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Gaetano Masuzzo

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Chi fa da sé, fa... la fontanella

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
A proposito della Fontanella di Piazza Duomo, Sergio (a dx nella 2^ foto dall'alto) mi ha segnalato che circa un anno fa (9 e 10 agosto 2013) alcuni abitanti del Monte si erano messi di gran lena per rimetterla in piedi e perfettamente funzionante. Infatti, le foto mostrano i signori che si sono dati da fare, ai quali vanno i nostri ringraziamenti, in specialmodo a Franco Calì (foto in alto) sempre pronto e attivo. Sono foto che mostro con grande piacere perché tanti sono i Piazzesi che amano la propria Città rendendola più vivibile, al contrario di alcuni che sarebbe meglio mandare in "esilio"!
 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina 

Fontanella Piazza Duomo/n. 8

 
Questa fontanella, coperta dalle solite auto posteggiate "diligentemente", si trova nella piazza dove si trova la Chiesa principale della Città, ovvero il Duomo, e l'inferriata accanto la divide dalla via intitolata alla moglie del barone Marco Trigona che lo fece costruire, Laura de Assaro. La piazza Duomo per diversi secoli è stata il centro della nostra Città, da quando il numero delle abitazioni, che erano sorte attorno alla prima Chiesa Madre di San Martino nel 1163, s'ingrandì verso l'alto del Colle Mira (verso il basso, ovvero nel Vallone di Riso, era impossibile perché versante molto scosceso) a tal punto da considerare Strata Mastra (strada principale) non più l'odierna via Crocifisso, bensì l'odierna via Monte. Ancora prima della via Crocifisso, la strada principale della nascente Placea era stata l'odierna via Misericordia, perché collegava il Vecchio Castello, poi Convento Carmelitano, Convento Francescano e, infine, Ospedale Chiello, con l'allora Chiesa Madre di San Martino. La via Misericordia prima era chiamata a strata di li chiappi, probabilmente perché molti degli abitanti, grazie alla favorevole esposizione solare, erano soliti mettere al sole ad essicare i fichi tagliati a metà, che proprio in questo modo assumono l'inconfondibile forma del fondoschiena (chiappe), prima di diventare i gustosi e ipercalorici passulöi.
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it

Guardando gli altri/5

L'Otus scops o Assiòlo o Chiù o, a Piazza chiamato Chiùpp  

 L'Angelo di Dio

Per Sant'Alessandro, il barrafranchese si mise sulla mula e se n'andò a vedere il suo campo come cresceva. Già spigava, più alto d'un uomo, e a quel venticello faceva le onde come il mare, fitto e lucente. Non c'era uno più contento di lui; e stava a bocca aperta a mirarlo, senza pensare al tempo. Si fece notte, ed era ancora là che non poteva spicciarsi di quel trionfo; e come spuntò la luna si mise sul colle per guardarlo meglio, e andava dicendo a voce forte:
- Vuoi vedere, così bello com'è che quest'anno va più valoroso che mai, e mi fa sei salme di frumento più dell'orto?
Nel mentre, il chiù che s'era assettato sull'olmo, aprì il becco e gli rispose:
- Più!
- Per Sant'Alessandro - gridò lui con gioia - quest'è l'angelo di Dio che risponde, e dice che m'ha da fare di più. E quanto allora, otto salme?
- Più, più! - rispose quello.
- E bravo l'Angelo di Dio! - diceva lui -.
E quanto allora, che mi conforta: dieci?
- Più!
- Dodici?
- Più!
E così restò tutta la notte, lui a crescere e l'altro a fare più più.
[Tratto da Francesco Lanza, Mimi Siciliani, 1928]
 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it

 

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