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Gaetano Masuzzo

Gaetano Masuzzo

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850° Le prime chiese

S. Martino di Tours, 1163
S. Lorenzo (dei Teatini) , Campanile del 1142
S. Andrea (Gran Priorato), 1137 ca.
 
Eccovi le prime 3 chiese che c'erano nel periodo in cui Placia, Platza o Placea, aveva subìto la distruzione nel 1161 e iniziava la sua ricostruzione nel 1163. La chiesa di S. Martino di Tours fu la prima chiesa costruita dai Normanni per il loro Santo protettore, nel borgo sottostante il Castello di Placia (poi Convento Francescano e Ospedale Chiello). L'altra chiesa, a circa 500 metri in linea d'aria a Est dal Castello, era quella di S. Maria ancora più antica (del VI sec.) del borgo Patrisanto (di cui è rimasto solo il campanile del XII sec.), abitato da popolazione greca, che nel 1600 avrebbe preso il nome di S. Lorenzo Martire, per il trasferimento del patronato all'aidonese Lorenzo Gioeni I marchese di Castiglione. La chiesa verrà chiamata anche "dei Teatini" perchè nel 1609, farà parte del Complesso del Patrisanto concesso ai Padri Teatini per l'istituzione di una loro "Casa" (IV in Sicilia, dopo le due di Palermo e quella di Messina). La terza e ultima chiesa, a ca. 800 metri a Nord-Ovest dal Castello, era quella di S. Andrea costruita dal Conte Simone Aleramico intorno al 1137 e da lui concessa ai Cavalieri dell'Ordine dei Canonici del Santo Sepolcro di Gerusalemme, per le funzioni del loro Cenobio accanto. Nel 1261 il pontefice Urbano IV dichiara che il Priorato di S. Andrea di Placia è tenuto a dipendere esclusivamente dal Santo Sepolcro di Gerusalemme, ed essendo dichiarato nel 1495 di Regio Patronato il Priore avrà il privilegio di occupare il XXXV posto nel Parlamento Regio di Palermo, con dignità di Gran Priore e Vescovo e con l'esercizio sui suoi sudditi del mero e misto imperio.
Gaetano Masuzzo/cronarmerina

Famiglia Boccadifuoco

D'azzurro al serpente alato (o drago) d'oro che butta fuoco dalla bocca
La famiglia Boccadifuoco (o Boccadifoco o Buttafuoco), proveniente da Piacenza nel 1340 ca., si trasferisce in Sicilia con Giacomo Boccadifuoco, intimo di re Pietro IV d'Aragona e II di Sicilia. Nel 1350 ca. Piero è familiare e ostiario (custode della chiesa) di re Ludovico I d'Aragona e I di Sicilia. Nel 1375 re Federico II d'Aragona assegna, per i pericoli da loro corsi durante una rivolta, un vitalizio di 36 onze a testa ai fratelli Giacobino e Guglielmo Buccadifoco. I due fratelli assegnano il vitalizio alla sorella Claudia, sposa di Nicola de Vilardita di Piazza Vicesecreto di Piazza. Dal 1453 al 1459 Pietro è castellano di Plaza e Antonio è giurato, nel 1520 Giovanni senior, padre dei primi due, è iscritto alla Mastra Nobile della Città. Nel 1595 si trova il nome di Ercole Boccadifuoco in un testamento per la concessione di Legati di Maritaggio amministrati dal Monte di Pietà di Plaza. Nel XVII secolo si registrano Erasmo (1611-1686) gesuita e provinciale di Sicilia, Domenico barone della Tonnara di Sciacca e Giuseppe, socio dell'Accademia Piazzese dei Curiosi seguaci di Apolline. Nei primi decenni del Seicento Gabriele Boccadifuoco destina un legato di 52 scudi annui alla chiesa dei Teatini intitolata a S. Lorenzo Martire e 13 dei quali destinati a elemosina ai carcerati, inoltre i due fratelli Carlo e Giuseppe Boccadifuoco sono padri Teatini, quest'ultimo (1604-1684) è anche preposito della Casa piazzese nel 1642, 1663 e 1668 ed entra nel 1630 anche nell'Ordine Cavalleresco degli Ospedalieri di Gerusalemme, nel 1632 fonda la Congregazione della Sciabica, nel 1642 diventa governatore della Casa Teatina piazzese e nel 1684, pochi giorni prima di morire, è nominato vescovo di Mazara. 1720 Mario Boccadifuoco marchese della Scaletta nel 1744 senatore di Palermo nella cui persona sembra essersi estinta la famiglia originaria di Piazza. Quella dei Boccadifuoco di Piazza era una delle pochissime famiglie ad avere una cappella nel Pantheon della Città, la chiesa di S. Pietro. Infatti, la I cappella a dx della chiesa, quella del Crocifisso ligneo di fra' Umile, fu costruita dalla famiglia Boccadifuoco nella II metà del '500, come si può vedere dallo stemma in alto sull'arcata. Inoltre, questa famiglia ha pure lo stemma scolpito negli interstizi delle arcate del chiostro dei Carmelitani e nella Pinacoteca Comunale esiste anche una scultura di piccolo drago, proveniente dalla villa Ciancio (villetta Roma) dove era posizionata assieme a una copia, sui pilastri del cancello di entrata, che farebbe pensare proprio allo stemma della famiglia Boccadifuoco.
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it 

Soluz. Aguzzate la vista n. 12

Foto 1
Foto 2

Foto 3

Foto 4

Bravo Enzo LaV., hai indovinato. Si tratta del marchio distintivo che l'Ordine Francescano soleva scolpire sui muri, soprattutto sugli stipiti e sulle architravi delle finestre, dei propri conventi. Infatti, la foto 1 si riferisce a uno degli oltre 10 marchi scolpiti sui gradini delle 2 scale della facciata del Convento dei Francescani di San Pietro. Sicuramente questi, che oggi sono stati tarsformati in gradini, erano le parti principali delle finestre ormai quasi del tutto scomparse del convento del 1500. Dico quasi perché, basta alzare gli occhi in alto a sx della facciata, per vederne un altro perfettamente uguale in una finestra murata (la I da sx). Nella foto 2 invece di esserci il marchio, si scorge una data che inizia con 16.., sicuramente un'architrave come quella scolpita, con marchio e anno, che si trova presso il convento dei Francescani di S. Maria di Gesù (del 1400), nella foto 3. In quest'ultimo convento, oltre a trovare i precedenti marchi, se ne trovano altri con incisioni diverse, come la foto 4 ci mostra. Quindi, da oggi, attenzione a dove mettiamo i piedi!

N.B. Dopo il restauro del convento di San Pietro del 2015, gli scalini col marchio sono stati ricollocati in altre parti, pertanto non esistono più sulle scale d'ingresso al chiostro. 

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850° Anniversario di Piazza/4

1063 Battaglia di Cerami, i Saraceni sono sconfitti dal Conte Ruggero I d'Altavilla

La III tesi, quella del Prof. Ignazio Nigrelli

Secondo il Prof. I. Nigrelli Platia sarebbe il nome di un centro abitato che all’arrivo dei Normanni già esisteva nelle vicinanze di Anaor o Monte Navone e che occupava i ruderi di un’antica villa romana. Il toponimo del centro abitato, Platia, derivebbe da palatia (i palazzi) in relazione all’importanza e alla grandezza dei ruderi della villa romana. Quando scesero i Lombardi, intorno al 1076, si stanziarono su queste nostre colline per meglio controllare la popolazione araba dei casali e borghi di ‘Iblâtsah (in c/da Casale), El-Hagiar el-Mathkûb (Pietraperzia), Tribilino, Rahal Phididi (c/da Friddini), Rahal Met, Limbaccari (Mirabella Imbaccari), Rahal Basil, Menzil-Khâlil, Catalfar, Qars Salîatah, Odesuer, Gibilscemi, Niscemi, Anaor, Naurcium (Montagna di Marzo), Sofiana, Rahal Biât (c/da Ralbiato), Rahal Mussuri (c/da Ramorsura), e la popolazione greca che risiedeva nei borghi Fundrò, Patrisanto, Agata (o Gatta) e S. Vincenzo (presso Sofiana) fondando, oltre ai borghi fortificati di Aidone, Pietratagliata, Rossomanno, Fessima, Eliano, Polino, Comicino, Mazzarino, Ciappa Mongiolino e Rambaldo, anche un nuovo Castello che prese il nome del borgo principale di Platia, vicino qualche chilometro a Sud-Ovest e che ospitava un centinaio di cavalieri Lombardi e un migliaio di abitanti in tutto. Il Castello, che doveva trovarsi dove poi nacque il convento francescano e quindi l’ospedale Chiello, venne distrutto nel 1161 da re Guglielmo I il Malo per rappresaglia. Nel 1163 il centro abitato rinacque dalle sue rovine intorno al luogo stesso in cui si trovava il castello, prendendo il nome di Platia, come era chiamato il borgo principale vicino e che la popolazione araba aveva chiamato ‘Iblâtasah, distrutto qualche anno prima da Ruggero Sclavo. (continua)
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