Gli stemmi aragonesi a Piazza In evidenza
FOTO 1: Castello Aragonese visto dall'alto, Piazza Armerina
FOTO 2: Stemma di Federico d'Aragona III di Sicilia (o di Trinacria dal 1302), 1296
FOTO 3: Stemma Corona d'Aragona o Barre d'Aragona, 1150
FOTO 4: Stemma di Federico II di Svevia, 1220
In occasione delle giornate del FAI (Fondo Ambiente Italiano) del 12 e 13 ottobre 2019, sono stato invitato presso il Castello Aragonese di Piazza Armerina (Foto 1) dal FAI e dal proprietario Sig. Giancarlo Scicolone, per parlare degli stemmi Aragonesi a Piazza, in particolare di quello che doveva esserci al Castello Aragonese, quando fu costruito alla fine del Quattrocento. Dopo il prof. Salvatore Lo Re, che ha parlato dei castelli precedenti, e la laureanda Giulia Milazzo, che ha parlato del castello dal punto di vista architettonico, ho iniziato a parlare degli stemmi della Casa Reale, originaria dell’Aragona, che dovevano esserci in questo maniero. Dico dovevano, perché in loco non ne sono stati trovati, ma possiamo ipotizzare quali dovevano essere nel periodo tra il Trecento e il Quattrocento. Intanto, diciamo che lo STEMMA è uno scudo che racchiude degli elementi grafici che consentiva (e consente) di richiamare alla mente subito e con chiarezza una famiglia, un capo o un re, durante le battaglie, quando gli eserciti non indossavano le stesse divise. Poi furono usati negli eserciti in guerra e, tra una guerra e l’altra, durante i combattimenti simulati nei tornei. Il sistema di identificazione fu così efficiente che venne adottato in tutta Europa, tanto che nacquero dei funzionari addetti, chiamati “araldi”, in grado di riconoscere i numerosi simboli, dando così vita all’Araldica. Pertanto, sicuramente in un castello come questo o sulle porte d’ingresso della città, doveva esistere uno stemma in metallo, o in legno, in pietra, in marmo, oppure uno stendardo in stoffa, che avrebbe dovuto far capire anche da lontano, chi fosse il sovrano che regnava. Nel periodo poco prima della costruzione e a costruzione avvenuta, quindi poco prima del 1400, lo stemma del regnante consorte di allora (regnava assieme alla moglie, Maria d’Aragona dal 1392) Martino d’Aragona¹, I di Sicilia dal 1401, detto il Giovane, era quello voluto un secolo prima, nel 1296, da un suo antenato, Federico d’Aragona III re di Sicilia (o di Trinacria dal 1302), quando questi fu incoronato a Catania nel Castello Ursino. Quindi lo stemma esposto nel castello doveva essere quello nella Foto 2, "Inquartato in croce di Sant'Andrea, al 1° e 4° quarto le Barre d'Aragona, al 2° e 3° quarto d'argento all'aquila col volo abbassato di nero di Svevia-Sicilia". Le “Barre d’Aragona” altrimenti chiamate “Le 4 barre” o “I 4 pali” servivano a ricordare la Corona d’Aragona (Foto 3), formata dal Regno d’Aragona e dalla Contea di Barcellona, unitisi nel 1150, in seguito al matrimonio tra la regina d’Aragona e il conte di Barcellona; le “Aquile di Svevia-Sicilia” servivano a ricordare che lui, Federico III di Sicilia, era pronipote per via materna dell’imperatore Federico II, il quale aveva come stemma, appunto, “un’aquila a volo abbassato di nero posta in campo d’oro” (Foto 4), mentre in quello di Svevia-Sicilia era in “campo d’argento”. Le “Barre d’Aragona”, ovvero i “4 pali di rosso in campo d’oro”, ricorderebbero il viaggio, fatto da uno dei primi re d’Aragona, Sancho Ramírez (1064-1094), a Roma nel 1068, per consolidare il giovane regno d'Aragona offrendosi in vassallaggio al Papa, Alessandro II (1061-1073), documentato insieme all'ammontare del tributo annuo di 600 marchi d'oro. Da ciò si è dedotto che da questo viaggio tornarono, come emblema del vincolo vassallatico, le “barre rosse e oro”, ispirate alle fascette rosse dei sigilli vaticani su fondo dorato, colori propri della Santa Sede e visibili tuttora nell'ombrello Vaticano. Ma a Piazza esistono altri tre stemmi di regnanti con insegne aragonesi. Questi tre stemmi si trovano tutti nel Collegio dei Gesuiti, due murati nel portico e uno, molto grande e di metallo, all’interno della sala della Mostra del Libro Antico. I due murati sono tra i più belli e prestigiosi che abbiamo nella nostra città, e si trovano nel portico grazie al recupero, voluto dal dott. Francesco Galati, durante dei lavori nel collegio negli anni 80/90. Uno è del 1504 ed è di Ferdinando II d’Aragona re di Sicilia dal 1468, ma sullo stemma troviamo il simbolo del Regno di León, un “leone rampante”, di cui era diventato il re da quando aveva sposato la cugina Isabella di Castiglia e León nel 1469. L’altro è, come si può leggere alla base dello stemma, del 1512, e si riferisce sempre al re che rese possibile la scoperta dell’America nel 1492, ovvero Ferdinando II re d’Aragona, ma che, qualche anno dopo, nel 1512 appunto, avrebbe istituito nella nostra città il Tribunale dell’Inquisizione retto prima dai Domenicani e poi dai Gesuiti. Guardando la foto, a colori è meglio, si distinguono i Regni del sovrano in quel periodo. Il terzo stemma con all’interno i colori Aragonesi è quello di Ferdinando I delle Due Sicilie, presente nella sala della Mostra del Libro Antico. È di tre secoli dopo rispetto ai primi due, quando a re Ferdinando I di Borbone re di Sicilia e re di Napoli fu concesso, nel 1816, di riunire i due Regni in quello delle Due Sicilie. Questo stemma si trova nel Collegio dei Gesuiti, perché dal 1780 nel Collegio era stata istituita da re Ferdinando la Real Accademia degli Studi, erede della precedente Università degli Studi, voluta dal gesuita don Antonino Chiarandà, e nello stemma, appunto, c’è la scritta REALE ACCADEMIA DEGLI STUDII DI PIAZZA. Non mi rimane che consigliarvi di visitare, ora che sapete queste prestigiose presenze, il portico del Collegio dei Gesuiti qui accanto e la Mostra del Libro Antico, dove troverete altri nostri gioielli, non ultima l’epigrafe papale affissa, nel 1600, sulla porta della biblioteca del Convento dei Francescani Osservanti di San Pietro.
¹ Martino d'Aragona (1374-1409) rimasto vedovo della prima moglie nel 1401, sposò l'anno seguente Bianca di Navarra che, nel 1411, si rifugiò proprio nel Castello Aragonese di Piazza, per non essere catturata dalla parte avversa, guidata dal conte di Modica, Bernardo Cabrera (Cfr. C. Urso, Regine e dame nei castelli..., Annali Univ. St. Catania, 2009, p. 29).
cronarmerina.it
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(SECC. XIV-XV)
SPIGOLATURE DI STORIA SICILIANA*
di
Carmelina Urso )