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Cronarmerina - Maggio 2025

Anche aeroplani a Piazza

Dall'1 ottobre 1941 a Piazza iniziò l'attività scolastica del Regio Istituto Tecnico Industriale per Meccanici ed Elettricisti, con annessa Regia Scuola di Avviamento Professionale, ancora intitolato al piazzese Avv. On.le Calogero Cascino (1864-1932). L'Istituto, che già ospitava oltre 700 alunni, tra i tanti laboratori aveva i reparti di fucina, di fonderia e, fiore all'occhiello, quello di aeronautica. Quest'ultimo è quello nella foto dove si vede, oltre all'insegnante responsabile insieme ai suoi assistenti, un aeroplano, di cui non conosco il modello, perfettamente funzionante oggi in mostra, come ci fa sapere sul suo video su You Tube l'ing. Aldo Lombardo, tra i quasi duecento aerei al Museo Storico dell'Aeronautica Militare presso l'Aeroporto Vigna di Valle di Bracciano (Roma). 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it      
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Legati di Maritaggio-Benefattore Polizzi

Lo stemma Fam. Polizzi sull'arco della II cappella chiesa S. Pietro 
 
 
 
 Lo stemma fam. Polizzi-Trigona sul sarcofago di dx della cappella
 
 
8 - Gilberto Polizzi, l'ultimo nominativo nell'elenco dei benefattori sul frontespizio del II Libro Maestro del Monte di Pietà, apparteneva a una illustre famiglia piazzese proveniente nel Cinquecento da Castrogiovanni e in quest'ultima, prima ancora, da Agrigento. Proprietario nel 1579 di parte delle rendite del Marchesato di Geraci (PA), lo troviamo nel 1581 sposato con Silvia Trigona. Ciò lo veniamo a sapere dalla scritta su un sarcofago esistente nella II cappella a dx (quella dell'Annunciazione) nella chiesa di S. Pietro. L'epigrafe ci ricorda che in quel monumento i due genitori avevano seppellito in lacrime il loro figlio Giovanni Tommaso morto all'età di 16 anni. Inoltre, nel sarcofago di dx un'altra componente della famiglia Polizzi, Apollonia morta nel 1615, risulta essere stata moglie di Don Alberigo Trigona. Sia la parentela con una tra le più influenti e nobili famiglie della Città, sia la costruzione e l'uso esclusivo di una cappella in questa importante chiesa, ci dimostrano il peso rilevante che aveva la famiglia Polizzi e il nostro benefattore in particolare, nella nostra comunità. Senza contare della familiarità con il padre gesuita Giuseppe Polizzi (1603-1691), per diversi anni professore di filosofia nel collegio dei Gesuiti di Piazza e poi in quello di Palermo, autore di voluminose opere anche di teologia. Purtroppo non conosciamo l'anno del testamento e la quantità di Onze messe a disposizione per i Legati di maritaggio amministrati nei secoli dal Monte di Pietà di Santo Spirito. (continua)
 
 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it

 

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Edicola n. 5

L'edicola votiva della piazzetta Fundrò
Il dipinto che si trovava nell'edicola votiva²
 
Ve l'avevo detto che non tutte le edicole di questo censimento sarebbero state in ottimo stato, e questa Edicola Votiva n. 5 nella Piazzetta Fundrò ne è un esempio. La piazzetta si trova nel cuore della città, nella zona chiamata di Santa Rosalia che, col suo mercato, "pulsava" veramente sino a qualche decennio fa. L'edicola è ridotta così male che non l'avrei voluto fotografare, invece mi è sembrato onesto proporvela come esempio di scelleratezza e superficialità, come tanti nella nostra comunità. Ne cito qualcuno tanto per "assaggiare": l'ex Istituto Magistrale nonché ex Convento di Santa Chiara, il complesso dei Teatini con chiesa e Casa, la chiesa di Sant'Anna, quella di San Vincenzo, il Cinema Ariston e, per finire in bellezza, il complesso conventuale di Santa Maria di Gesù. Ritornando alla nostra edicola, si trova dietro la chiesa di San Rocco, dal 1622 chiamata anche di Fundrò¹. Situata nella parte alta di una sorta di semi-cilindro col tetto in ciaramìtte (tegole in terracotta) nella Piazzetta Fundrò, doveva essere dedicata alla Madonna, ma non è sicuro se non si trova qualche foto precedente². Prima di diventare ricettacolo per cassonetti dell'immondizia, sino agli anni 40/50 sulla dx esiteva un vespasiano, a Piazza meglio conosciuto come p'sciarö (orinatoio). Infatti, non era raro sentir dire s' t' scànti t' n' pòi anné darrèra Fun'rò! (se ti spaventi puoi andare dietro a Fundrò). Un'idea: tra le tante novene che verranno installate per Natale prossimo di qua e di là, se ne potrebbe fare una piccola anche qui, per ridarle una sembianza di "Edicola Votiva", per rispetto e in ricordo degli abitanti che transitavano e abitavano lì vicino, che vi assicuro erano migliaia.
 
¹ Per altre notizie riguardanti il borgo di Fundrò cliccare su Fundrò e Dalla conferenza su Fundrò
² Nel febbraio 2021, da un post su facebook con la foto in basso allegata, della giornalista piazzese Marta Furnari, apprendiamo: «Questo antico dipinto un tempo si rovava nell'edicola votiva retrostante la chiesa di San Rocco - Fundrò, nel piano Alceste Roccella, era in pessime condizioni e rischiava di essere rubato, negli anni '80 fu restaurato e incorniciato e posto in sicurezza nella sede del Comune, per un periodo nell'ufficio del segretario comunale. Oggi lo potete ammirare nella prima delle due anticamere che conducono nella Sala delle luci del Comune di Piazza Armerina».
cronarmerina.it
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Legati di Maritaggio-Benefattore Trigona

 
Lo stemma dell'Ordine a cui apparteneva Don Andrea Trigona
 
7 - D. Andrea Trigona nacque nel 1584 dal matrimonio tra Giovanni Paolo Trigona I barone di S. Cono Superiore e Miccichè Melchiorra. Educato dai Gesuiti, già a Plaza dal 1540, decise di trascorrere la sua vita nell'eremo in contrada Palermi (ex c/da Rambaldo) coi frati Cappuccini. Quando questi si trasferirono al piano Sant'Ippolito, nel 1606, fattosi sacerdote optò per l'appartenenza all'Ordine Ospedaliero di Santo Spirito nel quale, oltre a seguire la regola di Sant'Agostino, si impegnava a servire i poveri e gli infermi dell'Ospedale di Platea, in quel periodo spostatosi al Monte. Sollecitato dai Padri Gesuiti, nel 1605 sovvenzionò l'ampliamento della casa del nobile Pietro Calascibetta unendolo, altresì, all'Oratorio di Sant'Anna per farne un Ritiro (poi Monastero) per fanciulle della Congregazione di S. Brigida. Nello stesso anno dispose i lasciti testamentari di 6 Onze annue per 4 orfane come Legati di Maritaggio. Nel complesso edilizio al Monte fu priore-amministratore delle Opere Pie (Monte di Pietà e Opera dei Trovatelli) e dell'Ospedale allora chiamato Ospedale di Santo Spirito, facendone un ospedale modello conosciuto, oltre che in tutta la Diocesi (allora di Catania), anche in tutta l'Isola. Nel 1610 ricevette in dono una reliquia, consistente in un ciuffo di barba, del Beato Teatino Padre Andrea Avellino, poi nel 1626 proclamato II Compatrono della Città di Piazza, che divenne mezzo di guarigioni prodigiose. Morì in fama di santità nel 1629 e venne seppellito nella chiesa francescana di S. Maria di Gesù. (continua)
 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it
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La famosa frase all'ingresso dell'ex ITIS

 
Tutti ormai conosciamo, però più di tutti gli studenti poi diventati periti, l'iscrizione scolpita sul marmo nell'ingresso di quello che fu l'Istituto Tecnico Industriale di Piazza Armerina, oggi Uffici Comunali. Solo che c'è un errore nella firma che sta alla base sulla destra. Se guardate attentamente c'è scritto "GIORDANO" mentre deve essere "GIORDANI". Capisco che potrebbe sembrare una quisquiglia, ma a 150 anni dalla fondazione dell'Istituto (proprio in questi giorni ci sarà la celebrazione) bisogna dare a GIORDANI quel che è di GIORDANI. Infatti, dopo una ricerca ho constatato, dopo oltre settant'anni dall'apposizione, che l'autore è lo scrittore piacentino Pietro GIORDANI (Piacenza 1774-Parma 1848)*. Famoso per le sue innumerevoli iscrizioni pubbliche, private, monumentali e sepolcrali, oltreché per le orazioni, elogi, prefazioni, lettere. Questa iscrizione è la copia di quella posta per la prima volta nel 1829, su una porta d'una scuola chiamata di mutuo insegnamento nella villa Puccini a ca. 2 Km. a Nord dal centro di Pistoia.
Colgo l'occasione per fare le mie congratulazioni a tutti i Presidi, Insegnanti**, Assistenti tecnici, Segretari, Applicati di segreteria, Collaboratori scolastici e Studenti che hanno frequentato, frequentano e frequenteranno questo prestigioso Istituto che è sempre stato un fiore all'occhiello della scuola di Piazza.
 
*Giacomo Leopardi, che tenne col Giordani rapporti epistolari prima, numerose frequentazioni poi,  lo definì cara e buona immagine paterna. Luciano Scarabelli (1806-1878), scrittore, storico, politico, nonché prefetto di Caltanissetta nel 1862, seguendo gli insegnamenti del suo maestro Pietro Giordani, che lo salvò dall'ignoranza e lo plasmò come studioso grazie al dono che questi gli fece dei propri libri, a patto che egli una volta letti e studiati li avesse a sua volta donati, mantenne la parola donando, tra il 1862 e il 1875, oltre 2500 volumi alla costruenda Biblioteca Comunale di Caltanissetta che prese il suo nome.
**Anch'io ci ho insegnato Ed. Fisica nel mio primo anno scolastico, il lontano 1974-75.
cronarmerina.it   
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Legati di Maritaggio-Altri 3 Benefattori

Lo stemma della famiglia Boccadifuoco nel chiostro del Carmine
 
Altri 3 benefattori

4 - Biaggio Sufanti (Biagio Suffanti) di cui non abbiamo informazioni e non risulta iscritto alla Mastra Nobile della Città. Esiste una cortile con questo nome nel quartiere Casalotto a poche decine di metri dalla via Carmine, probabilmente in suo ricordo.

5 - D. Pietro Gaffore faceva parte di una antica e importante famiglia di origini lombarde (Gafforo, Gaffori, Gaffuri, Gaffurri). Tra il Cinquecento e il Seicento alcuni componenti erano possessori dei feudi del Toscano, Imbaccari Inferiore, Fargiuni, Gatta e Ganigazzeni. Nel 1580 un suo parente, il barone Francesco Gaffori, mise a disposizione parte dei suoi beni per l'erezione di un Collegio dei Gesuiti a Platia. Poi, come si sa, fu eretta, nel 1605, una "Casa Professa" che divenne "Collegio di Studi" dieci anni dopo.

6 - D. Ercolo Boccadifuoco (Ercole) faceva parte di una nobile famiglia proveniente in Sicilia da Piacenza a metà del Trecento. Nel Cinquecento la famiglia era iscritta alla Mastra Nobile. In seguito si registrano padri Gesuiti e Teatini di cui uno Vescovo di Mazara. La famiglia Boccadifuoco era una delle pochissime famiglie ad avere una cappella nel Pantheon della Città, la chiesa di S. Pietro. Infatti, la I cappella entrando sulla dx fu costruita dalla famiglia Boccadifuoco nella II metà del Cinquecento, come si può vedere dallo stemma in alto sull'arcata: il serpente alato (o drago) che butta fuoco dalla bocca, oppure quello che si trova su una colonna del chiostro del Carmine (nella foto). (continua)
 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it
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Legati di Maritaggio-I primi tre benefattori

Platia nel 1600, particolare del dipinto di S. Andrea Avellino, Pinacoteca Comunale

(dal post precedente) Per quanto riguarda gli 8 benefattori, che donarono parte dei loro beni trasformati in Legati di Maritaggio amministrati dal Monte di Pietà, dei primi 3 in elenco nel Libro Maestro sappiamo che:

1 - Don Mariano Restagno fu il primo a fare testamento pro-legati nel 1571 lasciando 10 Onze¹ all'anno.  Un membro della sua famiglia, di origini lombarde venute in Sicilia nel XIII secolo, Giacomo de Ristagno, era iscritto alla Mastra Nobile della nostra Città a metà Cinquecento. Il titolo di "don" ci fa supporre che sia stato o un nobile o un religioso, comunque una persona facoltosa degna di rispetto.
2 - Beatrice Cremona lasciò 11 Onze all'anno e apparteneva a una famiglia nobile originaria di Messina. Gli appartenenti a questa famiglia nella nostra Città sono ricordati per le volontà testamentarie che arricchirono il patrimonio della Chiesa Madre nel 1600 (migliaia di Onze da Vincenzo Cremona² seconda metà del secolo) e per le badesse nell'ambito delle Benedettine nei monasteri piazzesi di Sant'Agata e di S. Giovanni Evangelista, pertanto è plausibile che Beatrice provenisse da quest'ambiente.
3 - Cl. Don Marcello di Modica lasciò nel 1580 10 Onze all'anno come Legati di Maritaggio per le fanciulle orfane. Anche lui apparteneva a una nobile famiglia, venuta in Sicilia col Conte Ruggero il Normanno dalla Francia settentrionale, che ottenne l'investitura della contea di Modica dalla quale trassero il nome (anche Moac dall'arabo Mohàc). Nella trattazione delle famiglie nobili di Piazza troviamo diversi nomi di questa famiglia nel Cinquecento, per esempio nel 1520 Giovanni Antonio de Modica-Villardita barone di Bessima e il fratello Pietro barone dei Salti dei Mulini. Il titolo di don viene preceduto dall'altro di clarissimo probabilmente perché si trattava o di un professore universitario o semplicemente di una persona molto illustre. (continua)
 
¹ Un'Onza al cambio odierno varrebbe intorno ai 150 €.
² Forse è lo stesso Dott. Cremona riportato dal Villari nel suo volume Storia della Città..., 1981, a p. 367, quando parla di un fatto accaduto nel 1638.
 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it

 

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Edicola n. 4

A pochi passi dall'Edicola Votiva n. 3, quella della Madonna Addolorata, c'è questa molto più conosciuta, anche perché dà il nome alla via in cui si trova, Cappella San Giuseppe, che poi continua a sx per arrivare sino o P'rtùsg da Cast'ddìna, quella a dx è, invece, la piccola via o vicolo Ciancio. L'immagine del Santo è in mattonelle di ceramica mentre in primo piano c'è anche una statuetta della Madonna Immacolata, il tutto circondato da diversi vasi di fiori e chiusa da una semplice grata in ferro senza vetri. E' dedicata al falegname e artigiano per eccellenza e padre di Gesù, è tenuta molto bene e per questo si devono fare i complimenti ai vicini che vi si dedicano. Anche questa edicola era lungo la strada per raggiungere la parrocchia di Santa Veneranda dalla via Sant'Agostino, sia durante la settimana, per andare a giocare o b'liardìno (calcio balilla), che la domenica per assistere alla Santa Messa per i bambini e giovani delle ore 10. Sul pilastro di sx c'è una mattonella di ceramica ove c'è scritto: «Restauro a cura del Comitato di Quartiere 'Castellina' con il contributo della società 'Enaeuno' - Dicembre 2004».
 
cronarmerina.it

 

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Legati di Maritaggio-Monastero S. Anna

Il chiostro del Monastero delle Agostiniane di Sant'Anna
(dal post precedente) L'altro sito da cui provenivano le orfane, che concorrevano al sorteggio annuale dei Legati di Maritaggio, era il Monastero di Sant'Anna. Questo Monastero sorse come Ritiro di donne nel primo decennio del 1600, quindi nello stesso periodo del Monastero delle Orfane di S. Maria detto la Badiella. Fu il nobile Pietro Calascibetta dei baroni di Cutomino¹ a fondare intorno al 1612 un Ritiro gestito dalla Congregazione di S. Brigida ospitandolo nella sua casa, confinante con l'Oratorio di Sant'Anna, nella quale le donne e le ragazze nobili di Piazza potevano ritirarsi a vivere lontane dalle lusinghe del mondo. Le prime ammesse furono quattro delle sue sette figliole, in quanto le prime tre erano già state avviate alla vita religiosa nel vicino Monastero di Sant'Agata. Nel 1616, fattosi sacerdote ed essendo settantenne, il Calascibetta entrò a far parte dei Francescani. Nello stesso anno don Andrea Trigona barone di S. Cono Superiore (uno degli 8 benefattori menzionati nel Libro Maestro del Monte di Pietà) che in quel tempo si era fatto sacerdote anche lui, fornì le somme necessarie ad ampliare e unire la Casa e l'Oratorio e già nel 1605 aveva lasciato delle disposizioni testamentarie (Legati) a favore della Congregazione. Occorsero circa trent'anni per ottenere l'autorizzazione di papa Urbabo VIII alla mutazione nel 1642 del Ritiro in Monastero di Agostiniane che sino al 1654 avrebbe osservato il voto rigoroso della clausura. Undici anni dopo, nel 1655, il monastero contava sei educande, due converse, due servitrici e dodici suore, quest'ultime tutte appartenenti al patriziato piazzese. Le famiglie da cui provenivano le suore erano: Calascibetta, Buonaccolti, Sanfilippo, Trigona, Caldarera, Pirri, Cagno e Rivarola, alla quale apparteneva anche Geronima Rivarola dei baroni di Rafforusso² che sul finire di quel secolo finanziò le opere per trasformare l'Oratorio in Chiesa che, per essere completata nel 1745, dovette avvalersi dei sostanziosi finanziamenti della famiglia Trigona³. Nel 1866 il monastero fu chiuso per le note "leggi eversive" del giovane Regno d'Italia che, per far fronte alla Terza Guerra d'Indipendenza contro l'Austria (almeno questa è la motivazione ufficiale!) incamerò tutti i beni ecclesiatici gran parte dei quali, tramite il Demanio dello Stato, passarono ai Comuni che li utilizzarono come scuole, collegi, uffici, caserme, carceri. (continua)

¹ Feudo a 20 Km. a Sud di Piazza e a Ovest della strada statale 117bis verso Gela.
² Feudo confinante con quello di Cutomino ma a Est della strada statale 117bis.
³ Lo stemma di questa famiglia lo troviamo sia sull'arco dell'antica chiesetta di Sant'Anna, prima segreteria delle scuole elementari oggi sala conferenze, sia sul portone della grande chiesa, da più di 150 chiusa e abbandonata, con la facciata più bella della Città che il Villari ci dice assai assomigliante a quella della chiesa di S. Carlino del Borromini a Roma.      

Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it       
 
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Edicola n. 3

 
 
 
Questa è l'Edicola Votiva in ottime condizioni di via Madonna Addolorata che fa da crocevia alle vie Miraglia e Cappella S. Giuseppe. Inoltre si trova a pochi passi dalle vie Mazzini, Crea e Castellina. Dietro i vetri s'intavede un quadro che ricorda il dolore della Madre di Cristo che tiene tra le braccia il figlio appena sceso dalla Croce. Non so se è la via Madonna Addolorata a prendere il nome dall'edicola o viceversa. Forse anticamente nei pressi c'era una chiesetta con questo nome, ma io in tutti i testi consultati per formulare l'elenco delle 100 chiese della Città non ne ho trovato traccia. Come si vede nella foto sembra la finestra dell'abitazione che ha l'entrata dalla porta sottostante, dalla larghezza di quasi un metro, quanto la parete del muro frontale della casa. Questa era una delle vie da me percorse negli anni 60 per andare all'Azione Cattolica che si svolgeva nella chiesa di Santa Veneranda, quando c'era mons. La Verde e, proprio lì vicino l'edicola, l'abitazione della signorina Nicotra, che ci teneva le lezioni di catechismo quando si era fiamma bianca, verde e rossa. Le Azioni Cattoliche, importantissimi luoghi di aggregazione giovanile che ricordo con grande piacere.  
Gaetano Masuzzo/cronarmerina 

 

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