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Gaetano Masuzzo

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La lettura della Meridiana di Fundrò

Risolto il mistero della lettura

Grazie al consiglio di un amico di consultare il sito vialattea.net e, soprattutto, ai chiarimenti inviati dal visitatore/specialista del blog, Fabio Garnero, è stato possibile capire cosa indicano i numeri e, quindi, come si legge la Meridiana di Fundrò. Intanto si tratta di una meridiana verticale, in uso sino alle disposizioni napoleoniche, per poi essere abbandonata per la moderna lettura delle ore. Questo tipo di meridiana si chiama di tipo "ora italica" e le ore che vi sono scolpite indicano l'ora di luce trascorsa dall'ora del tramonto precedente. Siccome per "ora del tramonto" è considerata la "24" (che non si vede scolpita perché il quadrante guarda a oriente, più precisamente a Sud-Est), se l'ombra del gnomone (il ferro in alto al centro) indica "11", vuol dire che sono trascorse 11 ore dal precedente tramonto (delle 24), e sottraendo da 24 l'11 si ottengono le ore che mancano al prossimo tramonto delle 24 (cioè 13). Se l'ombra segna, come nel caso della foto, il 18, vuol dire che ne sono trascorse 18 e ce ne vorrano (24-18=6) 6 per il prossimo tramonto delle 24. E' ovvio che per noi, che siamo abituati a leggere i nostri orologi formati da 12 numeri (infatti le lancette delle ore sui quadranti compiono due giri), è un po' difficile adattarci a questo modo di leggere l'ora adottato sino a due secoli fa. Se noi oggi ci servissimo della meridiana dovremmo rispondere alla domanda "Che ore sono?" così: o "18 dal tramonto" o "6 al tramonto". Chiaro no!? Inoltre, e questo complica ulteriormente la lettura a noi moderni piazzesi, occorre tenere conto che questa è una meridiana posta su un edificio di culto dei Benedettini che, per comunicare l'ora di raccolta in chiesa per le preghiere del vespro ai fedeli, avevano pensato bene di anticipare le ore di circa 30 minuti.
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Piazza Martiri d'Ungheria

Piazza Martiri d'Ungheria ha avuto nei secoli diversi nomi. Il primo che si ricorda è quello di Piano Patrisanto, dovuto all'eremita Indulcentio, che aveva abitato la località con popolazione greca in tempi remoti ed era ritenuto dal popolo "Padre Santo". Dopo il 1609, per la presenza della "Casa di Teatini", fu chiamato Piano Teatini e successivamente, per la centralità assunta nella vita quotidiana della zona, Piano del Mercato Settimanale sino agli anni '50. Infatti, se si osserva bene la foto, sotto la scritta Martiri d'Ungheria si distingue ancora la scritta Piazza Mercato Settimanale.
La denominazione odierna è dovuta ai seguenti fatti: La Rivoluzione ungherese del 1956, nota anche come "insurrezione ungherese" o semplicemente "rivolta ungherese", fu una sollevazione armata di spirito anti-sovietico scaturita nell'allora Ungheria socialista che durò dal 23 ottobre al 10-11 novembre 1956. Inizialmente contrastata dall'Autorità per la Protezione dello Stato, venne alla fine duramente repressa dall'intervento armato delle truppe sovietiche. Morirono circa 2652 Ungheresi (di entrambe le parti, ovvero pro e contro la rivoluzione) e 720 soldati sovietici. I feriti furono molte migliaia e circa 250.000 (circa il 3% della popolazione dell'Ungheria) furono gli Ungheresi che lasciarono il proprio Paese rifugiandosi in Occidente. La rivoluzione portò a una significativa caduta del sostegno alle idee del comunismo nelle nazioni occidentali. (fonte WikipediA)
 
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Soluz. Aguzzate la vista n. 8

 
 

Poco fa è arrivata la risposta esatta di Simone. Complimenti, hai indovinato di che cosa si tratta. Infatti, è la sigla JHS (abbreviazione della traslitterazione in latino del nome Iesous, Gesù, in lingua greca antica IHΣYΣ abbreviata in IHΣ) scritta al contrario (SHJ) perché doveva vedersi dall'interno, sul vetro della grande finestra della chiesa di San Lorenzo o dei Teatini. La chiesa nel VI sec. era chiamata Santa Maria di Patrisanto ma, nel XVI secolo, prende il nome di San Lorenzo Martire di Patrisanto in omaggio all'aidonese Lorenzo I Gioeni marchese di Castiglione barone di Pietratagliata che, sposando Caterina de Cardona Branciforti, assume il patronato della chiesa al posto della famiglia Branciforti. Nel 1609 verrà chiamata "dei Teatini" per l'istituzione in quell'anno della "Casa di Teatini", la quarta in Sicilia.

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1693 U rànn t’rr’mòt

Terremoto del 1693 in Val di Noto
320 anni fa, il 9 e l'11 gennaio del 1693, la Sicilia Sud Orientale (chiamata Val di Noto) venne sconvolta da due violentissime scosse di terremoto, dell'8° e 11° grado della Scala Mercalli. La popolazione di Platia si trasferì per una quarantina di giorni sul Piano da allora chiamato "t'rr'mòt", oggi anche Campo Sportivo Sant'Ippolito. In quei terribili giorni dai Piazzesi fu esposto il Vessillo, per implorare la Beata Vergine Maria di salvarli. Ottenuta la grazia, infatti nella nostra Città non vi furono morti né grossi danni agli edifici (tranne al Collegio dei Gesuiti e alla chiesa accanto di Sant'Ignazio), i nostri antenati edificarono in detto piano una chiesa dedicata alla Madonna del Terremoto. Per comprendere veramente il disastro che vi fu, basta leggere il numero dei morti a Catania 16.000 su 19.000 abitanti, a Ragusa 5000 su 10.000, a Caltagirone 1.000 su 12.300, ad Aidone "appena" 50. In totale in Sicilia i morti furono 60.000 e tanti paesi furono costretti a trasferire il loro sito millenario a qualche Km. di distanza. Leggere anche 321 anni fa La Catastrofe.
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