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Gaetano Masuzzo

Gaetano Masuzzo

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A traduziöngh d' MITT: GESU'

 
Presepe nella Cappella de Assoro, Chiesa di S. Pietro
 
Mitt: GESU'
 
A voi uomini, che infangate il nome di mio padre.
A voi, che non credete alla mia venuta.
 
A voi traditori, che per trenta denari,
poi, mi avvolgete in un sudario.
A voi, che mi chiedete di rinascere
ogni anno per salvare la terra.
 
E a voi, che mi coprite di regali,
portando oro, incenso e quant'altro nelle mani;
avrei piacere di restare povero,
al caldo della mangiatoia!
Quante e quante volte ve lo devo dire ancora???...
 
... Mi piacerebbe sentire il fiato del bue e dell'umiltà,
le carezze di mia madre e del papà,
e l'antica preghiera di una zampogna,
al lume di una stella....
 
... Con un po' di pane azzimo (l'Eucarestia)
ve lo faccio Io, il regalo del Paradiso
e vi faccio parlare il linguaggio della Vita Eterna,
senza scambiare lucciole per lanterne...
 
... Eh sì, perché la Parola la si deve capire
senza leggere, senz'altro dire,
con un po' di contemplazione, come disse Sant'Agostino
quando, ancora quaggiù sulla terra, faceva il prete.
 
Un'occhiata alla Sacra Scrittura
e vi levate da ogni problema.
 
Tanino Platania

Una missiva da GESÙ

 
Presepe nella Cappella de Assoro, Chiesa di S. Pietro

A proposito dei doni portati a Gesù Bambino dai Re Magi per l'Epifania

MITTENTE : GESÙ

 A voi uomini, che infangate il nome di mio padre.
A vous, qui ne crajez pas à ma venue.
 
A vosotros traidores qué por treinta dineros,
después, me envolvéis en un sudadero.
To you, who ask me to rebirth
every year to save the earth.
 
E viautri, ch' m' cum'gghiè d r'gai,
purtànn or, 'ncéns e rocchiuli ntê mai;
avéss piasgér d' r'stè pov'r, ô caud dâ mangiaöra!
Quant e quant voti v' l'höia dì ancora???...
 
...M' piasgéss d' sént u sciàt dû bò e d' l'um'rtà,
i carezzi d' me matri e du papà,
e l'antìca priera d' 'na ciaramédda
ô lustr d' 'na stédda...
 
...Cu 'na vici d' pangh ddis
vû fazz Ié, u r'gau dû Paradis
e v' fazz parrè a ddengua dâ Vita Eterna,
senza scangè u ddusg p' curaru pâ ddanterna...
 
...Eh sci, p'rchìa Parodda s'ada capì
senza ddèzz, senza avèr ch dì,
cu a vici â contemplaziongh, còm diss Austingh
quann, ancöra zzaggiùsa, fasgèa u parringh.
 
'N'uggiàda â Sacra Scr'ttùra
e v' dd'vè d' agn cugn'ntùra.
 
Tanino Platania
 
Con questa poesia il poeta ciaccës ha vinto il I premio nella "Sezione A - dialetto" del Premio Naz.le di Poesia "Natale - Città di Tremestieri Etneo - XV Edizione 2003" il 10 gennaio 2004.
 
<<< domani la traduzione >>>
 

 

La via Francigena 4 / Anche a Placia

La Commenda/Domus Hospitalis di S. Giacomo d'Altopascio a Placia, 1100 ca.
 
Gli "ospitalieri" si dividevano in: frati sacerdoti, generalmentetre nella casa madre, che si occupavano dell'aspetto religioso; serventes o pappini, ruoli cui accedevano anche le donne, denominate sorore, che si occupavano prevalentemente di infermeria; laici con compiti ben definiti che formavano una sorta di terzo ordine; cavalieri scelti tra i fratelli provenienti da famiglie nobili. Presto l'Ordine iniziò a ottenere privilegi da parte del papato, accrescendo i propri domini e il proprio prestigio, sino a ottenere il riconoscimento della Regola da parte di papa Gregorio IX nel 1239. Non solo Papi ma anche Imperatori furono prodighi nei confronti dei Cavalieri del Tau d'Altopascio. La gloria e il lustro dell'ospedale valicarono ben presto i confini dell'Italia, e i frati dell'Ordine fondarono dipendenze anche all'estero: nel 1180 a Parigi dove oggi sorge la chiesa di Saint-Jacques-du-Haut-Pas, di lì a poco in Spagna ad Astorga, Pamplona e Tortosa, e poi in Inghilterra e Germania. Anche a Placia questi Cavalieri, al seguito di Enrico Aleramico, nel 1100 ca., fondarono una Domus Hospitalis dedicandola a San Giacomo (nella foto). Fu il primo "Ospedale" della nostra Città, un bel po' distante dal centro abitato di allora, ma lungo la strada proveniente da Nord e, quindi, il primo luogo di alloggio e ricovero che i viandanti avrebbero trovato, prima di proseguire verso Sud. Con il XIV secolo si avvertirono i primi segnali di decadenza dell'Ordine, dovuti a un'oggettiva difficoltà di gestione delle proprietà, alla perdita di importanza della via Francigena, ma soprattutto al fatto che da lì a pochi anni Altopascio si trovò al centro del conflitto toscano che vedeva contrapporsi le città di Pisa, Lucca e Firenze. L'Ordine continuò il suo declino anche a causa del trasferimento della sede papale ad Avignone, ma la soppressione definitiva avvenne soltanto nel XVI secolo a opera di papa Sisto V, che cedette i beni dei Cavalieri Ospitalieri del Tau d'Altopascio all'Ordine di Santo Stefano creato dal Granducato di Toscana. Il tau così si riappropriava dell'antico significato: la parola fine. (tratto da G. Staffa, 101 Storie sul Medioevo, Newton Compton Editori, 2012)
 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it

La via Francigena 3 / Cavalieri del Tau

In epoca medievale la lettera Tau dell'alfabeto greco, che corrisponde alla nostra T, si carica di una valenza simbolica potentissima, richiamando in maniera evidente la struttura della croce: il braccio verticale è lo stipes, il palo innalzato sul Golgota; il braccio orizzontale è il patibulum, cioè l'elemento che, legato sopra la schiena agli omeri, alle braccia e ai polsi del Nazareno, fu da questi portato lungo la via del Calvario. Sul luogo dell'esecuzione i due elementi furono uniti formando una gigantesca T. Fu proprio all'ombra di questo simbolo e ben consci delle sue implicazioni che, un giorno imprecisato dell'XI secolo, un pugno di nobili lucchesi fondò l'Ordine Ospitaliero dei Cavalieri del Tau, uno dei più antichi ordini cavallereschi d'Europa¹. La tradizione narra che furono dodici i cavalieri, come gli apostoli, ma non esiste un riscontro storico. La prima notizia certa, invece, risale a un atto di donazione datato 2 agosto 1084, in cui si fa riferimento a un ospizio ubicato loco et finibus ubi dicitur Teupascio, riferendosi al luogo conosciuto come Altopascio, il luogo in cui risuonavano i rintocchi della Smarrita². Furono loro, i cavalieri del Tau, che fondarono l'ospedale cui la campana richiamava, dedicandolo al pellegrino per eccellenza, San Giacomo³. Nell'hospitales si prestavano soccorso e cure mediche all'avanguardia per l'epoca, oltre che ovviamente accoglienza ai pellegrini e viaggiatori che percorrevano la strada. Forse anche per questo motivo i membri dell'ordine indossarono come segno di riconoscimento una veste e un mantello scuri o neri, con una "croce del Tau" di colore bianco: il bianco come simbolo di purezza e innocenza; il Tau come simbolo di carità cristiana, ma anche come richiamo del bordone, la stampella dei pellegrini. Tra i compiti dell'Ordine conosciuto come dei Cavalieri Ospedalieri di S. Giacomo d'Altopascio, oltre alla cura dei bisognosi, c'era quello di provvedere alla manutenzione delle strade e dei ponti, alla coltivazione dei terreni di proprietà e all'assistenza dei pellegrini nell'attraversamento dele zone poco sicure. Dal momento che le strade non erano percorse soltanto da mercanti e viandanti ma anche da individui della peggior risma, l'Ordine si cinse la spada al fianco. Ma il punto di forza dell'ospedale era in ambito sanitario. La Regola che i cavalieri adottarono, di stampo agostiniano, impartiva disposizioni sull'alloggio dei viandanti, a seconda del censo, della malattia e delle esigenze di ciascuno, sul nutrimento degli ospiti e sulle loro cure. A testimonianza di ciò, la Regola disponeva la presenza fissa nell'ospedale di quattro medici e due chirurghi laici (la chirurgia era infatti vietata ai religiosi) ben preparati, in grado di compiere l'esame delle urine e altri accertamenti clinici, ferrati in ortopedia, medicina interna, nonché nella preparazione di medicinali, soprattutto sciroppi e unguenti. Questi medici dovevano infatti saper affrontare le malattie più diffuse a quel tempo come il vaiolo, il tifo, il colera e tutte le patologie più frequenti per chi andasse per boschi e strade, ovvero ferite, piaghe e fratture di vario genere. (tratto da G. Staffa, 101 Storie sul Medioevo, Newton Compton Editori, 2012) (continua)
 
¹ Quest'Ordine a Placia fu portato nel 1100 ca. da Enrico Aleramico, cognato del Conte Ruggero, e fondò una Domus Hospitalis alle porte dell'odierno centro abitato, davanti l'ingresso del cimitero comunale della Bellia, oggi una sede dell'Assessorato al Turismo.
² Campana di cui abbiamo parlato ne "La via Francigena 2" di ieri 1 gennaio.
³ Nello stemma della foto l'anno di riconoscimento dell'Ordine, il simbolo Tau e le conchiglie che ricordano il cammino di Santiago (San Giacomo) di Compostela, di cui abbiamo già parlato nei giorni 23 e 24 luglio scorsi.
cronarmerina.it
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