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Come dovevano essere i nostri in attività. |
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"a calàda û Cullègiu" |
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In via De Pietra |
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"darrèra Fundrò" |
Capisco che potrebbe sembrare un argomento poco colto ed erudito, ma era, é e sarà sempre di vitale importanza, quando appunto “SCAPPA”. Mentre adesso una “mano” ce la danno i vari bar, caffè e locali pubblici sparsi per la città, prima non era così e, quindi, “bisognava andare” al più presto da qualche parte. Le zone preferite erano le alte “cantonere” nei pressi delle cantine, ma non era tanto “simpatico” per i passanti e/o “calpestanti”. Allora le amministrazioni comunali si diedero da fare per installare nei punti nevralgici, dei pisciatoi altrimenti chiamati “vespasiani”. Erano le toilette di oggi, adibiti ai bisogni fisiologici delle persone, in special modo per i maschietti, che non ci pensavano una volta a frenare l’istinto che si scatenava subito dopo una buona bevuta. Vennero costruiti in tante forme per impedire che si urinasse negli angoli delle chiese o in qualche via “scusògna” (appartata) e a Piazza ancora se ne possono distinguere tre. Una è quella “â calada û Cullègg” proprio nel muro della chiesa di Sant’Ignazio, un’altra è in via Enrico De Pietra, salendo a dx, l’altra, la più famosa, è quella “darrèra Fundrò”. La loro pulizia, disinfezione e manutenzione era a carico del Comune. I “vespasiani” prendono il loro nome dall’imperatore romano Vespasiano che fu il promotore nell’antico impero romano della posa degli urinatoi pubblici, perché anche ai Romani, già allora, EFFUGIT!
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