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Gaetano Masuzzo

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Le Fiere di Piazza

La fiera di maggio all'inizio della via Roma, 1956

Qualcuno ipotizza che il nome di Piazza derivi dalle imponenti strutture della Villa Romana del Casale denominate Palatia = i palazzi, dal quale deriverebbe Platia, che nel tardo latino indicava anche deposito e mercato. È appunto dei mercati o fiere della nostra città che voglio parlare, avendo avuto l’imput dalla foto in alto che, gentilmente, il mio amico Pino Farina mi ha fatto avere di recente. Nel mio libro “Cronologia…” si parla delle fiere di Piazza sin dal 1375, quando sotto gli spagnoli-aragonesi, la città allora chiamata Plaza, che contava 8.000 abitanti (allora Palermo e Siracusa contavano rispettivamente 22.000 e 9.000 abitanti), ospitava fiere tra le più ricche della Sicilia interna, frequentate da mercanti provenienti da tutte le parti, persino da Pisa. Le fiere si svolgevano soprattutto nelle stagioni più clementi e i loro siti dipendevano dall’espansione del centro abitato e dalla varietà delle merci in vendita. Il 22 maggio si svolgeva la Fiera Franca (perché esente dal dazio e gabelle) compresa tra le tredici fiere franche d’Italia, di patronato della Chiesa Madre della Cattedrale, proprio sul piano antistante la chiesa e nelle strade adiacenti. Dopo, i giorni aumentarono svolgendosi dal 28 maggio sino al 13 giugno, festa del SS. Sacramento, in contemporanea a quella del bestiame al Piano Terremoto. Dal 1859 questa fiera fu trasferita nella più conosciuta stràta a fèra (strada della fiera) oggi Via Umberto I, e arrivava sino al Piano dei Padri Teatini. Si svolgeva il 24 giugno, per la festa di S. Giovanni Battista e si vendeva di tutto, anche manufatti di creta (brocche, di tutte le misure, recipienti per l’olio smaltati dentro e fuori, catini e vasi da notte, gabinetti e/o càntri) portati da Caltagirone e da Camastra. C’era anche una fiera che si svolgeva accanto alla chiesa di S. Pietro che, prima fu spostata nei pressi della Commenda di S. Giacomo d’Altopascio (di fronte all’ingresso del Cimitero della Bellia), poi nel 1613, fu trasferita in località Bellia il I di settembre, dove si festeggiava la Madonna della Noce. In ottobre si svolgeva quella sotto il patronato della Compagnia dei Preti della Chiesa di S. Stefano. Si svolgeva sempre nei pressi della stràta a fèra ma iniziava il 18 ottobre e durava sino al 13 novembre. Si chiamava Fiera di S. Luca perché il 18 ottobre è la festa del Santo. Cinque giorni prima, dal 14 ottobre, nello stesso sito, si svolgeva la fiera del pellame e del cuoio, dove erano maestri gli abitanti dei Canali. Nei primi decenni del secolo scorso la fiera del bestiame si svolse prevalentemente al Piano Terremoto, mentre l’altra iniziò a svolgersi lungo la Via Libertà, come un prolungamento dell’altra. Passando gli anni, la fiera del bestiame rimase nello stesso luogo, mentre l’altra (come si vede nella foto) partiva dal Jolly Hotel e, snodandosi per la Via Roma, arrivava sino in Piazza Garibaldi. Per quanto riguarda i mercati settimanali è rimasto famoso quello chiamato du chiànu Balìlla¹. Si svolgeva dove oggi ci sono la Villetta Scibona e l’asilo nido di Via Floresta, sino ad arrivare, quando s’ingrandì, in Piazza Castello². Veniva chiamato chiànu Balìlla perché, dopo la demolizione negli anni 30 della chiesa di Sant'Agata e del suo Monastero di Benedettine, il piano che ne rimase fu destinato dalle autorità fasciste a piccola piazza d’armi per l’istruzione paramilitare dei giovani Balilla (8-10 anni) e Avanguardisti (12-18 anni) ogni sabato. Altri cenni sulle fiere negli anni '20 li trovate in 1925 I Commercianti a Piazza/2. Inoltre, Don Egidio Franchino nella sua opera La Diocesi di Piazza Armerina del 1929, ci parla delle 2 Fiere Franche che si tenevano ogni anno all'inizio dell'Ottocento: una si svolgeva dall'1 settembre sino all'8, l'altra dal 18 ottobre all'1 novembre. La prima nel 1615 per concessione del Generale Parlamento di Palermo tramite il Vicerè, la seconda nel 1624 per concessione del Parlamento Siciliano di Palermo.
 
¹ O in galloitalico du ciàngh Balìlla, che si svolgeva ogni lunedì mattino, ecco perché veniva chiamato anche Fèra ô lùni.
² Prima chiamato "Colle degli Aranci" e nella seconda metà dell'Ottocento anche "Piano dei Baroni" per essere stato scelto dal patriziato cittadino come luogo privilegiato di residenza.
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