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Cronarmerina - Maggio 2025

Solo 7 lustri fa

 
 
28 Maggio 1979
 
Gaia e gioconda venisti a me
e in me entrasti,
sicura di come io ti apparvi.
 
Non so ciò che ti aspetassi da me,
non mi conoscevi neppure
ma ciò che doveva essere fu. 
 
Ora tu mi ami.
 
 
5 Nov. 1981               Sergio Piazza 
 
 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina
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Il poeta Girolamo Giusto

Girolamo (Mimì) Giusto Candrilli, 1868-1941
 
Solo da pochi giorni ho avuto tra le mani due volumetti¹ di poesie in siciliano di un poeta nato a Villarosa (EN) figlio di un piazzese, ma vissuto a Piazza Armerina e solo negl'ultimi anni della sua vita a Catania. Si tratta di Girolamo GIUSTO CANDRILLI, nato a Villarosa (o Bellarrosa, come lo chiama il poeta dialettale Vincenzo De Simone, nonché procugino del Giusto) nel 1868 e morto a Catania nel 1941. Insegnante di lettere per lungo tempo al Liceo Classico della nostra Città, a metà degli anni Trenta si trasferì a Catania e nell'ultima poesia della sua opera CHIAZZA li so campagni... del 1937 (qui sotto riportata) ci spiega come la lontananza lo abbia portato a raccontare «luoghi e tipi della nostra cittadina o del contado [dove] si delinea la bonomia del Poeta, venata leggermente talvolta da un'ironia sottile e un po' amara»² con un poco di «quella dolce nostalgia che occupa l'anima degli isolani [...] e gli accenti di passione per le proprie contrade e per la propria casa, e per i morti e per i vivi, parenti, amici, scolari, vicini e lontani; tutto un mondo di affettività e di amore...».³
 
LITTURI MIU...
 
Lu cuntu è dittu, lu cuntu è finutu,
ti dicu lu pirchì ti l'haiu cuntatu:
quann'era picciutteddu iu fici un votu
di cilibrarlu stu me Chiazza amatu;
lu tempu chi fui ddà mi stetti mutu,
pirchì a lu cori ci mancò lu sciatu;
luntanu e cca, st'amuri miu crisciutu
la lingua mi sciugghì ed haiu cantatu.
 
Dimmilu tu, chi finu a cca ha' liggiutu,
si stu me cantu arriniscìu... stunatu.
 
Girolamo (Mimì) Giusto Candrilli4

¹ Scagghi e risugghi del 1933 e Chiazza, li so campagni e la cugghiuta di li nuciddi, rimi malincunusi in dialettu sicilianu del 1937. La IV di copertina di quest'ultimo, oltre al prezzo di £ 10, ci fa sapere che il primo era già "esaurito" e un terzo (Canta lu vecchiu) era "in preparazione";

² Dalla "prefazione" del prof. Leonardo Gebbia, suo alunno e negli anni Sessanta preside del Magistrale "F. Crispi", in Girolamo Giusto, Chiazza li so campagni e la cugghiuta di li nucciddi, Officina Tip. La Stampa, Catania 1937, p. 8.

³ Dalla "prefazione" del poeta Vincenzo De Simone in Gerolamo Giusto, Scagghi e risugghi - sonetti siciliani, Officina Grafica L. Faliva, Ed. "Siculorum Gymnasium", Milano 1933, pp. 5, 7.

4 G. Giusto, Chiazza li so campagni, op. cit., p. 159. Prossimamente proporrò alcune poesie del suo "cantu", così vi renderete conto se «arriniscìu [...] stunatu» o no.
 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it
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Sono passati 22 anni

Chiàcch'ri pèrsi !

Sono passati 22 anni dalla morte di Giovanni Falcone, di sua moglie, Francesca Morvillo, e di 3 agenti della scorta. A loro si renderà onore soltanto quando le chiacchiere e i discorsi sulla legalità, lasceranno posto al nostro modo di vivere onesto, soprattutto nelle piccole cose. Senza questo esempio giornaliero di noi adulti, sarà difficile che le nuove generazioni possano assaporare il buon gusto dell'integrità e rettitudine.

Gaetano Masuzzo/cronarmerina
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Il "nostro" S. Filippo

La processione di San Filippo d'Agira all'altezza della Croce di San Pietro

Processione di San Filippo d'Agira di domenica 18 maggio 2014
 
Oggi leggendo le rime in dialetto siciliano del professore di lettere Girolamo GIUSTO (1868-1941), mi è sembrato opportuno riproporvi una poesia che parla della statua del nostro San Filippo che doveva essere mandata secoli fa ad Aidone e quella di Aidone a Piazza¹. Per questo a ogni processione, giunta all'altezza della croce di San Pietro, allora ultima fermata in periferia², avrebbe voluto tornarsene ad Aidone. Non so se ci sia qualcosa di vero, intanto ve la propongo ugualmente. 
 
SAN FULIPPU
 
San Fulippuzzu lu Casaluttaru,
'ntisu lu Lupu³  nni lu tò quarteri,
com'è ca fu ch' a Chiazza ti purtaru
e no a Daduni? E tu chi fa... nun c'eri?
 
Ed anni ed anni e sèculi passaru,
ma tu ristasti sempri forasteri;
e torci e "gioj" ammàtula 'bbunnaru,
sempri a Daduni va lu tò pinseri.
 
E quannu sì, pi la tò festa, juntu
ddà davanti a la Cruci di San Petru,
chianti li pedi e resti nni ddu puntu.
 
Poi ti risolvi e cerchi di scappari
Daduni è ddà e nun voi turnari 'ndietru...
L'amuri anticu nun si pò scurdari!
 
Girolamo GIUSTO
(Chiazza li so campagni e la cugghiuta di li nuciddi, CATANIA 1937, p. 32)
 
- Traduzione -
 
San Filippo il Casalottaro,
inteso il Lupo nel suo quartiere,
come fu che a Piazza ti portarono
e non ad Aidone? E tu che fa... non c'eri?
 
Ed anni e anni e secoli passarono,
ma tu rimanesti sempre forestiero;
e torce e "alberi della cuccagna" inutilmente abbondarono,
sempre ad Aidone va il tuo pensiero.
 
E quando sei giunto per la tua festa,
là davanti la Croce di San Pietro,
pianti i piedi e resti fermo.
 
Poi ti decidi e cerchi di scappare
Aidone è là e non vuoi tornare indietro...
L'amore antico non si può scordare!
 
¹ La statua di San Filippo di Piazza si riferisce a San Filippo d'Agira (Tracia 405 ca.-Agira 468 ca.) detto anche "u niuru", "u cacciaspiriti" e, a Piazza, "u massèr", il massaro, per essere il protettore dei lavoratori dei campi. Quello venerato ad Aidone è, invece, San Filippo Apostolo, nato a Betsaida e morto a Hierapolis nel I sec. d.C.
² La croce di San Pietro era anche l'ultima fermata per i cortei funerali che allora si effettuavano esclusivamente a piedi. 
³ Secondo me è l'accorciativo di Fulippuzzu, vezzeggiativo di Filippo.
 
cronarmerina.it
 
 
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Fontana c.da Corvo-Uccelli/n. 32

Questa è la fontana n. 32 del mio censimento che si trova in contrada Corvo-Uccelli, prima del santuario di Piazza Vecchia. La foto, che ci è stata inviata gentilmente da Gaetano, un assiduo visitatore del blog, ritrae l'acqua che sgorga da un piccolo cannö che fuoriesce dal petto di una donna scolpita in rilievo. A dx, tra la testa con chioma fluente e il foro rettangolare, se guardate attentamente, potete leggere la scritta SPERANZA, forse il nome dello scultore o di un ottimista. Chissà?  

Gaetano Masuzzo/cronarmerina

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Cavalieri di Cristo del Portogallo

Scudo dei Cavalieri di Cristo¹
Nel 1312 venne sciolto l'Ordine dei Cavalieri Templari e nel 1318 Dinis (Dionigi) re del Portogallo (1261-1325) detto l'Agricoltore e anche il Giusto o il Liberale, istituì il nuovo Ordine dei Cavalieri di Cristo per continuare la lotta contro i Mori e soprattutto per incorporare le proprietà del soppresso Ordine Templare, evitando così che l'Ordine dei Cavalieri di San Giovanni Battista, erede di quello Templare,  diventasse troppo potente nel suo Regno. L'Ordine che mantenne l'abito bianco e la regola cistercense dei Templari, nello scudo sovrappose alla croce patente rossa dei Soldati del Tempio una croce latina d'argento. Nel 1321 contava 69 Cavalieri, 9 cappellani e 6 sergenti e vi potevano accedere solo i nobili dopo un noviziato di tre anni nelle campagne militari contro gli infedeli e dopo aver pronunciato i voti di povertà, obbedienza e castità. Nel 1420 Enrico d'Aviz detto il Navigatore, principe della casa reale portoghese (1394-1460), divenne Gran Maestro dell'Ordine e questa nomina fu importante in quanto le vaste rendite dell'Ordine aiutarono a finanziare le spedizioni atlantiche che erano per metà missionarie e per metà commerciali. Già nel 1425 l'Ordine aveva colonizzato le Isole Canarie, e nel 1445 venivano stabiliti degli insediamenti nelle Isole delle Azzorre. Nel frattempo veniva portata avanti una sistematica esplorazione della Costa Occidentale dell'Africa. Il grande navigatore portoghese Vasco da² Gama (1469-1524), che nel 1499 aprì la via marittima verso le Indie doppiando il Capo di Buona Speranza, era un membro dell'Ordine dei Cavalieri di Cristo. Tuttavia, all'inizio del XVI sec. l'Ordine era così decaduto che ai suoi membri venne accordato il permesso di sposarsi e nel 1499 vennero sciolti anche dal voto di povertà. Cinquant'anni dopo il Re del Portogallo ottenne dal Pontefice l'annessione dell'Ordine alla Corona col Gran Maestro ereditario, ma i Pontefici continuarono a nominare cavalieri, dando vita a un ramo autonomo che ebbe un carattere prevalentemente onorifico.
¹ Questo simbolo adornò, tra le altre cose, le navi portoghesi durante il periodo delle scoperte.
² Erroneamente alla spagnola "de Gama".
cronarmerina.it
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Fontana Bivio SP 15/n. 30

 
Questa è la fontana che ho fotografato lungo la Strada Provinciale per Barrafranca. Si trova inserita nel muro che delimita un grande bàggh privato. Si vede chiaramente che è di recente costruzione, tranne la vasca. E' molto gradevole da vedere, in quanto nella sua semplicità occupa e risalta molto bene quello spazio del muro recentemente restaurato. Questo dimostra che le cose anche se semplici ma tenute bene, in un ambiente pulito e ordinato, fanno la loro bella figura e la fanno fare anche ai loro decorosi e distinti proprietari.  
Gaetano Masuzzo/cronarmerina
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