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Cronarmerina - Maggio 2025

Luntani di CHIAZZA

La statua della Madonna della Lettera all'ingresso del porto di Messina¹

 

A LI CHIAZZISI LUNTANI DI CHIAZZA

 
O di Chiazza li "côi" quantu sù duci
e scurdàrsili, no, nuddu è capaci !
Chiamu di Matri ca diventa cruci
si nun s' ascuta, e d' ascutarla piaci.
 
Vui, ca la sorti a la stranìa riduci,
e lu lammiccu nun vi duna paci,
stàtici attenti a sta chiazzisa vuci :
di Chiazza parla e sa ch' 'un vi dispiaci.
 
Parla di Chiazza, di Chiazza amurusu,
di lu sò Virdi, di li sò biddizzi,
comu mai nni parlò Vucca chiazzisa.
 
Lu vostru cori, d' Idda disiusu,
senti sta vuci e senti li carizzi
di Mamma ca pi vui sta sempri 'ntisa.
 
Girolamo GIUSTO
(Chiazza li so campagni e la cugghiuta di li nuciddi, Officina Tip. "La Stampa", Catania 1937, p. 21)
 
 
¹ La prima immagine della Sicilia per chi arriva dal Continente sul traghetto, possibilmente con un'arancina tra le mani.
 
(prossima poesia dello stesso autore: Sciroccu)
 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it
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Guardando gli altri/1

L'aidonese

Un dì l'aidonese litigò col proprio asino che non voleva saltare un fosso; e poiché quello inarcandosi gli parava la testa, egli accettò la sfida e la fecero a testate.
Dai tu che do io, la battaglia durò a lungo, e infine l'asino dovette dichiararsi vinto. 
- Ah, minchione! - gridò ansante l'aidonese, tastandosi la zucca - tu puoi vincermi benissimo per giudizio, ma in quanto a testa non me la fai: l'ho più dura della tua. 
[Tratto da Francesco Lanza (1897 - 1933), Mimi Siciliani, Milano 1928]
 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it
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Il Palio di una volta / 12

(da Il Palio di una volta/11) Oggi inizia un'altra serie di pubblicazioni di foto realtive al Palio dei Normanni. Questa riguarda una delle primissime edizioni e stando alle divise indossate dai militari in basso a sx (al centro la tipica divisa dell'avanguardista fascista) si tratta di fine anni '30 inizio anni '40. Dal panorama sullo sfondo si direbbe scattata dal Piano Sant'Ippolito, mentre i cavalieri indossano abiti di un altro periodo storico rispetto a quello dei Normanni, del '600 o del '700. (continua)
 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it
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Visti dagli altri/2

Il diocotto

Il piazzese era malato; giorno e notte in fondo al letto tossiva e sudava, e l'aria gli mancava. La moglie, disperandosi, gli faceva:
- Perché non vi raccomadate a Cristo e a San Luca, che vi fanno la grazia?
Lui si raccomadava a Cristo e a San Luca, ai santi del paradiso e alle anime del purgatorio, ma quelli più duri del muro, sicché non ne poté più, e volle il medico:
- Che Cristo e San Luca, che son di legno e non m'hanno udito! Voglio invece il medico che è vivo e mi sente.
Quegli venne e lo batté tutto come un tamburino; lo ascoltò davanti e di dietro facendolo soffiare come i mantici del duomo, e infine, parlando con la lingua di fuori, gli ordinò un diocotto, mattina e sera.
Andatosene, la moglie trasse dalla parete, dove c'era da vent'anni, un crocifisso tutto affumicato scacato dalle mosche, e lo ficcò nella pentola, facendolo bollire fino a notte; e intanto il piazzese, girandosi su l'un fianco e sull'altro, andava gemendo:
- Se Cristo crudo non mi fece nulla, che volete che mi faccia cotto?
E quella: - Gnornò, marito mio; se il dottore ve l'ha raccomadato vuol dire che cotto s'ammollisce, e vi sana. Non lo sapete che Cristo ha la testa dura?
Come dunque il brodetto fu pronto, gliene empì una gran tazza e gliela diede a bere, calda fumante; e lui sudava come un fiume, e la notte dovettero cangiargli le lenzuola, la camicia e la berretta di lana.
- Lo vedete, marito mio - faceva la moglie - che cotto vi tira il morbo dal sangue?
La mattina, svegliandosi, egli si sentì sano e sanato, e non voleva crederci; ma per più sicurezza la moglie gli diede a bere un'altra tazza del diocotto miracoloso. Poi quando fu sano del tutto e s'alzò, lo narrava per meraviglia:
- Avete inteso com'è Cristo, che per far miracoli ha da esser cotto?
[Tratto da Francesco Lanza (Valguarnera Caropepe 1897 - 1933), Mimi Siciliani, Milano 1928]
 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it
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Visti dagli altri/1

Irma Costa "La luna e il piazzese", Galleria Civica, Enna, 1999

 La luna e il piazzese

Due mazzarinesi , 'mbriachi fino alle nasche come scimmie, uscirono dalla taverna ch'era notte; e per ragionarla meglio se n'andavano a braccetto a piacere dei piedi, un passo avanti e due indietro, che parevano a mare.
A un punto, sul campanile della chiesa si levò la luna, tonda come una ruota e tutta raggiante; e quelli, che gli pesava il vino, restarono allucinati a mirarla.
Uno della partita, ch'era il più cotto, gli parve il sole, e mostrandola al compagno faceva:
- Guardate compare mio, che ci è spuntato il sole tra' piedi, e noi non ce ne siamo accorti.
E l'altro, per non dargliela vinta: - 'Gnornò, che non è il sole, ma la luna, che i galli non cantano.
E quello: E io vi dico che è il sole.
E io, che è la luna.
E' il sole, è la luna, nessuno se la voleva dar persa, e se non era che non stavano dritti finiva a zuffa. Finalmente, si trovava a passare di là il piazzese, che iva a Mazzarino, pei fatti suoi; e quelli vedendolo si volsero a lui, che dicesse la sua: - O voi messere, è quello il sole, o la luna?
E il piazzese: Ahbo' io forestiero sono!  

[Tratto da Francesco Lanza  (Valguarnera Caropepe 1897 - 1933),  Mimi siciliani, MILANO 1928]
cronarmerina.it
 
 

 

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Cavalieri di S. Giacomo d'Altopascio

In epoca medievale la lettera Tau dell'alfabeto greco, che corrisponde alla nostra T, si carica di una valenza simbolica potentissima, richiamando in maniera evidente la struttura della croce: il braccio verticale è lo stipes, il palo innalzato sul Golgota; il braccio orizzontale è il patibulum, cioè l'elemento che, legato sopra la schiena agli omeri, alle braccia e ai polsi del nazzareno, fu da questi portato lungo la via del Calvario. Sul luogo dell'esecuzione i due elementi furono uniti formando una gigantesca T. Fu proprio all'ombra di questo simbolo e ben consci delle sue implicazioni che, un giorno imprecisato dell'XI secolo, un pugno di nobili lucchesi fondò l'Ordine Ospitaliero dei Cavalieri del Tau, uno dei più antichi ordini cavallereschi d'Europa¹. La tradizione narra che furono dodici i cavalieri, come gli apostoli, ma non esiste un riscontro storico. La prima notizia certa, invece, risale a un atto di donazione datato 2 agosto 1084, in cui si fa riferimento a un ospizio ubicato loco et finibus ubi dicitur Teupascio, riferendosi al luogo conosciuto come Altopascio, il luogo in cui risuonavano i rintocchi della Smarrita². Furono loro, i cavalieri del Tau, che fondarono l'ospedale cui la campana richiamava, dedicandolo al pellegrino per eccellenza, San Giacomo³. Nell'hospitales si prestavano soccorso e cure mediche all'avanguardia per l'epoca, oltre che ovviamente accoglienza ai pellegrini e viaggiatori che percorrevano la strada. Forse anche per questo motivo i membri dell'ordine indossarono come segno di riconoscimento una veste e un mantello scuri e neri, con una "croce del Tau" di colore bianco: il bianco come simbolo di purezza e innocenza; il Tau come simbolo di carità cristiana, ma anche come richiamo del bordone, la stampella dei pellegrini. Tra i compiti dell'Ordine conosciuto come dei Cavalieri Ospedalieri di S. Giacomo d'Altopascio, oltre alla cura dei bisognosi, c'era quello di provvedere alla manutenzione delle strade e dei ponti, alla coltivazione dei terreni di proprietà e all'assistenza dei pellegrini nell'attraversamento delle zone poco sicure. Dal momento che le strade non erano percorse soltanto da mercanti e viandanti ma anche da individui della peggior risma, l'Ordine si cinse la spada al fianco. Ma il punto di forza dell'ospedale era in ambito sanitario. La Regola che i cavalieri adottarono, di stampo agostiniano, impartiva disposizioni sull'alloggio dei viandanti, a secondo del censo, della malattia e delle esigenze di ciascuno, sul nutrimento degli ospiti e sulle cure. A testimonianza di ciò, la Regola disponeva la presenza fissa nell'ospedale di quattro medici e due chirurghi laici (la chirurgia era infatti vietata ai religiosi) ben preparati, in grado di compiere l'esame delle urine e altri accertamenti clinici, ferrati in ortopedia, medicina interna, nonché nella preparazione dei medicinali, soprattutto sciroppi e unguenti. Questi medici dovevano infatti saper affrontare le malattie più diffuse a quel tempo come il vaiolo, il tifo, il colera e tutte le patologie più frequenti per chi andasse per boschi e strade, ovvero ferite, piaghe e fratture di vario genere. (tratto dal post "La via Francigena 3/Cavalieri del Tau")
¹ Quest'Ordine a Placia fu portato nel 1100 ca. da Enrico Aleramico, cognato del Conte Ruggero, e fondò una Domus Hospitalis alle porte dell'odierno centro abitato, davanti l'ingresso del cimitero comunale della Bellia, oggi sede dell'Assessorato al Turismo.
² Campana di cui abbiamo parlato ne "La via Francigena 2".
³ Nello stemma della foto troviamo l'anno di riconoscimento dell'Ordine, il simbolo Tau e le conchiglie che ricordano il cammino di Santiago (San Giacomo) di Compostela, di cui abbiamo già parlato in La conchiglia di S. Giacomo/1 e in La conchiglia di S. Giacomo/2 .
cronarmerina.it

 

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Ri-trovamenti in mostra

"L'evento espositivo nasce da un'idea maturata da Giuseppe Paci, Direttore dell'Ufficio per i Beni Culturali nella Diocesi di Piazza Armerina nonché del Museo Diocesano, sede della mostra, in cui saranno proposte al pubblico alcune esperienze già compiute, altre in atto e altre in programma per la valorizzazione e promozione dei beni culturali ecclesiastici della città e della diocesi."
 
IL MUSEO DIOCESANO E' APERTO CON INGRESSO LIBERO
 Dal 31 luglio al 26 ottobre 2014, dalle ore 10 alle 13 e dalle 16 alle 19.
Chiuso il lunedì
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Soluzione oggetto misterioso n. 16

 
 
 
 
 
L'oggetto misterioso nella foto è la TSUBA cioè il vocabolo nipponico indicante la guardia della spada giapponese a lama curva chiamata KATANA e usata dai samurai. La guardia (indicata dalla freccia nella foto in basso), la manica e il pomolo sono le parti che compongono l'elsa ovvero la parte per la presa e il controllo di un'arma bianca, solitamente del tipo "spada". La soluzione è stata data immediatamente da un visitatore appena l'ha vista su facebook. A lui, soltanto a lui, andrà l'ambito premio messo in palio dalla redazione del blog cronarmerina.
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