Mirabella Imbaccari. Storia di un feudo del XVII secolo. In evidenza
Castello di Mirabella Imbaccari (CT)
Palazzo Biscari, Mirabella Imbaccari (CT)
STORIA DI UN FEUDO DEL XVII secolo
Negli anni della “colonizzazione interna” siciliana tra il XVI e il XVIII secolo, precisamente nel 1610, in un feudo a pochi Km a Sud-Est da Piazza Armerina viene fondata Mirabella (dal 1862 Mirabella Imbaccari). Il feudo, che nel periodo arabo faceva parte del vastissimo territorio del casale di Menzil Khâlil o Malgâ Halîl, era suddiviso in due: Imbaccari Superiore e Imbaccari Inferiore (in alcuni testi dell’XI sec. il nome è anche Limbaccari, Lambaccara o Limbaccara che, per lo studioso Litterio Villari, deriverebbe dalla città di Mactorium poi Maccorium, da cui Maccari). Dal 1160 il feudo passa sotto la giurisdizione della città di Piazza allora chiamata Placea o Placia. Infatti, il casale feudale nei secoli XII, XIII e XIV appartiene alle famiglie di nobili abitanti a Piazza (Goffredo di Mazzarino, Ugo Lancia, de Cardona, Villardita, e nei primi anni del 1400 alla famiglia abitante a Caltagirone, de Andolina. Nel 1425 Giovanni de Andolina (o Landolina) di Caltagirone è costretto a vendere Imbaccari Sottano a Gualtiero Paternò (o Paternione), Giudice della Gran Corte. Il feudo Imbaccari Sottano comprendeva il feudo Imbaccari Sottano propriamente detto, il màrcato Baldo (Inferiore e Superiore) e quello di Piana di Minnelli. Nel 1585 il barone Giuseppe Maria Paternò vende Imbaccari Sottano a Pietro Gaffori, barone del Toscano, tenendo per sé Baldo e Piana di Minnelli. Dieci anni più tardi (1595) il barone si sposa, per la seconda volta, con Eleonora Mirabella baronessa di Ricalcaccia e Spinagallo e quindici anni dopo (1610) chiede ed ottiene da re Filippo III d’Asburgo II di Spagna e II di Sicilia, tramite il vicerè marchese Vigliena, quello che fece costruire la piazza ottagonale “I Quattro Canti” di Palermo, la “licentia populandi” e il “mero e misto imperio” per il suo feudo Baldo e Piana di Minnelli, dandogli il nome di Mirabella in onore della famiglia della moglie Eleonora¹. Nel 1630 il figlio di Giuseppe Maria Paternò, Giacinto, riacquista il feudo di Imbaccari Sottano dai discendenti di Pietro Gaffori e ottiene la licenza, dal vicerè Francesco Fernando de La Cueva , di trasferirvi il paese che ha già fondato nel 1610 nel feudo di Baldo che, purtroppo, si è rivelato insalubre persistendo la malaria. A questo trasferimento si oppone la città di Piazza che si vede lesa nei suoi diritti perché privata da una parte delle entrate fiscali. Dopo sei anni di contrasti (1636), pagando 200 onze ai Giurati di Platia, arriva l’accordo risolutivo per ottenere la totale giurisdizione. Infatti, il vicerè Luigi Moncada principe di Paternò, concede l’autorizzazione definitiva al trasferimento. Nel 1693 il feudo di Imbaccari Sottano insieme alla Terra di Mirabella, per i debiti contratti dalla famiglia Paternò, se lo aggiudica Luigi I Trigona (1650-1714) ma nel 1730 lo recupera, pagando i debiti, Geronimo Paternò che, quattro anni dopo, lo vende a Vincenzo Paternò Castello principe di Biscari che nel 1737 si investe del titolo di Imbaccari Sottano, Baldo e Terra di Mirabella. Alla morte di Vincenzo Paternò Castello (1749) il feudo passa al primogenito Ignazio Paternò Castello Scammacca detto il Grande, perché illustre mecenate, archeologo, numismatico e letterato nonché fondatore del museo “Biscari “ di Catania. L’ultimo della famiglia Paternò Castello, che erediterà i beni di Mirabella nel 1897, è Ignazio che frazionerà il feudo in piccoli appezzamenti e donerà sia il palazzo baronale (1928, foto in basso) che il terreno in contrada Orto Canale per la costruzione delle Scuole Elementari (1930), prima di entrare tra i Chierici Regolari di S. Paolo detti PP. Barnabiti a Roma.
¹ Il padre si chiamava Biagio Mirabella e Landolina signore di Carcaci e, per aver sposato Isabella Iurato e Mancini dei baroni di Monte Suzza, barone di Ricalcaccia, Spinagallo, Buccalesi e Cadedi.
cronarmerina.it
Commenti
at net, except I know I am getting knowledge daily
by reading such fastidious articles or reviews.