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Cronarmerina - Maggio 2025

Edicola n. 11

Questa è l'Edicola Votiva dedicata alla Madonna col Bambino di via Mons. Sturzo (1861-1941, VII vescovo della Diocesi di Piazza dal 1903 al 1941), quasi di fronte l'autolavaggio e la salita Liurno. Come vi avevo accennato nel post Via del Tubo dell'11 dicembre scorso, questa strada nel secolo passato ha avuto altri due nomi prima dell'odierno. Il primo che si ricorda è stato Stradale Altacura*; il secondo, degli anni 30 e 40, Stradale Mazzarino, che arrivava sino ai Canali comprendendo l'attuale via Salvatore Principato. Essendo un tracciato stradale tra la collina del Piano dei Teatini, una volta all'interno delle mura cittadine, e quella del Carmine, fuori le mura, originariamente seguiva il fondo valle della Taccura. Infatti, se si percorrono i due lati, sottostanti di almeno 4 metri, nella seconda parte della sede stradale, si notano gli ingressi delle antiche abitazioni costruite prima e che seguivano l'andamento originario della vallata. La sede stradale fu rialzata, probabilmente a metà Ottocento, perché altrimenti sarebbe rimasta molto ripida e pericolosa per i carri, carretti e, poi, automobili, sempre più numerosi.

*Ricordo che il nome deriva dall'acqua solfurea curativa proveniente dalle sorgenti del Piano del Patrisanto o dei Teatini, ormai completamente prosciugate o coperte e che continuano a scorrere sotterranee.

 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina           
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Fine anno imbiancato

 
Non potevo non farvi partecipi della novità di stamattina. 
Approfitto di una bella foto di Daniele Papa messa su facebook per mostrarvi la visita che ci ha fatto la neve. Senza dubbio è molto suggestiva Piazza imbiancata, ma altrettanto senza dubbio ci provocherà molti disagi, considerando l'inadeguatezza dei mezzi antineve comunali nel rendere percorribili le strade, specie quelle molto ripide: via Mons. Sturzo, via Libertà, via Cavour, via Vitt. Emanuele, via Monte. Speriamo bene e Buona Fine 2014.

Dimenticavo: Aöi tutti a sciar' o Munt' !

 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina  
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Il D'Artagnan piazzese/2

 
Eccovi la foto di Giovanni Santangelo con gli attori de "La Centona" di Nino Martoglio¹ andata in scena al "Teatro Musco" di Catania dal 15 al 18 dicembre 2014. La produzione "Teatro Stabile di Catania" dopo il grandissimo successo riscosso in oltre trecento repliche realizzate nelle ultime stagioni teatrali, è stata riproposta in un nuovo e più funzionale allestimento. Tra interventi satirici, momenti di alta poesia, "pezzi" famosissimi tratti dal repertorio delle migliori commedie del Belpassese, interventi giornalistici presi di peso dal "D'Artagnan", il giornale satirico a cui Martoglio dedicò tanti sacrifici e tanto tempo, momenti di poesia popolare rappresentati dai "Curtugghiarissimi", lo spettacolo procede senza intoppi per oltre 90 minuti ed è diviso in due parti, alternando momenti di grande spessore storico e culturale ad altri di puro divertimento e di gioioso gioco scenico. (tratto da Gianni SCUTO, Scheda dello Spettacolo, www.teatrostabilecatania.it, pagina riportata nella foto in alto)

¹ Nino Martoglio (Belpasso 1870 - Catania 1921) fu a cavallo dell'800 e del 900 l'arguto cantore della "Civiltà" di Catania: l'antico cuore della città, ricco di palazzi storici, edifici religiosi, stradine e piazze, dense di motti e detti e testimonianze che fanno parte del proprio patrimonio antropologico. Uomo colto, curioso, intelligente, Martoglio fu regista, sceneggiatore, scrittore e poeta italiano molto stimato dallo stesso Pirandello che alla sua morte... ebbe a scrivere che "Nino Martoglio è per la Sicilia quello ch'è il Di Giacomo e il Russo per Napoli, il Pascarella e il Trilussa per Roma; il Fucini per la Toscana; il Selvatico e il Barbarani per il Veneto: voci native che dicono le cose della loro terra...". Una terra che Gianni Scuto adesso ha messo in scena al Teatro Musco di Catania con lo spettacolo La Centona, lo stesso titolo dell'opera di poesie di Martoglio che conoscono tutti i siciliani e non solo, innestandovi schegge dei suoi lavori più significativi... e veste i personaggi con abiti dei tempi andati, spiccando tra loro un doppio D'Artagnan (Carlo Ferreri e Giovanni Santangelo) titolo pure del settimanale "serio-umoristico" fondato e diffuso a Catania dal 1889 al 1904 dallo stesso Martoglio, fustigatore dei costumi e difensore dei poveri, quasi che il duo dovesse ripetere le gesta di giustizia e di amore per il prossimo che si favoleggiavano compiute dal più celebre dei quattro moschettieri di Luigi XIV. (tratto da Gigi GIACOBBE, www.Sipario.it, 13 dicembre 2014)

Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it

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Il D'Artagnan piazzese/1

 
Il D'Artagnan Giovanni Santangelo
 
Giovanni Santangelo è nato nel luglio del 1980 a Piazza Armerina. Dopo il Liceo Linguistico, partecipa a vari corsi e laboratori con gli attori Antonio Cascio e Lucia Sardo, diplomandosi alla Scuola d'Arte Drammatica "Umberto Spadaro" del Teatro Stabile di Catania diretta da Lamberto Puggelli. Questi lo dirige, ancora allievo, nell'"Antonio e Cleopatra" di William Shakespeare con Massimo Foschi e Mariella Lo Giudice e nel recital "Scenari brechtiani" con Umberto Ceriani. All'interno della scuola di recitazione ha modo di studiare con Vincenzo Pirrotta, Ferruccio Soleri, Marise Flach, Massimo Foschi, Renzo Musumeci Greco, Gilles Coullet e Kalamandalam Karunakaran. Collabora più volte in teatro nelle commedie con l'attore siciliano Tuccio Musumeci, e viene diretto da registi come Nino Mangano, Angelo Tosto, Antonello Capodici. Oltre il teatro ha esperienze di cortometraggi, una partecipazione in TV in un episodio della Fiction RAI "Il Commissario Montalbano" per la regia di Alberto Sironi e nel film "Biagio" per la regia di Pasquale Scimeca. Dal 12 al 18 dicembre u.s. ha recitato ne "La Centona" di Nino Martoglio al "Teatro Musco" di Catania nel ruolo di D'Artagnan con la regia di Gianni Scuto insieme a Nellina Laganà, Vitalba Andrea, Raniela Ragonese e altri. (continua)
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it
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Fontanella Torre di Renda/n. 11

 
 Quella nella foto in alto è una delle due fontanelle presenti presso l'Azienda Turistica Torre di Renda gestita dai fratelli Filippo e Ignazio Golino*. L'edificio principale dell'Azienda, che oltre a diverse camere e a un gran bosco naturale comprende una piscina e un ampio parcheggio, è un'antica costruzione del Seicento, divenuta in seguito residenza estiva del VI vescovo della Diocesi di Piazza Armerina, mons. Mariano Palermo (1825-1903), di cui riporto lo stemma (foto in basso) che si può ammirare sulla porta principale.  
 
*Mi preme ricordare che con Ignazio molto spesso giochiamo a trennis partite all'ultimo sangue, con alterne vittorie e sconfitte, ma sempre all'insegna della sportività e della correttezza più estreme.
I còsi giùsti su giùsti! 
 
cronarmerina.it
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Fontana "I due canali" a Mirabella/n. 36

La fontana/abbeveratoio "I due canali" a pochi metri dalla Stazione Ferroviaria di Mirabella Imbaccari, anni 70

Fontana/abbeveratoio "I due canali" primi decenni del Novecento

Questa è la fontana/abbeveratoio che per la sua particolarità era chiamata comunemente I DUE CANALI. Come ci documenta inequivocabilmente la foto in alto (sulla dx si scorge l'edificio della stazione ferroviaria), la fontana sorgeva a pochi metri dalla Stazione Ferroviaria di Mirabella Imbaccari, lungo la tratta a scartamento ridotto Dittaino - Piazza Armerina - Caltagirone. Purtroppo non esiste più, come non esiste più la stazione che ha lasciato il posto oggi alla grande piazza Aldo Moro ma che tutti i Mirabellesi chiamano Rotonda. Tutta quella zona era conosciuta col nome Acquanova, forse perché c'era, appunto, questa rigogliosissima fontana che dissetava copiosamente tutti i passanti che vi si fermavano, specie per le loro cavalcature. 
cronarmerina.it
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Edicola n. 10

 
La n. 10 è la tipica Edicola Votiva, dedicata a Maria SS. delle Vittorie. La troviamo sempre in ordine con ceri e vasetti di fiori sulla mensola con balza natalizia. Si trova nel Cortile Aleotta, una rientranza quasi a metà della via Garibaldi, la famosa strata ô Princ'p in onore di Vincenzo Starrabba barone di Scibinasi principe di Giardinelli nel 1711, che costruì il suo palazzo qualche decina di metri oltre, sulla sinistra. Al cortile si accede passando sötta l'arch che si trova a pochi passi da una gioielleria, negli anni 30 sede del cinema muto Olimpia e, prima ancora, chiesa di S. Girolamo punto d'incontro del Sodalizio degli Studenti. In questo cortile mio padre Gino aveva u depòs'tu, il magazzino per il materiale di ferramenta che vendeva in via Garibaldi 33, di fronte al negozio di abbigliamento Élite di Franco Palermo. La via Garibaldi sino agli anni 70/80 era il centro del commercio piazzese. Non c'era una porta libera, non esistevano cartelli VENDESI o AFFITTASI, dal mattino alla sera era un continuo pullulare di persone, avere un'attività in questa via era molto esclusivo e redditizio. Dagli anni 90 il fuggi fuggi. Il trasferimento di centinaia di famiglie nelle zone periferiche alla ricerca di comodità abitative, la crisi economica e la mancanza di parcheggio nelle immediate vicinanze, hanno costretto decine di attività a chiudere o a trasferirsi nei nuovi quartieri comprendenti diverse migliaia di cittadini. Moltissimi i negozi chiusi definitivamente (Élite, Catalano, Germanà, Ferrigno, Lalletta, Scucchia, Piana e ci metterei anche il cinema Plutia) mentre tra le tante attività trasferitesi c'è la secolare farmacia Giusto, il negozio Falcone, quello di ferramenta Masuzzo.  
Gaetano Masuzzo/cronarmerina   
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A v'gìlia d' Tanìnu

 
 

A v'gìlia dî Natàli d' st' témp smarrù

D' mattìngh',
siddu u sö m' döna a casiöngh' d'annè pâ via
a scuntrè cu passìa:
ggh'è cu ciàng,
gh'è cu rìd,
cu s' sciarrìa
e cu purmunìa...
... e nudd ch' pénza a Déu.
Siddu u témp p'cchiulia
m' n' stöia 'ncasa mia:
ggh'è cu ciàng,
ggh'è cu rìd
cu s' sciarrìa
e cu purmunìa...
... e nudd ch' pénza a Déu.

Ô dop'mangè,
tra 'na zz'cch'nètta e 'na scöva cu a pr'mera,
vài griànn ad â carr'ttéra
p'rchì d' 'ncàv u tavulingh'
m' vonu ddèvè a cannatèdda û vìngh'.

Ad â séra,
'na v'ccétta r'nsavù,
voggh' savèr u fàit com fu
d' Cö ch' ciamöma Gesù
e, accuscì, prima ch' a campana sona
- d' già, höia dàit basta ad â cona -
m' vì föra p' annèr ad â méssa d' menzanöit,
ma, nauseà e tönn cöit
zèrch, prima, d' smurtè i vampi ch' ggh' höia d'ncòdd
ma, ciù stöi föra, ciù r'mòdd.
Ô scur ô scur e cu l'öggi a pampanèdda,
nan r'nèsc a scarì mànch' 'na stèdda
- m' sent còm n'asgéu cadù dû nì -
abéstra, scöntr u parrìngh' ch' m' disg ch a méssa f'nì
e menu mau ch' u Bambìngh' ch' nascì
pénza sèmpr p' mì e p' tì,
senza véd siddu ggh'è u sö o siddu scurì.
Sabanadìca, Gesù!

Tanino Platania

cronarmerina.it

 

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Locanda Trinacria di via Mazzini

Se ricordate, nel post del 26 settembre u.s. "Due Hotel a Piazza nel 1903", avevamo parlato dell'Hòtel et Restaurant Trinacria che c'era in via Roma al n. 61 nel lontano 1903. Ebbene, circa vent'anni dopo ritroviamo lo stesso nome Trinacria dato alla Locanda che c'era in via Mazzini al n. 58 (nella foto). La Locanda Trinacria era stata aperta in via Mazzini, una delle vie più importanti e trafficate di Piazza, nel 1922 dal proprietario terriero caltagironese Pietro Di Benedetto (1873-1943). Era composta da alcune camere su due piani per complessivi 11 posti letto e preparava anche da mangiare, specie per i camionisti che vi pernottavano nelle loro soste che potevano usufruire anche dello scoperto restrostante. Il nome era stato ereditato dall'Hotel di via Roma, forse perché anche di proprietà del signor Di Benedetto. Pertanto si presuppone che l'Hotel di via Roma sia rimasto in funzione sino all'anno dell'apertura della Locanda. Quest'ultima fu gestita all'inizio dal signor Pietro, successivamente dal figlio Antonino e dal cognato di questo della provincia di Benevento, Giuseppe Delli Veneri. La Locanda di via Mazzini chiuse l'attività nel 1968 e adesso l'edificio è l'abitazione della famiglia del nipote di Pietro e del figlio di Antonino, Maurizio che cronarmerina ringrazia per le preziose notizie concesse.

Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it        

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Edicola n. 9

La n. 9 è l'Edicola Votiva che ricordo sin da piccolo, quando mio padre Gino aveva la falegnameria di fronte, sutta a canc'llàta, in via Roma. Intesa come a cap'llèdda, è stata sempre dedicata alla nostra Patrona Maria SS. delle Vittorie e proprio in questo sito c'era una delle porte della Città, la Porta dell'Ospedale. Questa era chiamata così perché in questa strada chiamata a f'rrèria per la presenza di tanti fabbri e, prima ancora, stràta d' fönn'chi per le case magazzino a un piano una accanto all'altra, sorsero i primi edifici, che dovevano essere delle semplici grandi camere, adibiti a ospedali e affidati ai frati appartenenti all'Ordine Ospedaliero di S. Giacomo d'Altopascio, prima di essere dislocati in altri luoghi. Quasi ogni anno ospitava una delle tante novene natalizie ora, nonostante si sia mantenuta bene perché inglobata nel restauro dell'abitazione* accanto, non viene presa più in considerazione o, quanto meno, trascurata. Subito dopo c'è l'impalcatura che da tanti anni ci testimonia il completo stato di abbandono del palazzo che rischia di crollare da un giorno all'altro. Però, quanti ricordi d'infanzia!
 
*Era l'abitazione del mio indimenticabile e insuperabile maestro elementare Salvatore Giammusso (1927-1993).
 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina
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