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Cronarmerina - Maggio 2025

Edicola n. 8

La n. 8 è l'Edicola Votiva dedicata alla Madonna delle Lacrime di Siracusa, poco visibile nella foto per la controluce nei vetri, che si trova in piazza Garibaldi, proprio in mezzo agli ingressi di due indimenticabili esercizi commerciali degli anni 40, 50 e 60. Infatti, a sx c'era il negozio di giocattoli dei nostri sogni Valentino magazzino per tutti di Valentino Alessandro (quest'ultimo il cognome), a dx c'era il Caffè Bifera* il cui titolare era conosciuto per le simpatie monarchiche. Il primo era frequentatissimo per i profumi, per le auto in miniatura e per gli scherzi di carnevale, mentre nel secondo mio nonno 'Ngiuliddu comprava il vermout e io andavo a prendere il cono gelato da 10 Lire allungando all'inverosimile il braccio e in punta di piedi per poggiare la moneta sul banco altissimo per noi ragazzi.

*Una chicca da una fonte affidabilissima: prima nel locale del Caffè Bifera c'era un negozio di "cappelli per donna" gestito da una signorina, il cui padre lo chiamavano don Giuan u catanis, molto bella e assomigliante all'attrice Sofia Loren. 

 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina 
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Famiglia Polizzi

D'azzurro alla fascia d'oro, al capo due stelle d'oro ad otto raggi, in punta un giglio d'oro
FAMIGLIA POLIZZI
Il cognome della famiglia Polizzi (in origine da Polizzi) deriverebbe dal piccolo comune di Polizzi Generosa quasi a metà strada tra Palermo ed Enna lungo la direttice Sud-Est. Il toponimo del comune, a sua volta, ha origini greche (almeno bizantine) nel termine polis (città). Nella nostra Città il primo ad appartenere a questa famiglia potrebbe essere stato al tempo del Vespro (1282) Bartolomeo de Pollicio, elencato in un documento dell'epoca tra i 101 nominativi di militi o nobili presenti nel vasto territorio di Plasia. Quasi nello stesso periodo, 1272, si registra un Simone da Polizzi nominato da re Carlo I d'Angiò castellano di Castrogiovanni (Enna). Dai componenti della famiglia da Polizzi stabilitisi inizialmente ad Agrigento, ebbero origine i rami di Messina e Castrogiovanni, poi diffusi in Palermo, in Randazzo e in altre città dell'Isola, nonché in Calabria e Napoli. Da Castrogiovanni, nel Cinquecento, la famiglia si diffuse a Plaza. Infatti, nel 1579 si registra un Don Gilberto Polizzi di Castrogiovanni che acquista parte delle rendite del Marchesato di Geraci, feudo a 30 Km. ca. da Polizzi Generosa. Si tratta dello stesso Gilberto Polizzi che è riportato nell'epigrafe di uno dei sarcofagi (quello di sx) nella II cappella entrando sulla dx nella chiesa di S. Pietro di Piazza. La cappella, detta dell'Annunciazione, ha sia sull'arco principale, sia sulla cornice del dipinto frontale (nella foto) e sia sui due sarcofagi lo stemma della famiglia Polizzi, in quello di dx è rappresentato assieme a quello dei Trigona. Nell'epigrafe di sx, Gilberto Polizzi risulta sposato con Silvia (Trigona) mentre seppelliscono il loro figlio Giovanni Tommaso Polizzi morto 16enne. Nell'altro sarcofago Don Alberico Trigona dedica il monumento di pietà alla moglie Apollonia Polizzi morta nel 1615 all'età di 26 anni. Inoltre, Gilberto è lo stesso Gilberto Polizzi che troviamo nell'elenco degli otto benefattori che nel loro testamento lasciano parte dei loro beni per formare i Legati di Maritaggio a favore delle fanciulle orfane degli orfanotrofi di Piazza, e per questo si servono dell'amministrazione del Monte di Pietà. Nel 1603 nacque a Platea Giuseppe Polizzi, padre gesuita nel 1618, divenne professore di grammatica nel Collegio della Città e di filosofia e di teologia scolastica e morale in quello di Palermo. Di queste discipline pubblicò voluminose opere prima di morire a Palermo nel 1691. Nella Mostra del Libro Antico, presso la Biblioteca Comunale di Piazza Armerina, è possibile vedere il suo primo tomo di tre Philosophicarum Disputationum Tomus Primus De Logica, Tip. Dominici de Anselmo, PALERMO MDCLXXV¹.Nel 1637 troviamo Andrea Polizzi Consulente (Consigliere) popolare nel Consiglio degli Ottanta e nel 1714 un altro Andrea Polizzi, canonico che fu tra i sacerdoti che fuggirono da Piazza per osservare l'interdetto del Vescovo durante la "Controversia Liparitana".     ¹Gli altri due tomi furono pubblicati a Palermo dalla Tip. Caroli Adamo 1676 (secundus), e dalla Tip. Augustini Bossij 1675 (tertius). Gaetano Masuzzo/cronarmerina
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Edicola n. 7

La n. 7 è l'Edicola Votiva che si trova sotto l'arco che collega la piazza Garibaldi all'ex chiostro dei Benedettini, oggi sede del Municipio. Dentro una semplice ma bella cornice in pietra arenaria, su 112 mattonelle di ceramica è ben rappresentata Maria SS. delle Vittorie patrona della Città. A destra in basso c'è la firma dell'autore dell'opera, Maurizio Romano, con accanto l'anno, il 1991. Inoltre, alla base dell'immagine della Madonna col Bambino ci sono dei versi, parte in italiano e parte in siciliano. Quelli in siciliano sono del poeta Girolamo Giusto (1868-1941)*, in mezzo ai versi c'è la dedica dei Lions di Piazza Armerina.
I versi in italiano
 
Vampe di fascine    
e marcette di ottoni
elevano alle sacre icone
un turbinio di faville
frammisto a suoni 
e clamori di bimbi
nel rinnovato rito
delle "novene".
I versi in siciliano
A Chiazzavecchia
nni la sò chisuzza,
'ntutti li chiesi 
e 'ntutti li palazza,
ni li cappelli
la Bedda Matruzza,
è la difisa 
a sta divota Chiazza!
G. Giusto
 
La dedica in mezzo
I Lions di Piazza Armerina, nel venticinquennale di attività del club, offrono alla città e alla sua Patrona quest'opera dell'arte ceramica calatina, a memoria di mai sopite tradizioni popolari di fratellanza e di fede. 8 dicembre 1991.

*La parte in siciliano è la seconda strofa di quattro della poesia che ricorda la preghiera dei contadini Piazzesi per un buon raccolto di nocciole ritenute l'oro della Città. E' rivolta alla Madonna dell'Eremo di Piazza Vecchia dal titolo Lu rimitu di Chiazzavecchia che si trova a pag. 125 dell'opera di Girolamo Giusto "CHIAZZA li so campagni e la cugghiuta di li nuciddi" del 1937. Prossimamente ve la proporrò integralmente.
Gaetano Masuzzo/cronarmerina

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A nuvèna nâ ciàzza

La banda musicale in piazza Fundrò
 
 Li pompi pi l'aria
 
 Ieri sera sono iniziate le novene. 
Quella che vediamo nelle foto si è svolta in piazza Garibaldi davanti la chiesa di San Rocco o Fundrò. La banda musicale è del maestro Luigi Ferrigno, le foto sono del bravo fotografo piazzese Giuseppe Di Vita.
L'inno indimenticabile delle Novene a Piazza:
 
Li pompi pi l'aria
la bella 'ngunia,
evviva Maria
e Chi La creò...
 
cronarmerina.it
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Come farfalla

Un giovane poeta originario di Mirabella Imbaccari ha pubblicato un libro di poesie molto belle e profonde e io vi voglio proporre questa dal titolo enigmatico
 

I. S.

 
Un attimo mi sfiori casuale
con le tue dita sottili;
fragile mi avvolge la tua voce
che finisco per distrarmi
in te, così profonda di dolore.
Come farfalla ammaliata ti posi
sui miei tentennamenti,
note zoppe nei nostri dialoghi.
I tuoi esotici sorrisi si librano nell'aria
innescando bagliori di sensualità;
poi silenzi,
a sgonfiare l'emozione che mi pervade.
Ecco, forse ti scorgo:
sei quella stella scura 
che brucia di pathos.
 
Marco Nicastro
(tratta da Trasparenze, Oèdipus ed. Salerno/Milano, 2013)
 
Marco Nicastro (Caltagirone 1979) vive e lavora a Padova. E' psicoterapeuta ad orientamento psicoanalitico. Ha pubblicato la raccolta di versi Kronos Eros (Kimerik edizioni 2008) e Pensieri psicoanalitici (Arpanet 2013).

 

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Edicola n. 6

Questa è l'edicola di via Marconi (come si vede dalla targa sulla dx), anche se è quasi al centro della piazza Garibaldi. È dirimpetto la chiesa di San Rocco, da tanti conosciuta come chiesa di Fundrò. Su un dipinto anonino di fine Settecento non di eccelsa fattura e in brutte condizioni, nonostante un restauro alla bell'e meglio del 1997, secondo me vi è rappresentata, in mezzo a due Santi, la Madonna che si trova nella chiesa di fronte. Si tratta della statua di Maria SS. del Bosco portata nel 1622 dai monaci Benedettini Cassinesi dalla chiesetta della loro Abbazia nel Borgo Fundrò. E non è tutto. Si ritiene che la statua in chiesa sia opera di un Gagini. Lo stesso che ha scolpito la Madonna del Carmine (Antonello 1478-1536), oppure quello del balcone del complesso di S. Francesco in via Cavour (Vincenzo 1527-1595, figlio di Antonello) o Giandomenico (1503 ca.-1567 ca.) o Antonuzzo (figlio di quest'ultimo, operante nelle nostre Chiesa Madre e Chiesa di S. Pietro e morto a Caltagirone nel 1602). Dimenticavo che questa è sempre stata l'edicola più affollata durante le novene natalizie.
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it     
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Prima di Majorana

 
 
L'On.le Avv. Calogero Cascino
 

Comandante Capitano aviatore Bruno Mussolini

Fisico nucleare catanese Ettore Majorana
L'Istituto Tecnico Industriale di Piazza prima di essere intitolato al fisico catanese Ettore Majorana (Catania 1902 - ? 1938) aveva avuto altre due intitolazioni. Nel 1864 si chiamava soltanto Regia Scuola Tecnica. Senza alcun titolo rimase anche quando, nel 1908, alla Regia Scuola Tecnica fu annessa la Regia Scuola di Avviamento Professionale a Tipo Industriale e Agrario con Arti e Mestieri. In un diploma del 1924 la Regia Scuola è chiamata Regia Scuola Industriale, dove è già consuetudine al mattino entrare al suono della sirena. Nel 1927 si ha la prima intitolazione al piazzese deputato al Parlamento e sottosegretario di Stato avv. Calogero Cascino (P. Armerina 1864-Caltanissetta 1932), fratello minore del gen.le Antonino. Nel 1942 la Regia Scuola, chiamata Regio Istituto Tecnico Industriale-Regia Scuola Professionale, riceve la seconda  intitolazione al comandante capitano aviatore Bruno Mussolini (Milano 1918 - Pisa 1941) figlio terzogenito di Benito Mussolini. Probabilmente questo nome dura sino al 1945, fine del II Conflitto Mondiale e del governo fascista. Dopo il 1945 il Regio Istituto Tecnico Industriale è chiamato Istituto Tecnico Industriale Calogero Cascino, ma nel 1982 cambia nome ricevendo la terza intitolazione al fisico nucleare, nato a Catania nel 1906 e scomparso misteriosamente nel marzo del 1938, Ettore MajoranaLe indagini sulla scomparsa del professore ordinario di fisica teorica all'Università di Napoli durarono per oltre tre mesi. La famiglia seguì anche una pista che portava al Convento di S. Pasquale di Portici (NA), ma alle domande rivoltegli il padre guardiano rispose con un enigmatico: "Perché volete sapere dov'è? L'importante è che egli sia felice".

cronarmerina.it

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Via del tubo

 

Chi vìa è cössa? 

'Ncà basta ddézz a tàrga nâ cantunèra! 

Nan s' ddez bön!

Vìa du tùb o du tub'ttöngh?!

Boh? 

Cussà d' cu ggh disg'nu?

E vöi u savé?

 
Traduzione per gli stranieri
Che via è questa? Dunque basta leggere la targa sul cantone! Non si legge bene! Via del tubo o del bacchettone?! Boh! Chissà come la chiamano? E voi lo sapete?
 
Risposta:
Le tre righe della targa nascondono le lettere dei 3 nomi che la strada ha e ha avuto precedentemente. Partiamo dal più antico, STRADALE ALTACURA; poi STRADALE MAZZARINO; per arrivare al più recente e odierno, VIA MONSIGNOR STURZO. Se ne parla anche su Edicola n. 11
 
 cronarmerina.it

 

 

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Legati di Maritaggio-Conclusioni

 
Donzelle orfane in un'aula pel disegno, fine Ottocento
 
(dal post precedente) Dopo tutte queste notizie, possiamo fare quattro conti. Ogni anno, quasi sempre nel mese di aprile, 8 ragazze orfane*, che dovevano essere rigorosamente oriunde di Piazza, beneficiavano di questa generosità sulla quale, tra l'altro, non avevano alcuna voce in capitolo né al momento della prima assegnazione, né l'avrebbero avuta in seguito. Anzi dovevano considerarsi fortunate per la grazia ricevuta, dal momento che la mancanza di dote avrebbe comportato per molte come alternativa a una vita coniugale, un'esitenza fatta di clausura e di rinunce all'interno di un convento. Le 8 ragazze moltiplicate per almeno trecento anni, raggiungono il numero ragguardevole di 2.400. Ma l'eredità del sacerdote don Andrea Trigona ne prevedeva non una ma quattro da sorteggiare, pertanto ci sono da aggiungerne altre 900, per un totale di 3.300 donzelle maritate. Queste con i rispettivi mariti e prole raggiungevano oltre la metà della popolazione del paese, ovviamente spalmata su tre secoli. Nelle pagine da cui ho tratto queste interessantissime notizie sul Monte di Pietà ci sono elencati anche i nominativi delle orfane con accanto l'anno del sorteggio. Di questi, tra i quali si riscontrano molti cognomi attuali, riporto i più particolari presi a caso: Scolastica Rausa 1797, Veneranda La Praja 1800, Anna Maria Matrascia 1803, Angiola Legnoverde 1799, Maria Stuppino 1811. Voglio concludere con le parole della laureanda quando dice: Questo fu il risultato di un modo diverso di gestire la ricchezza proveniente dalla generosità di alcuni benestanti che dimostravano, con i loro nomi sulle carte dei lasciti, che il "vero" nobile è colui che riesce a distinguersi per la sua nobiltà d'animo, meglio se ricordata attraverso opere di carità e solidarietà nei confronti di persone meno abbienti. (tratto da Vania SIMONTE, Il Monte di Pietà di Piazza Armerina - I Legati di Maritaggio (secoli XVIII e XIX), Tesi di Laurea, U.S.CT, A.A. 2010/2011, Biblioteca Comunale)

*Si riscontano anche lasciti di 10 Onze all'anno extra provenienti direttamente dall'amministrazione del Monte di Pietà, aumentando ulteriormente il numero di donzelle maritate. 

cronarmerina.it 
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