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Cronarmerina - Dicembre 2015

Aspettando il nuovo Vescovo/4

mons. Cesare Agostino Sajeva IV vescovo nel 1846
Il IV vescovo di Piazza fu mons. Cesare Agostino Sajeva nato ad Agrigento nel 1794 e religioso di grandi meriti e virtù, ma devoto di casa Borbone. Nel 1849 a capo di una deputazione di nobili cittadini si portò a Caltagirone ove trattò col generale borbonico Zola la resa del distretto di Piazza. Nel 1859 inaugurò il Seminario presso l'ex convento dei Domenicani vuoto da decenni, alla cui istituzione concorsero il popolo di Piazza con un'imposta pro Seminario, la Fidecommissaria Cattedrale e il Municipio. Dopo qualche anno vi si traferirono anche la Curia e il Vescovado che avevano sede nell'attuale Museo Diocesano. Nel 1860 in seguito alla sollevazione della popolazione, poco dopo lo sbarco dei garibaldini, si ritirò nel convento dei Francescani di S. Maria di Gesù. Nel 1861 per un'omelia, con accuse alla politica anticlericale del Governo, tenuta in Cattedrale, gli venne perquisito l'appartamento nella vana speranza di trovare documenti compromettenti. Alla sua morte, avvenuta nel marzo del 1867, per evitare profanazioni alla salma da parte dei liberal-massoni piazzesi, venne tumulata in gran segreto in Cattedrale. Solo recentemente, grazie allo studio di antichi documenti d'archivio della Basilica (il Registro dei Morti redatto in latino), ne è stato individuato il sito presso la cappella dell'Annunciazione¹ a dx dell'altare della stessa. L'11 agosto 2012 la cappella restaurata ha accolto le lapidi poste sopra i resti mortali di mons. Sajeva e del X vescovo, mons. Vincenzo Cirrincione.
 
¹ Il 21/06/2019, in seguito alla segnalazione di un amico lettore, ho fatto alcune ricerche e invece dell'Annunciazione si tratta della cappella dell'Assunzione, in quanto prende il nome dal grande quadro sull'altare dipinto dal pittore fiorentino (Casi in Val di Sieve) Paladini Filippo (1544-1614).
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Fontana Sotto S. Pietro/n. 11

 
 
Questa fontana, scolpita dall'artista Salvatore Martello (1948-2008), è posta proprio sotto la chiesa di S. Pietro ed è stata messa lì da qualche anno più che altro per "bellezza". Infatti, l'idea originaria, alquanto accettabile, sarebbe stata quella di abbellire quell'angolo, che il più delle volte era ricettacolo di cartacce e altri oggetti meno nobili. Certo, ora potrebbe essere tenuto meglio (notate come il mascherone sia stato imbrattato da qualche "buontempone") ma un passettino in avanti è stato fatto. Per quanto riguarda l'esercizio idraulico vero e proprio, da quella bocca aperta non è mai uscita una goccia d'acqua, e a me sembra che il mascherone abbia l'espressione di quello che messo lì guarda, osserva e, rimanendo allibito, dice "CU SU CÖSTI, MA UNNA M TROVU!?".
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Famiglia Rivarola

D'azzurro al leone d'oro. In campo un'aquila, spigata e coronata di nero in campo d'oro
Nell'XI secolo Bernardo Rosso di Chiavari (Liguria) ottiene il castello di Rivarolo vicino Parma da cui il cognome Rubeis de Riparola. La famiglia Rivarola nel XVI secolo si trasferisce in Sicilia con i fratelli Agostino e Pietro, nobili genovesi che nel 1560 ca. si stabiliscono a Palermo. Qui troviamo Angelo Rivarola barone di Rafforusso* e poi nel 1598 Pietro Rivarola barone di Rafforusso. A Platea nel 1621 Geronima Rivarola è baronessa di Rafforusso e finanzia le opere per la trasformazione dell'Oratorio di S. Anna, fondato nel primo decennio del '600 da Pietro Calascibetta, in chiesa. I lavori iniziano nella seconda parte del secolo e vengono ultimati grazie ai finanziamenti della famiglia Trigona nel 1745. Nel 1655 tra le dodici suore del Monastero (dal 1642) delle Agostiniane di S. Anna, c'è la sorella della baronessa Geronima, Francesca Maria Rivarola. Gaetano Masuzzo/cronarmerina.blogspot.it

*La contrada, una volta feudo Rafforusso, Rafforosso, Raffirosso, si trova a ca. 25 Km da Piazza sulla SS 117 bis per Gela, a 3 Km dall'incrocio con la SS 417 per Caltagirone/Catania. Insieme a tanti altri feudi, faceva parte dell'antico casale/contea di Garsiliato che nel 1230 fu tolto all'Università di Piazza da Federico II di Svevia, quando fondò la nuova terra (Terra Nova) di Heraclia (oggi Gela). Attualmente è sede di un'area attrezzata della Provincia Regionale di Caltanissetta.           

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Aspettando il nuovo Vescovo/3

Mons. Pietro Francesco Brunaccini III vescovo di Piazza nel 1844
Il III vescovo della Diocesi di Piazza fu mons. Pietro Francesco Brunaccini De Spucches dei principi di S. Teodoro. Nato a Messina divenne nel 1836 abate nel monastero piazzese di S. Maria di Fundrò della Congregazione Cassinese dei Benedettini. Fu eletto Vescovo di Piazza nei primi mesi del 1844 ma nel novembre del 1845 fu promosso Arcivescovo di Monreale lasciando il governo della Diocesi al prevosto Giuseppe Felice Lattuca. In merito al suo episcopato si evidenzia la profonda attenzione per gli indigenti. A Piazza esiste una via a lui intitolata accanto alla Pinacoteca Comunale, al Monte.
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I tornei di basket femminile / 1

Rappresentativa francese, anni '60
Vi ricordate che per ferragosto c'era l'immancabile e seguitissimo torneo di pallacanestro femminile? Si svolgeva al campo Sant'Ippolito sul parquet in "mattonelle" che, se per caso cadevi, e a noi della pallavolo capitava spesso, ci lasciavi mezzo ginocchio! Le rappresentative venivano da tutta Europa, ma il tifo era sempre per la squadra italiana che sudava le fatidiche sette magliette contro le spilungone straniere. Ragazzone altissime, bravissime, biondissime e bellissime, che facevano sognare tutti i "tifosi" maschietti, che gustavano da veri intenditori tutti gli "schemi" tattici, prendendo persino degli "appunti" da proporre nei nostri "campionati"! Era difficile seguire i punteggi per le troppe distrazioni, non fuori campo, ma in campo. Colgo l'occasione prima di tutto per scusarmi di non averlo fatto prima e poi per ringraziare di vero cuore tutta l'Azienda Autonoma Soggiorno e Turismo di viale Gen.le Muscarà, per avermi dato la possibilità di recuperare tutte le foto sul Palio degli anni '60 che vi ho proposto nei giorni scorsi. Prossimamente metterò qualche altra foto relativa al torneo di basket femminile di quegli anni. Spero che vi faccia piacere. (continua)
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it
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Buon compleanno Placia

L'altro ieri, mercoledì 21, in piazza Duomo il Sindaco, con tutta l'amministrazione comunale, ha posto questa lapide a memoria dell'850° anniversario (1163-2013) della ricostruzione della nostra Città. Nella lapide è stato riportato un brano dello storico gesuita piazzese Giovanni Paolo Chiarandà (1613-1701) dove si ricorda come la nostra Città fosse stata ricostruita dell'istesse pietre e materiali della destrutta PLUTIA o PIAZZA VECCHIA. Con tutto il rispetto per lo storico Chiarandà, bisogna precisare che in nessun diploma o altro documento di quel periodo, ovvero del XII secolo, è stata riscontrata la parola PLUTIA, bensì il primo termine è stato quello riscontrato in un diploma del conte Enrico Aleramico del 1122, dove si legge di un testimone tal Gausonis de Placia, e in un altro diploma del conte Simone Aleramico di vent'anni dopo, dove si legge Platza, cioè la pronuncia in greco del nome latino Platia. Per concludere, sempre in quel periodo, in un altro diploma dello stesso conte Simone del 1148, si legge il nome di Placea e nell'opera "Il libro del re Ruggero" scritta in arabo intorno al 1150 dal geografo arabo Edrisi, si legge 'Iblatasah (per il Villari), 'Iblatsah (per il Nigrelli), che non sarebbero altro che i nomi in arabo del nome greco Platza e di quelli in latino Placia e Placea. In un'altra occasione riporterò quello che ha scritto, abbastanza chiaramente, a tal proposito lo storico Litterio Villari nella sua opera del 1981 Storia della Città di Piazza Armerina. Gaetano Masuzzo/cronarmerina   
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Aspettando il nuovo Vescovo/2

Mons. Pietro Naselli II vescovo di Piazza nel 1837
Il 2° vescovo della Diocesi di Piazza fu mons. Pietro Naselli e Alliata dei principi d'Aragona, nato a Palermo nel 1782 e morto a Napoli nel 1862. Ordinato sacerdote nel 1807 fu nominato Vescovo di Piazza nel febbraio del 1838 da papa Gregorio XVI. Preposito oratoriano dei Filippini di Palermo, tenne l'ufficio pastorale solo per pochi mesi, fin quando nel luglio del 1840 rassegnò le dimissioni perché nominato Cappellano Maggiore di Corte a Napoli da Ferdinando di Borbone II re delle Due Sicilie (re bomba), contestualmente venne nominato dal Papa Arcivescovo Titolare di Nicosia (capitale di Cipro). Nel frattempo, sino ai primi mesi del 1844, la Diocesi fu governata dall'ausiliare piazzese mons. Vincenzo Velardita Arcidiacono della Cattedrale. Mons. Naselli nel 1840 fu nominato Gran Priore e cavaliere di gran croce del Real ordine costantiniano di San Giorgio, nel 1858 Cavaliere dell'insigne e Reale ordine di San Gennaro.
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Individuazione perfetta

Via Calogero Giarrizzo oggi, inviatami da Sergio Piazza
Via Calogero Giarrizzo oggi, a sx la galleria ferroviaria
 

La foto in basso è dedicata a Giovanni Piazza alias Giòmetrico, per fargli individuare quanto più possibile la via mostrata in bianco e nero mercoledì scorso.  

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Cavalieri Templari

Croce dei Templari
La tragica parabola di potere e morte rende questo Ordine forse il più celebre tra gli ordini cavallereschi legati alle Crociate. Nacque intorno al 1119 a Gerusalemme per iniziativa dei nobili franchi Ugo di Payns e Goffredo di Saint-Omer, che reclutarono un primo nucleo di connazionali per votarsi alla difesa dei pellegrini in viaggio verso la Città Santa. Impressionato dal loro zelo, re Baldovino concesse loro di acquartierarsi in un'ala del suo palazzo, situata sul presunto sito del Tempio di Salomone: i cavalieri, di fatto una sorta di polizia del regno, divennero noti come MILITIA TEMPLI. Il Concilio di Troyes del 1128 e successive bolle papali li confermarono nel doppio ruolo di monaci-guerrieri, con un vasto corredo di privilegi. Fondamentale la protezione di una delle più alte personalità religiose del tempo: l'abate cistercense Bernardo di Chiaravalle, che scrisse la loro regola e per il quale non c'era contraddizione tra i voti religiosi e l'uccisione di musulmani. I Templari non se lo fecero dire due volte. Divenuti in pochi anni una forza d'élite, con la loro rossa croce latina furono una presenza temibile nei più celebri scontri, dove detenevano una posizione d'onore sull'ala destra dello schieramento. In parallelo, le crescenti proprietà in Oriente e in Europa trasformarono i Templari in efficienti amministratori, grazie a una capillare struttura di province e precettorie. I Templari potevano sposarsi ed erano organizzati in cavalieri, sergenti e cappellani. Le loro ultime prove di valore non impedirono la disfatta cristiana; orfani della Terrasanta e incapaci di reinventarsi un ruolo in Europa, si concetrarono sulla gestione del loro patrimonio. Edificarono chiese e castelli, anticiparono l'agricoltura intensiva, crearono la più efficiente rete bancaria del Medioevo, prestarono denaro ai re: in una parola, divennero una potenza economica. Il re di Francia Filippo il Bello, a corto di denaro, d'intesa con papa Clemente V istituì tra il 1307 e il 1314 un grande processo contro i Templari e ordinò confische e arresti in massa. Il processo portò molti cavalieri e il gran maestro Jacques de Molay al rogo, con le accuse di idolatria, eresia e sodomia. Nell'aprile 1312, infine, la Bolla Vox in Excelso decretava la "irreformabile e perpetua" soppressione dell'ordine più controverso. (Tratto da FocusStoria, luglio 2013)

*A Piazza non abbiamo avuto sedi di questo Ordine Cavalleresco se non dopo che i Cavalieri Ospedalieri di S. Giovanni Battista con sede nella Commenda accanto alla chiesa di S. Stefano, avessero ereditato, in seguito all'abolizione dell'Ordine Templare avvenuto nel 1312, la Casa Templare di Aidone, comprese le pertinenze di quella di S. Maria del Tempio a ca. 4,5 Km. a Sud-Est dell'odierna Mirabella Imbaccari. Per saperne di più in proposito potete cliccare sulla mia ricerca Il cavaliere templare-beato Gerlando de Alemanna. L'unico stemma presente a Piazza appartenente a questo Ordine Cavalleresco poi però assorbito da quello degli Ospedalieri e, nel 1530, divenuto Sovrano Ordine di Malta (croce bianca a otto punte su campo rosso), si trova nella II cappella a sx della chiesa di S. Pietro, nella tomba del Cavaliere  Desiderio Sanfilippo duca delle Grotte nel 1648.

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