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Beato frat'Innocenzo Milazzo/9

Sigillo francescano su pilastro di finestra del Convento di S. Maria di Gesù 
 
Vita del Beato frat'Innocenzo Milazzo
 
Capitolo 9°
(Convento di Santa Maria di Gesù di Piazza, novembre 1595)
 
(dal Cap. 8°) A venticinque del sudetto Mese (n.d.r. Novembre) giorno di Santa Caterina Vergine, e Martire sua singolarissima Avvocata si confessò per comunicarsi, ne volle gli fosse portato il Sagramento in cella, ma si fece egli portar nel Coro dietro l'Altare maggiore, dove disteso in terra con abondevolissime lagrime, e grandissima divozione ricevè il Santissimo Viatico, e rendute la grazie fu riportato in cella. Il giorno seguente ventisei dell'istesso dimandò l'estrema Unzione, essendo con tutti i sentimenti, e con perfetto discorso; portatogli l'oglio Santo fece un sermone a Frati pigliando per tema quella sentenza, Omnes moriemini quia in Adam peccavistis, e fu di tanta eloquenza, divozione, e fervore, che commosse tutti ad un gran pianto. Poi dimandò perdono a Frati con grandissima umiltà, se in alcuna cosa offesi gli avesse, ricevè l'estrema Onzione, e preso il Crocifisso l'abbracciò strettamente, premendosi la fronte colla Corona di spine di quello, facendo divoti colloquj con Cristo, e braciando la Croce stette fin' alle ventitre ore con tutti i sentimenti, quando con estrema divozione diede l'anima al Redentore a ventisei di Novembre del 1595. Non volle il Guardiano si suonasse allora la campana a morto, acciò le Genti non gli disturbassero, ma finito il Mattutino. Saputosi dal popolo la stessa notte cominciarono nobili, e plebei a concorrer al Convento, e la mattina per ovviar alla confusione fu d'uopo, che due Gentiluomini Marco Trigona¹, e Francesco d'Assaro² stassero colle spade nude nelle mani, acciò il popolo, al corpo posto dentro i cancelli, entrasse per una porta, ed uscisse dall'altra, durante ciò dalla mattina fin'alla notte seguente, ognuno passando potè baciarli le mani. Si divisero l'abito, ed altre sue coselle come Reliquie. Il suo corpo si mantenne bello, e trattabile come fosse vivo, inducendo a divozione, e compunzione chi lo mirava; la sera fu sepellito dalla parte dell'Evangelo dell'Altare maggiore. Ma al presente le sue ossa sono in una cassetta posta nel muro dell'istesso luogo. Non lasciò il Signore d'onorare questo Servo con miracoli dopo morto, de' quali alcuni sono i seguenti. (continua)
 
¹ E' il barone Marco Trigona che alla sua morte nel 1598 lascerà gran parte dei suoi averi per la costruzione della nuova Chiesa Madre di Piazza poi Cattedrale a partire dal 1605 sino al 1875.
² Non si tratta di Giovanni Francesco d'Assaro medico e matematico, padre di Laura e quindi suocero di Marco Trigona, perché morto due anni prima nel 1593, bensì di Francesco d'Assaro, uno dei due fidecommissari che nel 1600 stipulano il contratto col maestro marmoraro R. Li Rapi per la realizzazione del monumento a Marco Trigona e che nel 1611 risulta ancora percettore della Città.
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