ExclusiveCentraleSx
ExclusiveCentraleDx

Cronarmerina - Marzo 2015

Edicola n. 21

Questa è l'Edicola Votiva della Bellia. Si trova lungo il percorso che compiono gli amatori di jogging e footing tra i nostri straordinari boschi in qualsiasi stagione. E' stata costruita 8 anni fa e accoglie una statua, non tanto piccola, della Madonna Immacolata Concezione. La bella cappella, da qualcuno intitolata alla Madonna del Cammino, è stata costruita in pietra a vista molto bene a forma di nicchia, a sx dello spiazzo che c'è alla fine della non leggera salita, provenendo da Piazza. Il superamento dell'asperità invita, ai meno allenati, a fare un break proprio sui sedili in legno che ornano la cappella. E' piena di piccoli segni di devozione come coroncine del rosario, nastri colorati, qualche conchiglia come quelle del percorso di Santiago di Compostela, cordoncini di boy scout, qualche vasetto per i fiori, qualche lumino. Avevo già parlato di questo simpatico luogo, nel post dell'1 agosto 2013 dedicato alla Fontana e Abbeveratorio n. 7 che c'è lì di fronte. Colgo l'occasione per dire nuovamente grazie a chi ha contribuito a erigere l'edicola e, perché no, a tutti i passanti che la rispettano mantenendola egregiamente.
 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina      
Leggi tutto...

Quando i cavalli erano a vapore

 
Treno a vapore in servizio sulla Dittaino-Piazza-Caltagirone
"Il dott. Giusto, morto mezzo secolo fa [e dunque nel 1885] riteneva che nel treno ci fossero nascosti i cavalli per farlo camminare"¹
 
A pagghjetta
 
Quann' a Giust', d'u purteu d'a ferruvia
Gghj' cadì a pagghjetta ménz' a via
Cuménzà a griè: Spetta gnuri spetta
Tengh' i cavaddi e pìgghj'm' a pagghjetta!
 
Carmelo Scibona 
(U Cardubu, 1935)
 
(La paglietta - Quando a Giusto dal finestrino del treno /Gli cadde la paglietta per terra /Cominciò a gridare: Aspetta gnuri² aspetta / Ferma i cavalli e prendimi la paglietta!)
 
¹Nota originale all'epigramma nel volume U Cardubu del 1935.
²Così ci si rivolgeva allora al cocchiere. 

(tratta da C. Scibona a cura di S. C. Trovato, I mì f'ssarì - U Cardubu, 1997, p. 272 e non 274)

  
Gaetano Masuzzo/cronarmerina
 
Leggi tutto...

Piazzesi GRANDI e piccoli / 2

Piazza Garibaldi, primi 900
Dopo le prime strofe oggi le ultime strofe del sonetto in siciliano del poeta-falegname Carmelo Scibona (1865-1939) che ci ricorda concittadini di un secolo fa che si distinguevano per virtù o difetti non comuni.
 
Òmini ranni
 
Rresta vivu lu nomu di Brusgiànu¹
Cu dda vuci e ddu tonu di supranu
Rresta eterna, di chistu gran poeta 
La canzuni "A ch' nudd' m' nqueta...".
 
Li veru sàuti li facìa Marianu
Sàuti murtali a tri e quattru 'ncranu
Spissu 'Mpalermu iva a dari provi
Turnannu a pedi cu muzzuna e angiovi².
 
E fra li ranni, fu Saru Baddotta
Dò Gnaziu Sventa Marrùggiu e Giuanninu
Cola Santoru, lu vecchju Piddotta,
Natola, sunaturi d'ottavinu³.
 
A st'òmini successi lu Mammuni,
E l'ùrtimu: Lu chjupp' ô Pirpittuni...4
 
Carmelo Scibona
(U Cardubu, 1935)
 
¹ Era Gaetano Brusciano che godeva di essere provocato e, quando era lasciato in pace ripeteva: "ah, ch' nud m' nqueta!".
² Era Mariano Caldara, sempre con la sua pipa in bocca, era specializzato nel fare salti per un grano ovvero gratis. Alla richiesta una volta a Palermo da Agenti di P.S. perché si trovava in quella città "per le prove di salti", rispose: "M'è v'nut a catè ns'càr" = "Sono venuto a comprarmi un sigaro". Da Palermo se ne tornava a piedi, soltanto con mozziconi di sigaro e qualche acciuga.
³ Erano Rosario Ballotta, don Ignazio soprannominato "Sventa" cioè lo scorreggione, un altro soprannominato "manico di zappa, piccone, bastone", un altro Giovannino, un altro Nicola Santoro, un altro ancora l'anziano Pillotta e Natola, suonatore di ottavino.
4 Gli ultimi due contemporanei erano uno soprannominato "il Mammone" e l'altro "Pirpittuni" ovvero Gaetano Speciale, il quale non era uno stupido, ma preoccupato a cercare una buona compagnia senile per avere degli eredi a cui poter lasciare la sua proprietà. Per questo divenne il bersaglio divertente dei monelli che gli gridavano: "Comu c' cadìnu l'ali, Pirpituni! Disgrazzïatu, bannunatu d'i fimmini. Pirpituni, na rrosa cincu liri". 
Secondo me l'ultimo verso deve essere inteso così: "E l'ultimo (dell'elenco degli Uomini grandi): il chiù (come veniva chiamato l'assiolo a Piazza per il suo verso) successe a Pirpittuni (a Piazza Pr'p'töngh, come veniva chiamato l'ùpupa, soprannome di Gaetano Speciale)."
 
(tratto da C. Scibona, a cura di S. C. Trovato, I mì f'ssarì - U Cardubu..., 1997, pp. 212, 213)
 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it
  
Leggi tutto...

Piazzesi GRANDI e piccoli / 1

Piazza Garibaldi, anni 20
 
Per darvi un assaggio delle istantanee di vita piazzese, che troviamo nelle poesie del poeta piazzese Carmelo Scibona (1865-1939), vi voglio far leggere questo sonetto in siciliano che parla di alcuni concittadini che si distinguevano per una virtù o un difetto non comune, a cavallo dell'Ottocento e del Novecento. Nel commento al componimento ci si pone questa domanda: "Che non sia la conseguenza della fusione delle varie stirpi venute in questo crogiuolo etnico linguistico?"
 
Òmini ranni
 
Fra ranni lu chjù ranni fu Pasquali¹
Fu n gèniu di cirveddu veru finu
A st'omu cussì lustru ed immurtali
Successi Peppi l'orbu e Modestinu².
 
E Mariu³, fra l'artisti fu n valuri,
La sò vuci faccìa mparadisari,
Di li ssò pezzi fici gran fururi;
"Tunnina riginedda di lu mari..."
 
Brasi, u tortu, fu n celebri tenuri4,
Tamagnu5 nun lu poti superari.
Cungetta, a torta6, ni mpazzìu d'amuri 
Pi la sò vuci e li biddizzi rrari...
 
¹ Era Pasquale Falciglia, lo stupido che il poeta, al tempo della sua fanciullezza, vedeva sempre con le pietre in mano. Una volta schiacciò la testa ad un ragazzino e si mise a gridare d'avervi trovato "sangue e materia".
² Pepi e Modestino, erano altri stupidi contemporanei.
³ Era Mario Bologna, banditore di pesce che con la sua bella voce sonora dava una tonalità diversa a seconda del pesce bandito. In questo caso gridava la tonnina, reginella del mare.
4 Era Biagio Lo Curto, altro banditore, brutto di faccia, torto di gamba e del braccio destro.
5 Era il celebre tenore torinese Francesco Tamagno (1851-1905).
6 Era Concetta a Torta, detta così perché zoppa d'un piede. Squlibrata di mente, a casa si faceva la comunione con le ostie che le fornivano i farmacisti. Diceva sempre d'essere la pecorella smarrita che veniva condotta all'ovile. 
(tratto da C. Scibona, a cura di S. C. Trovato, I mì f'ssarì - U Cardubu..., 1997, pp. 210, 211)
 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it
 
 

 

Leggi tutto...

Avvertenza ai cultori del galloitalico

Copertina dell'opera di Salvatore C. Trovato, 1997
 
Avvertenza ai cultori del galloitalico
 
Tutte le trascrizioni dei componimenti dello Scibona che saranno presentati su questo sito, anche se tratti dal volume nella foto (Carmelo SCIBONA a cura di Salvatore C. TROVATO, I mì f'ssarì - U Cardubu, Ed. IL LUNARIO, EN, Tip. Lussografica, CL, 1997) rispettano l'edizione originale (editio princeps) de U CARDUBU, pubblicata a Milano nel 1935 a cura dell'Avv. Nino Arena. 
Pur non avendo consultato personalmente l'edizione originale del 1935, la mia trascrizione è stata possibile perché nel volume del 1997 il Trovato, avendo potuto consultare oltre all'opera del 1935 anche i manoscritti del poeta piazzese, ha riportato in nota tutte le variazioni riscontrate rispetto alla sua versione «purgata delle gravi incoerenze ortografiche e degli errori della edizione Arena».

Questa avvertenza si è resa necessaria perché nei prossimi giorni verranno pubblicati alcuni componimenti del poeta-falegname piazzese, con relativa traduzione in italiano.

cronarmerina.it
Leggi tutto...

Il poeta Carmelo Scibona / 5 e ultimo

Busto del poeta Carmelo Scibona nell'omonima villetta al Monte
 
5 e ultimo
 
(dalla 4^ parte) Secondo il mio modesto parere, l'opera di Carmelo Scibona (1865-1939) oltre alle indubbie qualità artistiche, poetiche, linguistiche e satiriche, è da ritenersi altamente preziosa, per averci tramandato uno spaccato della vita (nomi, cognomi, soprannomi, 'ngiùrie, professioni, politica, abitudini, vizi e virtù) che si conduceva nella nostra Città a cavallo dei due secoli passati. Il primo componimento dei complessivi 270 è del 1878, quando aveva 13anni, e il secondo del 1883. Pertanto, anche in mancanza di foto e di video, grazie ai versi dello Scibona, accompagnati da tante note informative, ci si può calare nella vita quotidiana dei nostri nonni per prendere, perché no, anche qualche lezione. La nostra Città al poeta ha intitolato una via e la villetta accanto alle scuole della Trinità, ex ciàngh Balilla, nel suo quartiere Monte, dove sul busto realizzato dal bravo scultore piazzese, Salvatore Martello (1948-2008), troviamo la scritta
 
CARMELO SCIBONA
POETA DIALETTALE 
PIAZZESE
 
e i seguenti versi di avvertenza che già troviamo nella prefazione dell'autore al volume U Cardubu pubblicato a Milano nel 1935:
 
È meggh a dirlu prima
Senza purtèm a strénz.
Quatr m' l'è sauvàt:
Serv'nu pa s'ménz.
 
Traduzione: È meglio dirlo prima, /Senza che mi si costringa. /Un po' [di rime,ndr] me le sono conservate: /Servono per sementa.
(tratto da C. Scibona, a cura di S. C. Trovato, I mì f'ssarì - U CARDUBU e tutti gli altri componimenti editi e inediti, Ed. IL LUNARIO EN, Tip. Lussografica CL, 1997)

Nel prossimo post ci sarà l'avvertenza ai cultori del galloitalico per la lettura dei componimenti che verranno pubblicati.   

Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it 
 
Leggi tutto...

Il poeta Carmelo Scibona / 4

 

Piazza Garibaldi anni 30, a dx il Circolo Operaio frequentato dal poeta Scibona

 
4^ parte
 
(dalla 3^ parte) Mentre il primo scopo della pubblicazione del libro di Carmelo Scibona, sembra essere stato raggiunto per averlo fatto conoscere, oltre che ai contemporanei, anche alle future generazioni, per il secondo, relativo al raggiungimento di una certa agiatezza, non ebbe altrettanta fortuna. Infatti, lo slancio dei Piazzesi nell'acquistare U Cardubu non fu pari a quello dei pochi altri residenti a Milano, nell'addossarsi le spese della stampa. Molte copie rimasero invendute e "il poeta visse gli ultimi anni della sua vita in penose ristrettezze economiche. Colpito da edema polmonare, confortato dalla moglie, dai figli e da alcuni vecchi e affettuosi amici, si spense il 12 aprile 1939. I funerali vennero pagati con gli scarsi proventi della sua opera." Un poeta di tale levatura non poteva lasciare questo mondo se non con un'ultima opera di grande modestia, sincerità e franchezza. Quando sentì prossima la fine, chiese al suo amico epigrammista Aristide Sottosanti di preparare l'epitaffio per la tomba senza infingimenti e ipocrisie, con queste parole:
 
A Rirìddu
 
E Rirì, m'è fè m-piasgér':
Quann' véngh' ô zz'm'tér',
Sovra a préa d'u mì fussöngh'
Non ghè fè na scr'zziöngh'
Cina d' farfantarì...
Basta n S cu na C. 

Carmelo Scibona
(U Cardubu, 1935)

 <<Traduzione: Ad Aristide /E Rirì, mi devi fare un piacere: /Quando vengo al cimitero, /Sulla lapide della mia fossa /Non ci devi fare un'iscrizione /Piena di menzogne... /Basta una S con una C (n.d.r. sigla che sta per Scibona Carmelo)>>
 
(tratto da C. SCIBONA, a cura di S. C. TROVATO, I mì f'ssarì - U CARDUBU e tutti gli altri componimenti editi e inediti, Ed. IL LUNARIO EN, Tip. Lussografica CL, 1997)
 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it
 
Leggi tutto...

Il poeta Carmelo Scibona / 3

 
Il Podestà Avv. Nino Arena (1895-1952)
 
3^ parte
 
(dalla 2^ parte) Il volume U Cardubu del poeta piazzese Carmelo Scibona, fu stampato presso l'Officina tipografica Gilardoni-Chiesa-Gallazzi, in via Francesco Soave, 24, Milano, a spese e a cura dell'Avv. Nino (Antonino) Arena (1895-1952) che, mecenate di tanti artisti piazzesi del suo tempo, ricoprì la carica di Podestà (come si chiamava allora il Sindaco) di Piazza Armerina dal 1938 al 1942. La foto in divisa si riferisce all'inaugurazione nel 1941 del Regio Istituto Tecnico Industriale per Meccanici ed Elettricisti "C. Cascino", per il quale si era tanto interessato. Successivamente si trasferì con la famiglia a Milano, a pochi passi da piazza Duomo. Proprietario di gran parte della superficie su cui sorge l'attuale Villa Romana del Casale, divulgò nel dopoguerra la scoperta dei mosaici a beneficio di tutti, in cambio di un modesto risarcimento per l'esproprio del terreno. Il 29 dicembre del 2012 la prof.ssa Salvina Ciffo Arena ha donato i manoscritti originali relativi all'opera dello Scibona di proprietà del suocero, avv. Arena, al Comune di Piazza Armerina. (continua) (in parte tratto da C. SCIBONA, a cura di S. C. TROVATO, I mì f'ssarì - U CARDUBU e tutti gli altri componimenti editi e inediti, Edizioni IL LUNARIO EN, Tip. Lussografica CL, 1997.)
 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it
Leggi tutto...
Sottoscrivi questo feed RSS

Ricerche Storiche

Censimenti

Storia Civile

Storia Ecclesiastica

Curiosità

Come Eravamo