in piazza alla sera
sembrava essere in fiera:

tutti là a veder ballare
e poi una dama premiare,
coi coriandoli a non smettere
carnevale andava in cenere.

Ora, in un giorno feriale,
nel pieno del carnevale,
un venditore di porte,
ha perduto la consorte.

Dopo giorni di supplizio,
ha chiuso l'esercizio
e senza chiudere il becco,
ha ragliato come un ciuco.

Poi che ha voluto fare!?
Ha cambiato mestiere:
nell'orchestra si diletta
a suonar la sua cornetta...

¹ La foto è stata tratta dal profilo Facebook di Pino Farina.

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Non Meridiana ma Sciotère

Meridiana che segna il mezzogiorno sul Palazzo dei Duchi di Borgogna a Digione (F)

Orologio solare o Sciotère sulla facciata della chiesa di Fundrò a P. Armerina che segna le ore 10:00 ca.

Orologio solare o Sciotère sulla facciata della chiesa di Fundrò a P. Armerina che segna le ore 12:00 ca.

Per la serie c'è sempre da imparare. Come ci ha precisato un visitatore in un commento a fondo pagina del 16 febbraio scorso su Le Meridiane di Piazza e ripetuto su La lettura della Meridiana di Fundrò, quel pannello in pietra arenaria solcato da linee e numeri, posto sulla facciata della chiesa di San Rocco o Fundrò di Piazza Armerina, non è una "Meridiana" bensì un "Orologio Solare" chiamato anche "Sciotère". La "meridiana" indica solo il "meridio" ovvero il passaggio del sole a mezzogiorno (ore 12:00), cioè quando un segno inciso nel pavimento a su una parete di un edificio è attraversato da un'ombra soltanto nell'istante del mezzogiorno/ore 12:00 (foto in alto). L'"Orologio Solare" o "Sciotere" (foto in basso) invece indica le diverse ore durante il giorno, come quello di Fundrò. L'"Orologio Solare" inoltre ebbe anche una versione "portatile". Durante il Rinascimento sulla quarta parte di cerchio (quadrans) veniva tracciato un orologio solare da portare dietro chiamato "Quadrante". In tempi moderni tutti i termini sopra riportati, sono stati erroneamente generalizzati in "meridiana". L'"Orologio Solare" è uno degli strumenti più antichi per fornire l'ora. <<Tale strumento era già in uso presso i Babilonesi, importato dai Romani ed ampiamente diffuso in Europa fino al XVII secolo>> (articolidiastronomia.com). <<Quando ancora i romani non sapevano leggere il sole, i siciliani già possedevano la tecnologia della meridiana. Si narra infatti che l'orologio solare o sciotere o meridiana, per l'appunto, fosse stato introdotto a Roma dal console Valerio Messalla dopo la conquista di Catania. Città all'interno della quale trovò un oggetto strano, ma pragmaticamente utile. Era il lontano 263 a.C. E a quel tempo si chiamava Elitropio. Ovviamente non siamo stati noi ad inventarla. La meridiana era già nota ad egizi, greci ed alcune testimonianze ci catapultano addirittura al Neolitico. In ogni caso resta il fatto che i romani non le conoscessero, mentre in Sicilia se ne realizzavano di bellissime già a partire dal IV secolo>> (siciliafan.it). Colgo l'occasione per tornare a spiegare la lettura dell'ora sull'orologio solare di Fundrò con l'ausilio di una foto scattata sabato scorso 25 febbraio 2017 alle ore 10:11. Per la chiara lettura dell'ora si deve considerare, come ci ricorda il visitatore nel commento ricordato sopra, che sino al 1700 in Sicilia si utilizzava il computo dell'ORA ITALIANA che prevedeva il conteggio a partire dal tramonto del giorno prima (in questo caso venerdì 24 febbraio) che era 6 ore prima del COMPUTO PARIGINO (anche detto ore di Francia galliche, oltramontane, moderne e in Sicilia anche ore di Spagna) oggi in vigore. L'esempio che segue è chiarissimo. La foto in mezzo si riferisce a sabato scorso (25 febbraio) ed è stata scattata in piazza Garibaldi alle ore 10:11. Come potete constatare l'ombra del gnomone (chiodo di ferro inserito nella pietra) sull'orologio solare è ferma quasi perfettamente sulla retta che indica il 16. Questo perché il tramonto del giorno prima (venerdì 24) è avvenuto alle ore 18 circa (17:53 per la precisione). Se si aggiungono le 16 ore indicate sull'orologio solare alle ore 18:00 del tramonto precedente, si arriva perfettamente alle ore 10:00 del nostro orologio moderno da polso. Ovviamente le piccole variazioni dipendono dal fatto che, mentre l'ora dell'orologio moderno è un TEMPO MEDIO, l'ora nell'orologio solare è quella LOCALE VERA che dipende dall'effettiva longitudine, che è diversa da quella di riferimento europeo di GREENWICH. Questa differenza può provocare anche variazioni rispetto al TEMPO MEDIO, di un anticipo o un ritardo che può arrivare anche a 16 minuti prima o dopo l'ora vera del posto. Inoltre, nel nostro conteggio occorrerà tenere presente un'altra importante differenza di un'ora durante l'adozione dell'ORA LEGALE estiva.   
 

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Le vie di Piazza/I - L

Dal 20 ottobre 2016 ho iniziato ad elencare tutte le strade di Piazza Armerina, con scritto accanto da dove iniziano sin dove arrivano, per meglio localizzarle. Lo scopo principale è quello di far conoscere ai Piazzesi e non il nome sia delle strade conosciute, sia delle tante sconosciute ai più e con nomi particolari. Ogni post elencherà le vie in ordine alfabetico e, per quanto è possibile, è stato messo a chi è stata intitolata. Si accettano segnalazioni di eventuali vie sfuggite nella compilazione.

I

Via IACI, (famiglia) da piano Demani a Scalazza S. Veneranda
Via IMPELLIZZERI, (famiglia) da via Carbone a via Falcone
C.le INCALCATERRA, (famiglia) nella via Cascino
Via INTERNA, da via Muzzicato a via Silvia
Via INTORCETTA PROSPERO, (missionario gesuita) da p.zza B. Giuliano a via G. Lo Giudice
C.le ITRIA, (abbreviazione culto Madonna greco-orientale) nella via Itria
Largo ITRIA (abbreviazione culto Madonna greco-orientale) da via Itria a via A. Golino
Via Itria (abbreviazione culto Madonna greco-orientale) da largo Capodarso a p.zza Reg. Siciliana

L

Via LA BELLA, (famiglia) da via Sant'Antonio a via S. Chiara
Vico LA JACONA, (famiglia) nella via S. Stefano
C.le LA MALFA DOMIZIO, da vico Muzzicato a via Interna
Via LA MALFA Dr.SALVATORE, (sindaco) da p.zza G.le Cascino a via Mazzini
Via LA MALFA UGO, (politico figlio di piazzesi) da via Manzoni a c.da Doniamare
Via LA MATTINA, da via G. Verga a via G. Verga
C.le LA PAGLIA, nella via Itria
Via LA PERGOLA, (Giovanni, cons. com.) da v.le della Libertà a c.da Cicciona
C.le LA PORTA, (famglia) nella via Itria
Via LA PRAIA, da via Aguglia a c.le Sottile
C.le LARGANÁ, (Filippo, caduto 1^ G.M.) nella via Ferro
C.le LA ROCCA, da via Pergola a via Diana
Discesa LA ROSA, (Luciano, caduto 1^ G.M.) da via Roma a via Bologna
Via LAUBIA, da via Bologna a via Giunta
C.le LAURICELLA, (Vincenzo, cons. com.) nella via Umberto I
Via LA VACCARA BENEDETTO, (sindaco) da viale Gen.le Ciancio a via Gen.le Muscarà
Via LA VACCARA MONS. GIUSEPPE, (prevosto Cattedrale) da piazza Boris Giuliano a via T. Tasso
Vico LAVORI, da via Cappella S. Giuseppe a via Scalazza Salvatore
C.le LAZZARA, nel vico Lazzara
Vico LAZZARA, da via Itria a via G. Matteotti
Vico LENTINI, (Arturo, regio commissario) da via Cucuccio a via Attilio Crea
Vico LEONE, (Ignzio, caduto 1^ G.M.) da via Castellina a via S. Veneranda
Via LEOPARDI GIACOMO, (poeta) da via Mons. La Vaccara Giuseppe a piazza Caduti sul Lavoro
V.le DELLA LIBERTÀ, da piazza A. De Gasperi a via Machiavelli
Via LIBERTINO, (famiglia) da salita Grisaffi a salita Ribilotta
Via LIBERTINO GAETANO, (avvocato) in via V. Alfieri
Vico LICATA, da salita Nasca a vico Scalo
Via LI GAMBI MARCO, (francescano) da Via Monza a c.da Domartino
C.le LIONTI, (Angelo, caduto 2^ G.M.) nella via Calogero Cascino
Vico LIURNO, (famiglia) da Vico La Rocca a via Aquiladoro
S.ta LIURNO ALFONSO, da via Mons. Sturzo a via Carmine
C.le LO BELLO, (famiglia) nel vico Lazzara
Via LO FERMO, (famiglia) da via Di Benedetto a via Vignazza
via LO GIUDICE GIACINTO, (junior, commissario regionale 1960) da piazza Gen.le Cascino a c.da S. Giorgio
C.le LO PRESTI, (Luigi, cons. com.) nella via Madonna Rocca
Via LO RÈ, (Vincenzo, notaio) da via Pisa a salita S. Domenico
C.le LORITO, (famiglia) nella via Calogero Dragotta
Vico LORITO, (Filippo, caduto 2^ G.M.) nella via Calogero Dragotta
Via PAPA LUCIANI, da via papa Roncalli a c.da Aldovino

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La maestra del doposcuola

Chi non ha avuto una maestra che è rimasta indimenticabile? Questa poesia di Francesco Manteo è dedicata a tutte le maestre elementari e, personalmente, a una in particolare in procinto di andare in pensione tra qualche mese, mia moglie Maria.

La maestra del doposcuola

Di tanto in tanto la mia mente vola
dalla mia maestra del doposcuola;
quando era delegata a preparare
gli alunni della quinta elementare.
Quand'io studiavo frettolosamente,
perché il gioco aveva preso la mente.

A quei tempi, sotto qualunque tetto,
si conversava soltanto in dialetto.
L'italiano era per noi, lingua nuova
e comporre, metteva a dura prova.
Anche l'acquisto d'un vocabolario,
non era ritenuto necessario,
così si permetteva a tutti quanti
di rimanere sempre più ignoranti.

Ma lei ci trasmetteva la coscienza
di dare allo studio la precedenza.
Era un'insegnante così aggraziata,
che la guardavamo come una fata.
Con tutte le sue maniere eleganti,
ci faceva sentire più importanti.

Davanti a lei, i ragazzi più ribelli,
si trasformavano in docili agnelli.
La sera, la sua visione schiarita
faceva conciliare la dormita.
L'ho rivista adesso: è un'altra stagione,
ma ho rivissuto la stessa emozione.

Francesco MANTEO

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Edicola n. 48

L'Edicola Votiva n. 48 nella foto è la 1^ a destra che troviamo quando si sale la strada che porta all'Eremo di Piazza Vecchia. La recente costruzione molto curata è del del 2015 e racchiude la riproduzione su mattonelle in ceramica del dipinto della Madonna di Piazza Vecchia. In alto c'è la scritta "AVE MARIA" mentre alla base c'è una targa in pietra dove è stata scolpita la scritta dipinta in rosso <<DONO A MARIA SS. DI - PIAZZA VECCHIA - GIOVANNI GRILLO - ANNO 2015>>. 

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Fontana c.da Fontanelle/n. 52

La Fontana n. 52 si trova in contrada Fontanelle e mi è stata segnalata qualche mese fa da un amico. Come si vede dalla foto è molto semplice, rustica e campagnola. La poca acqua che esce da un pezzo di tubo in ferro è proprio un "filo". Poi cade in una piccola vasca e appena raggiunge il livello più alto si riversa in uno strettissimo canale. Il tutto richiama benissimo il nome della contrada a poche centinaia di metri a Sud-Ovest dal centro abitato di Piazza, quasi ai piedi di monte Mangone. Questa è la tipica costruzione, presente nelle nostre campagne, che convoglia l'esiguo prezioso liquido che, raccolto in vasche, poi avrebbe irrigato le immense distese sottostanti di noccioleti che, sino a qualche decennio fa, ricoprivano l'intera campagna ciaccësa. Infatti, sino agli anni 60, la coltivazione per la produzione dell'ottima qualità della nocciola era considerata la riserva aurea di Piazza e dintorni, insomma l'oro di Piazza. Anche se la coltivazione della nocciola era una pianta già apprezzata dai Greci, secondo me un forte incremento nelle nostre colline avvenne con l'arrivo di vere e proprie colonie di emigranti provenienti dalla Lombardia e dal Basso Piemonte (Monferrato) intorno al 1100, quando il Conte Ruggero d'Altavilla, dopo aver conquistato il territorio della Sicilia interna nel 1089, decise di aumentare e favorire gli accasermamenti di soldati lombardi, poi divenuti borghi, per meglio controllare la popolazione araba e quella greca trovate nei borghi e casali già esitenti e sottomessi. Nel nostro territorio collinare ricco di acqua, i Lombardi trovarono il sito ideale per riproporre la pianta della nocciola che aveva dato loro molte soddisfazioni e che altrettante ne avrebbe dato ai Ciaccèsi lungo i secoli.

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La conversazione sulla via Garibaldi/2

Gino Masuzzo falegname e commerciante di ferramenta (1921-2015)

CONVERSAZIONE PRESSO L’UNIVERSITA’ POPOLARE DEL TEMPO LIBERO “I. NIGRELLI” tenuta dal prof. Gaetano Masuzzo presso l'aula magna della SCUOLA MEDIA CASCINO l'8 FEBBRAIO 2017 ORE 17:30
“STORIA DELLA VIA GARIBALDI, PORTA PER PORTA - com’era e chi c'era".

Parte Seconda
(dalla Parte Prima) Adesso inizieremo a elencare i vari proprietari o affittuari, con le relative attività lavorative, che si sono succeduti, dagli anni Trenta in poi, nei 57 locali di sx e nei 61 di dx della via Garibaldi, tenendo conto che alcuni sono ancora senza numero e che facendo un calcolo manca un numero civico tra il 92 e il 102 che invece dovrebbe essere 104. Inoltre vedremo da una vecchia numerazione, come le porte dovevano essere molte di più, a dimostrazione che nel tempo diversi ingressi sono stati eliminati per unificarli e rendere più spaziose le entrate e le vetrine delle esposizioni dei negozi. Questa ricostruzione che tra breve vi farò, è stata possibile grazie a un falegname di via Roma, poi commerciante di ferramenta in piazza Garibaldi nel 1961 e in via Garibaldi dal 1964, che in questa strada passò oltre mezzo secolo della sua vita, mio padre Gino (nella foto), che tanti ricorderanno e che è venuto a mancare poco più di un anno fa, nel dicembre del 2015. Infatti, grazie alla sua portentosa memoria è riuscito ad elencarmi minuziosamente tutte queste notizie sulla via Garibaldi e anche della via Mazzini, via Marconi, via Umberto, via Roma e della piazza Garibaldi, all’età di oltre ottant’anni. Io non ho fatto altro che annotarmele, perché dopo breve tempo avrei rischiato di dimenticare, come sicuramente accadrà alla memoria cittadina tra qualche decennio. E’ al ricordo di lui che dedico questa nostra chiacchierata. Si tratta di ricordi riguardanti la vita vissuta e le attività commerciali di tanti nostri concittadini, tra i quali anche parenti più o meno lontani come mio nonno Tatano Marino "Ciucciuledda" falegname mobiliere e poeta in galloitalico a tempo perso, i miei zii Bobò Marino, Sasà Masuzzo e Massimo Grita, e amici e conoscenti che, dagli anni Trenta/Quaranta sino ai nostri giorni, sono entrati e usciti dai locali di questa via, perché questa era la loro vita per sbarcare il lunario, fatta di relazioni quotidiane con i clienti e con i passanti. Ovviamente avrò sicuramente dimenticato qualcuno, ma è stato involontariamente perché la popolazione che avuto relazioni con questa parte della città è stata molto numerosa. Spero che questo mio recupero dia un piccolo impulso al ritorno dell’attività frenetica di una volta, perché sono tanti che hanno chiuso definitivamente o si sono trasferiti altrove (uno di questi mio fratello minore Claudio con il suo negozio di ferramenta tramandato da nostro padre). Questo è avvenuto perché il commercio in questa parte della città da oltre 10/15 anni è diminuito consistentemente sia per la diminuzione della popolazione nel centro storico, che si è spostata in altre zone della città, specie verso Sud, sia per la crisi economica generale e, non ultimo, per l’impossibilità di posteggiare le proprie auto per fare acquisti. Infatti, ci sono ben 23 locali chiusi e 13 cartelli di vendesi. Adesso passiamo alla descrizione con gli abitanti. (la descrizione, essendo molto lunga e ricca di immagini, verrà proposta a puntate su questo sito)

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La conversazione sulla via Garibaldi/1

Gaetano Starrabba III principe di Giardinelli fondatore nel 1756 del paese di Pachino (SR)

CONVERSAZIONE PRESSO L’UNIVERSITA’ POPOLARE DEL TEMPO LIBERO “I. NIGRELLI” tenuta dal prof. Gaetano Masuzzo presso l'aula magna della SCUOLA MEDIA CASCINO l'8 FEBBRAIO 2017 ORE 17:30
“STORIA DELLA VIA GARIBALDI, PORTA PER PORTA - com’era e chi c’era dagli anni 40 ad oggi".

Parte Prima
Questa sera siamo qui per parlare della nostra tanto amata, agognata e ora abbandonata via più importante ed elegante della nostra Città. Probabilmente non basterà qualche ora, ma se non dovessimo completarla sicuramente ci rivedremo in un’altra occasione.  Quando il centro abitato di Piazza iniziò l’espansione dal Monte Mira in basso verso Est, oltre che verso Sud (quartiere Canali), già esisteva il borgo Patrisanto (nei pressi dell’odierna piazza Teatini) fuori le mura. Questo borgo era caratterizzato per la presenza di numerosi edifici religiosi sorti lungo i secoli. I più importanti, senza considerare il convento dei Padri Domenicani poi Seminario Vescovile, erano i due monasteri femminili con le rispettive chiese (delle Clarisse con la chiesa di Santa Chiara e delle Benedettine con la chiesa di San Giovanni Evangelista) e la chiesa di San Lorenzo conosciuta anche come la chiesa dei Teatini e il vicino grande edificio della Casa dei Padri Teatini. A poche decine di metri la Commenda di San Giovanni Battista e poi la chiesa di Santo Stefano. Le 2 vie che collegavano il piano del Borgo (che a poco a poco era diventata la “piazza del Borgo” poi “piazza Maggiore” e dal 1569 piazza Pescara in onore del viceré di allora che la fece sistemare, e dal 1860 piazza Garibaldi) con questi importanti edifici religiosi erano: quella chiamata “stràta â fera” strada della Fiera, per la fiera che si svolgeva ogni anno dal 18 ottobre (giorno che si festeggia S. Luca) sino alla metà di novembre e chiamata appunto Fiera di San Luca oggi via Umberto, e una lunga strada, stretta come la prima, di quasi 200 metri. Questa nella prima parte di circa 50/60 metri (l’odierna via Marconi), per la presenza di numerosi calzolai o cr’v’sèri, come venivano chiamati nella nostra lingua galloitalica, fu chiamata Cas’varìa con tante varianti: Cras’varìa, Creviserìa, Corbisarìa, Cr’v’sarìa, tutte derivanti dal nome iniziale di cr’v’sèri, in siciliano curviseri, derivante dal francese antico courvoisier, derivato a sua volta da corvois, come si chiamava il ‘cuoio di Cordova’, città spagnola rinomata nella lavorazione di ottimo cuoio. Il nome più antico che abbiamo della seconda parte della via di ca. 200 metri, che oggi chiamiamo via Garibaldi  è quello de “a stràta du Prìnc’p”. Questo nome iniziò a circolare all’inizio del Settecento, qualche anno dopo la costruzione del palazzo che oggi si trova di fronte il grande edificio delle Suore di Maria Ausiliatrice. Il grande palazzo fu costruito dal piazzese Vincenzo Starrabba Capitano di Giustizia della Città (da considerare come l’odierno Sindaco di nomina regia) barone di alcuni feudi nei pressi di Siracusa (Bimìsca, Belludìa e Scibìni) che nel 1711 ricevette dal Re il titolo di Principe di Giardinelli, un feudo nei pressi di Agrigento. La foto rappresenta il nipote del principe che nel 1756 fondò nel suo feudo di Scibìni l’odierno paese di Pachino. Perciò, i Piazzesi di allora vollero chiamare la strada in quel modo in onore del proprio concittadino Principe. Questo nome lo mantenne sino a quando i Sabaudi ci vennero a “liberare” dai Borboni, da allora si chiama via Garibaldi, come la Piazza, il Teatro e la Villa. Questa via, decennio dopo decennio, divenne assieme alle odierne vie parallele e di uguale larghezza, Mazzini e Umberto, la strada più frequentata e ricca di attività commerciali, soprattutto perché 1°) era una strada quasi pianeggiante al contrario delle prime importanti strade del centro abitato sempre ripide (via Crocifisso, via Monte, via Cavour, via Vittorio Emanuele); 2°) non aveva il gran traffico di carri in entrata e in uscita della via Mazzini, appunto per questo chiamata a Carrèra, ed era più diritta della via Umberto, a stràta â fèra. Si può benissimo dire che divenne presto un prolungamento di tutte le attività commerciali della Piazza Garibaldi in espansione verso la parte fuori le mura a Est verso la “zona nuova delle Botteghelle” tanto che si decise di abbattere la porta di San Giovanni Battista (una delle sette porte della città da me individuate). Non c’era abitante o commerciante o artigiano che non ambiva di avere l’abitazione o un locale, anche se un bugigattolo, con l’ingresso sulla via più schic della Città. Infatti, se la via Mazzini era la strada di passaggio e quindi piena di attività artigianali: falegnamerie, calzolerie, macellai, barbieri, marmisti, gessai, alimentari; se la via Umberto era la strada dei mercanti, soprattutto di tessuti, di scarpe e di terraglia, la via Garibaldi era la strada delle orologerie e gioiellerie, dell’abbigliamento e dei tessuti, delle librerie e delle cartolerie, degli articoli da regalo e dei casalinghi, delle ferramenta e dei mobili, in seguito anche degli elettrodomestici. Senza contare che vi si trovavano, anche se in periodi diversi, due cinema, l’Olimpia (muto) e il Plutia, il miglior ristorante della Città, il Plaza, il Centralino dei telefoni, due tabaccherie, due farmacie, un bar, una gelateria, una fabbrica di gazzose, i primi supermercati, due banche, l’asilo e i laboratori di ricamo, cucito e di pianoforte delle monache Benedettine prima e delle Suore di Maria Ausiliatrice poi.  Forse perché non molto larga ci spiega la presenza di una sola chiesa delle 100 cittadine, quella di San Girolamo, poi trasformata in altre attività che vedremo tra poco. Nella mia continua e appassionata osservazione, oltre all’arco Crescimanno col portale gotico-catalano del Quattrocento (come quelli in via Monte, via Mandrascate, piazza Teatini), ho trovato alcune curiosità in questa via: quattro nel primo tratto che va dall’Arco Platamone alla Via Enrico De Pietra e una nel rimanente tratto. La prima si trova al n. civico 36. Si tratta della lapide che ricorda che qui c’era oltre 150 anni fa, un posto di polizia borbonico con relativa camera di sicurezza (piccolo carcere rispetto a quello grande nel castello aragonese). La seconda è la presenza di diversi pilastri di porte d’ingresso a falsa squadra dal n. 50 (dove c’era la Signora Lalletta per intenderci) al n. 58, la terza è l’anno scolpito 1655 sul pilastro destro al numero civico 68 e, su questo, l’anno 1838 sulla trave del balcone al primo piano del palazzo. Infine la data 1762 sul portale d’ingresso al n. 103, quasi a confermare i periodi di espansione verso Est: l’Arco gotico-catalano del 1400, 1655, 1762. (continua nella Parte Seconda)

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La via Garibaldi ieri e oggi

Chissà quanti hanno avuto familiari o parenti che abitavano o lavoravano nella via più chic di Piazza? Oggi, mercoledì 8 febbraio, alle ore 17:30 presso l'aula magna della Scuola Media "Cascino", nell'ambito delle attività dell'Università Popolare del Tempo Libero "Ignazio NIGRELLI", il prof. Gaetano Masuzzo terrà una conversazione su "quello che era e chi c'era nella via più centrale e importante della Città dagli anni 40 ad oggi".

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