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Cronarmerina - Febbraio 2017

Nella pineta piazzese

È una delle poche ma importanti ricchezze delle nostre zone. Ogni anno viene deturpata da incendi di varia natura, ma è uno spettacolo della natura che in tanti ci invidiano. Moltissimi sono i Piazzesi che ogni giorno col vento e con la pioggia, col sole o con la neve, sfruttano i boschi per tenersi in forma come se fosse una droga, una droga salutare. A loro sono dedicati questi simpatici versi.

NTÀ P'NÈTA

Chi sciör ch' fa sta p'nèta!
U r'spìri a böcca avèrta.
Zzà s' 'ncònt'nu l'amànti,
zzà s'allèn'nu l'atlèti.
Sötta u vérd d sti paràcchi,
è 'npiasgér spénz i tàcchi.

Dòp menz'öra ch' t' mòvi
i pumöi ti sènti nòvi.
Tutti i mùsculi t' sciògghi,
non ggh pòzi sövra i fògghi.
S'hai p'nzéri, tu ti ddèvi
e u spìr't sullùvi;

Non s sènt'nu i rumöri
e i v'lèni di mutöri;
menz a sti f'dàri arbùli
s sent a pasg d l'àngiuli.
N'aut mönn va tròvi zzà
a de pàssi da c'ttà.

Quann pöi ggh v'ntulìa,
e 'na dözza s'nfunìa,
cu l'invìt du v'ntètt,
ogn ram fa u ballètt;
s ggh pòz'nu l'asgèddi,
e t cànt'nu i sturnèddi.

Francesco Manteo

Traduzione (a cura di Gaetano Masuzzo)

NELLA PINETA

Che odore che fa questa pineta!
Lo respiri a bocca aperta.
Qua s'incontrano gli amanti,
qua si allenano gli atleti.
Sotto il verde degli ombrelloni
è un piacere alzare i talloni.

Dopo mezz'ora che ti muovi,
i polmoni li senti nuovi.
Ogni muscolo si scioglie,
non ci posi sopra le foglie.
Se fai pensieri te li levi
e lo spirito sollevi.

Non si sentono rumori
e i veleni dei motori.
In mezzo a queste foreste
senti una pace celeste.
Un altro mondo trovi qua
a due passi dalla città.

Quando poi soffia il vento,
è un sonor componimento;
con l'invito del ventotto
ogni ramo fa il balletto,
vi si posano gli uccelli
e ti cantano gli stornelli.

cronarmerina.it

 

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Notizie sul Palazzo Senatorio

Ultime notizie sul Palazzo Senatorio di Piazza
Dall’articolo apparso il 10 gennaio 2017 sul quotidiano La Sicilia  “L’opera di Battaglia” di Salvatore Maria CALOGERO (nella foto), si conoscono alcuni particolari importanti sulla costruzione del nostro Palazzo Senatorio (con la facciata in Piazza Garibaldi e l'ingresso in via Cavour) della quale si conosceva soltanto che “era iniziata nel 1773 dai vicini monaci Benedettini e ultimata nel 1783”. Nell’articolo vengono riportati gli studi effettuati dall’ingegnere CALOGERO, poi pubblicati nel suo libro Il Monastero catanese di San Nicolò l’Arena, Edit. Agorà, CATANIA 2014, dai quali si traggono importanti notizie sugli edifici pubblici realizzati nelle città siciliane dopo il catastrofico terremoto del 1693 e nel corso del Settecento. A causa della perdita degli archivi comunali dopo la seconda guerra mondiale, importanti notizie sui progettisti di questi edifici si trovano esclusivamente consultando atti notarili di quel periodo, col doppio risultato di poter ricostruire le loro fasi costruttive e di apportare importanti revisioni sulle interpretazioni tramandatesi nei secoli. Fra gli edifici pubblici assumono particolare importanza le “Case” senatorie (o Palazzi sedi del Senato cittadino, dove si tenevano le riunioni giurisdizionali, amministrative e legislative della comunità; i componenti del Senato erano scelti tra i nobili, da cui scaturiva il governo municipale formato da 6 senatori, uno dei quali prendeva il titolo di Patrizio e Platia, come veniva chiamata allora la nostra Città, ebbe il titolo sovrano di Senato il 26 luglio 1777). <<Per la loro costruzione veniva nominata una Deputazione Domus Senatoriae che si doveva occupare, fra l’altro, di fare progettare l’edificio ad architetti di chiara fama>>. Per la “Casa senatoria” di Catania (Palazzo degli Elefanti) le recenti ricerche hanno chiarito il ruolo del palermitano Giovanni Battista VACCARINI (1702-1768) che risulta non l’unico ma uno dei quattro architetti che progettarono e realizzarono l’opera (gli altri furono Vincenzo Caffarelli, Giuseppe Palazzotto, Stefano Ittar). Tra i collaboratori del VACCARINI nei cantieri diretti a Catania, troviamo l’architetto catanese Francesco BATTAGLIA (1701-1788) che, dopo la morte del Palazzotto nel 1764, diventa architetto del principe di Biscari Ignazio Paternò Castello, iniziando a operare anche in altre città come Caltagirone e Militello in Val di Noto (oggi Val di Catania). Noi Piazzesi ricordiamo Francesco BATTAGLIA soprattutto perché nel 1767 completò la Cupola del Duomo progettata oltre un secolo prima dall’architetto romano Orazio Torriani. Invece risulta, da un Atto notarile stipulato a Catania nel marzo del 1764, che l’architetto Battaglia fu incaricato dai Deputati piazzesi di redigere il progetto della Domus Senatoriae Civitatis Platiae (Palazzo Senatorio della Città di Piazza) probabilmente perché consideravano imminente la concessione del titolo alla Città di cui già godevano 9 grandi centri siciliani¹. Nell’Atto del 1764 si fanno i nomi dei 3 Deputati piazzesi che versarono la somma di onze 15 (ca. 3000 € di oggi) come compenso per due disegni effettuati dall’architetto un anno prima (marzo 1763): don Antonino Trigona e Palermo, don Ottavio Trigona barone di Scitibillini e don Stefano Trigona barone di Sant’Andrea. Inoltre il documento chiarisce che l'architetto catanese fu ospitato a Piazza assieme al figlio Paolo per due settimane, spostandosi da Caltagirone a Piazza. <<Del Palazzo del Senato di Piazza Armerina si conosce la data di ultimazione riportata nell’affresco realizzato da Salvator Martorana panormitanus nel 1778 (n.d.r. nella volta a padiglione della grande sala consigliare), probabilmente lo stesso che nel 1789 intervenne come architetto e decoratore nel vicino palazzo dei marchesi di San Cono e della Floresta (oggi Trigona), in occasione delle nozze tra il barone Luigi Trigona e donna Marianna Beneventano. Considerati i lunghi tempi di realizzazione delle “Case” senatorie nel ‘700, la data del 1763 è compatibile con quella del 1777 (n.d.r. sull’arco del portone d’ingresso sulla via Cavour c’è scolpito l’anno 1774) in cui divenne sede del nuovo Senato di Piazza Armerina e l’altra del 1783 per il completamento della facciata, soprattutto per la realizzazione del frontone sommitale di coronamento finanziato da don Luigi Trigona. Mentre, il disegno del primo e secondo ordine della facciata presenta analogie stilistiche con quello del collegio Cutelli di Catania, progettato dallo stesso Battaglia. Pertanto, si può concludere che il progetto del palazzo di città di Piazza Armerina è attribuibile a Francesco Battaglia, architetto di chiara fama>>. Dai nomi su riportati si deduce come i maggiori fautori, col beneplacito dei vicini monaci Benedettini, del Palazzo Senatorio piazzese appartengano alla nobile famiglia dei Trigona del ramo dei baroni di Imbaccari, Terra di Mirabella e San Cono poi marchesi della Floresta. Infatti, il sacerdote don Antonino Trigona e Palermo era il fratello minore dell’arcivescovo di Siracusa mons. Matteo Trigona e Palermo II barone di Imbaccari Sott. e Terra di Mirabella, mentre Ottavio Maria Trigona e Bellotti (1733-1785) X barone di San Cono, Scitibillini, Sant’Antonino e marchese della Floresta, era il pronipote dei fratelli di nonno Ottavio, l’arcivescovo Matteo e il sacerdote Antonino di cui sopra. Il barone Ottavio Maria non risultava più barone di Imbaccari e Mirabella perché il padre Luigi lo aveva venduto nel 1730 ca. a un altro Trigona, Vespasiano duca di Misterbianco e barone di Aliano e Dragofosso.

¹ Le Città siciliane che godevano del titolo di Senato erano Palermo, Messina, Catania, Siracusa, Trapani, Caltagirone, Lentini, Cefalù ed Augusta.

cronarmerina.it

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