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Borghi Rurali fascisti in Sicilia/2 In evidenza

La chiesa di Libertinia c/o Ramacca - CT, 1926¹

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(dalla Parte 1) Durante il regime fascista nell’ambito di una pianificazione del territorio agricolo, che prevedeva quasi sempre la bonifica idrico-ambientale, e nell’ottica di un tradizionalista ritorno alla terra e alla civiltà contadina preferiti alla grande urbanizzazione, dal 1928 iniziò un’intensa attività di fondazione di nuovi insediamenti. Gli obiettivi erano molteplici: favorire nuove possibilità di sfruttamento agricolo in zone poco produttive; incrementare la produzione agricola nazionale in un periodo di autarchia per raggiungere l’autosufficienza; creare una classe sociale di piccoli mezzadri o proprietari agricoli legati alla terra con tutta la famiglia immuni alla crisi d’identità causata dal rapporto salariale e dall’inurbamento; occupare un gran numero di disoccupati; stabilizzare la struttura sociale; controllare più facilmente piccoli gruppi di persone per catturarne il consenso; comprimere redditi e consumi per assorbire la manodopera cui l’industria non poteva dare lavoro; combattere la denatalità assieme ai disordini sociali e alla degenerazione della razza per assicurare così la sanità fisica e morale della “stirpe italiana”; promuovere all’estero l’operazione di grande valenza propagandistica del regime. I nuovi insediamenti sia per le modeste dimensioni che per le caratteristiche progettuali, non erano assimilabili a un centro urbano vero e proprio. Quasi tutti erano rappresentati da un’area d’insediamento sparso con le case rurali poste direttamente sull’appezzamento agricolo assegnato alla famiglia colonica. Al centro dell’area erano posti i servizi intorno a una piazza (chiesa, casa del fascio, caserma dei carabinieri o della Milizia, ufficio postale, scuola, consorzio agrario, spaccio, barbiere, locanda). Le aree da “popolare” erano ricavate da terreni demaniali incolti o da aree acquitrinose acquisite a poco prezzo e affidate all’ente incaricato della bonifica che provvedeva all’assegnazione dei vari appezzamenti a famiglie di mezzadri che avrebbero nel tempo ripagato gli investimenti iniziali e, in seguito, riscattata la proprietà. In Sicilia i primi insediamenti iniziarono a cavallo degli anni Venti e Trenta: Mussolinia (c.da Piano Chiesa - Bosco Santo Pietro - Caltagirone, CT) il progetto del 1923 non verrà realizzato; Borgo Littorio (Rocca Busangra, Campofelice di Fitalia/Corleone, PA) nel 1925; Libertinia (Ramacca, CT) nel 1926; Sferro (Paternò, CT) nel 1927; Borgo Recalmigi (Castronovo di Sicilia, PA) nel 1927; Borgo Bardara (Lentini, SR) nel 1927; Borgo Santa Rita già Borgo Pisciacane, CL, nel 1927; Borgo Filaga (Prizzi, PA) nel 1928; Villaggio Pergusa, EN, nel 1935.

¹ La foto è tratta da VoxHumana, La Via dei Borghi.

(continua)

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