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Cronarmerina - Maggio 2025

La pasta

 

COMU SI BUGGHI LA PASTA

 
Si la pasta la scinni crudulidda
ha' vogghia d'aspittari ch'arrimodda;
attentu quannu 'mpiatti ca ti sgridda,
e si la tasti ganghi ganghi 'ncodda.
Si poi la nesci troppu scuttulidda
frascàtula¹ diventa tantu è modda!
Còcila giusta, e, si ti piaci, 'ngridda,
e, 'mpuru schitta, vidi ca ti codda.
 
Girolamo Giusto
(Chiazza li so campagni e la cugghiuta di li nucciddi, Officina Tip. "La Stampa", Catania 1937, p. 67)
 
¹ Frascàtula = polenta di cicèrchie.
 
(prossima poesia dell'autore: La 'nsalata)
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it
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Via scomparsa ma non dimenticata

L'ex via Francesco NEGRO adesso n. 7 di viale Gen.le MUSCARA'
Dietro segnalazione di Silvio, un concittadino da tantissimo tempo in Settentrione, ho dovuto constatare la scomparsa di una via dedicata a un piazzese, di cui gli parlava spesso il suo maestro Bonifazio in IV elementare. Diversi decenni fa, di fronte l'ingresso alla piazzetta della Palestra dell'ex ITIS, dal 28/4/2013 Piazzetta del Volontario (Avis), c'era una via che collegava il viale Generale Muscarà, questo tanti anni fa intitolato a Francesco Sottosanti¹, alla via Benedetto La Vaccara. Il nome della via, ormai non più leggibile, che era scritto sulla targa in cemento ancora presente indicata dalla freccia rossa nella foto, ricordava Francesco NEGRO. Questi era un medico e scienziato di gran fama piazzese che, portatosi sull'Etna per approfondire gli studi di vulcanologia, nel controllare l'imponente eruzione del 1536, il 22 marzo di quell'anno precipitò nel magma incandescente. Ce lo riferisce l'abate Vito Maria AMICO (1697-1762) nel suo Catana illustrata del 1741 con queste parole: Crollò quel giorno il tempio di S. Leone eretto nel bosco, e crollato, fu dai torrenti di fuoco ingombro. In quella circostanza occorse un'orribile disavventura a un valoroso medico, di nome Francesco Negro, il quale per indagare sulle voragini apertesi nei pressi, che mandavano al cielo sassi infuocati, sconsigliatamente avvicinatosi alla fornace, crollatogli sul capo un'eruttato sasso, morì².
 
¹ Francesco SOTTOSANTI, nato nel 1894, dopo aver vinto il concorso magistrale andò a insegnare nelle scuole elementari di Verpogliano di Vipacco (Gorizia), oggi in territorio della Slovenia. Ai primi giorni dell'anno scolastico 1930-31, il 4 ottobre, venne ucciso a fucilate sotto gli occhi della moglie e dei figli da elementi antifascisti d'oltre confine. E' ricordato tra i nomi dei caduti della Rivoluzione fascista. (tratto da Martiri fascisti - alla voce: Martire - Enciclopedia Italiana (1934) - Treccani.it). Il corpo del Sottosanti riposa nel nostro cimitero della Bellia e a lui è stata intitolata la piazzetta antistante la chiesa del Carmine. 
² Per maggiori notizie sullo scienziato piazzese potete leggere il post 1536 - Mungibeddu p'r'culös .
 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it
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Falsa squadra a calàta û Cullègiu

L'altro giorno il mio amico Diego mi ha fatto notare che in via Vittorio Emanuele I (a calàta û Cullègiu sc'nnénn â màngh drìtta) oltre ai pilastri della porta a dx nella foto, anche i pilastri delle cantunère della vicina via Anzaldi sono a falsa squadra, e chissà quante ce ne sono ancora!? La caccia continua.

Per chi volesse conoscere le altre "false squadre" trattate sul sito può leggersi i post del:

2 maggio 2013 - Chiedo lumi agli specialisti;
9 maggio 2013 - Altri pilastri particolari;
10 maggio 2013 - Un'altra falsa squadra;
11 luglio 2014 - False squadre a Sant'Anna

cronarmerina.it

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Agosto 1941 Visite Eccellenti

Il principe Umberto II di Savoia in ospedale a Catania¹
20 agosto 1941
Dopo i numerosi bombardamenti con bombe dirompenti e incendiarie dell'aviazione inglese nei giorni 15 e 16 agosto sulla città di Catania, che hanno causato 25 morti e 37 feriti, il principe Umberto II di Savoia (1904-1983) rende visita ai militari feriti e ricoverati all'Ospedale Vittorio Emanuele della città etnea. Mentre percorre un corridoio nota, da una porta socchiusa di una stanza, un giovane ammalato e insiste per salutarlo. Il giovane ricoverato in quei giorni a Catania è un ragazzo piazzese di 7 anni, si chiama Concetto e accanto ha la madre, Salvatrice, che nella foto sta parlando col principe. Dimenticavo un piccolo particolare che mi ha ricordato la moglie dell'allora piccolo ammalato: il principe, per scherzo e gioco, direzionò il fascio di luce della sua lampadina tascabile verso gli occhi del piccolo, strappandogli così un lieve sorriso.
 
¹ La foto è stata gentilmente concessa dalla moglie dell'allora giovane ammalato. 
 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it
    
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Fontana c.da Ralbiato/n. 33

È la fontana, ormai secca e abbandonata, che si trova in contrada Ralbiato sulla Strada Provinciale 15 a ca. 12 km da Piazza e 8 da Barrafranca. Accanto esiste un edificio che sembra, dalle strutture interne, l'ex chiesa di Santa Lucia di c.da Ralbiato. La fontana doveva essere una grande fontana con una capiente vasca, molto frequentata dalle greggi della zona e dalle cavalcature che da Piazza andavano a Barrafranca e viceversa, il tutto sotto lo sguardo imperioso, autorevole e misterioso di Monte Naone. Di questo nome del monte ho riscontrato ben 11 varianti che vanno da Navone ad Anaor ai tempi degli Arabi, ad Anattor e Avator per lo storico benedettino di origine normanna Malaterra dell'XI secolo.
cronarmerina.it
 
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Mostra fotografica a Mirabella Imbaccari

 

Pino Zaccaria
 
 
 
 
Quello che non siamo riusciti a organizzare e realizzare a Piazza, ci sono riusciti a Mirabella Imbaccari. L'altro giorno sono stato a visitare la mostra fotografica presso il Palazzo Biscari, alla sommità del paese a pochi chilometri da Piazza. Ho potuto vedere quasi 400 fotografie che rappresentano, come dice il sottotitolo alla mostra "Le Memorie fotografiche del '900 - Uno sguardo retrospettivo sulla Mirabella del secolo scorso e che non c'è più". Io, aggiungo, che si tratta di uno sguardo anche sulla vita che si conduceva a metà del secolo scorso nella nostra Città. Infatti, in tanti scatti ho potuto rivedere tanti momenti vissuti da me e dai miei antenati, più o meno prossimi. Tutto ciò è stato possibile grazie all'iniziativa degli amministratori (Filippo Cremona, Giuseppe Iurato e Peppe Moschella) e al fondatore (Pino Zaccaria, nella foto) del Gruppo su facebook "ARCHIVIO FOTOGRAFICO STORICO DI MIRABELLA IMBACCARI" che, raggiungendo in pochi mesi 1640 membri, ha potuto raccogliere oltre 1500 fotografie. Pino Zaccaria, emigrato in Germania nel 1977, è "un autodidatta di raffinata cultura e personalità poliedrica: fotografo e pittore, regista e autore di testi dei suoi documentari, nel 2008 ha pubblicato un libro dal titolo Il medioevo della mia infanzia. Uno spaccato di vita degli anni '50-'60 a Mirabella Imbaccari, piccolo centro agricolo siciliano... Nel libro l'Autore, secondo il filo del ricordo, ricostruisce le condizioni di vita a Mirabella negli anni '50, quando la povertà era in tutte le case... facendoci viaggiare indietro nel tempo, per ricordarci da dove discendiamo." Chiudo questo post sulla mostra fotografica, con le parole dello stesso Pino Zaccaria sulla sua autobiografia nelle quali ritrovo appieno le finalità di questo blog "... credo di avere raggiunto l'obiettivo di fermare il tempo, quello che segnava la fine di un'epoca, quella che fungeva da cerniera tra la nostra cultura contadina, che traeva stili di vita da secolari tradizioni tramandate da padre in figlio, e l'inizio di un'altra epoca completamente nuova, nella quale gli anziani hanno ormai perso l'atavico ruolo di ponte fra una generazione e l'altra. Un'epoca come quella attuale corre a velocità impressionante verso un futuro sempre più incerto, ignara (ahimè) del fatto che senza conoscenza delle tradizioni e del passato non può esservi conoscenza né del presente né del futuro." Complimenti ancora ai Mirabellesi per l'importante iniziativa che consiglio vivamente di visitare dalle 10 alle 12 e dalle 18 alle 22 sino al 30 agosto. 
 
Un particolare riconoscimento e ringraziamento va all'Associazione Volontari Protezione Civile "IMAKARA" per aver reso possibile con la propria organizzazione e puntuale generosità la preparazione e lo svolgimento della Mostra Fotografica.  
 Gaetano Masuzzo/cronarmerina

*Le citazioni virgolettate sono tratte da Pino Zaccaria, Il mio focus su Mirabella, S.D.S. Service, Mirabella Imbaccari, 2014, pp. 6, 11, 15 e 43.
**La foto della Littorina anni '50 presente nella homepage di questi giorni fa parte della mostra fotografica.   
           

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U mastru di baccanu

La ghiandaia o càngh'ragià o carragià
 
 
L' AUCEDDI
 
Merli, marvizzi, chiuppi, turtureddi,
risignoli, cardiddi, pipituni,
e carcarazzi e poi carcarazzeddi,
pizziferri, spriveri e calandruni.
 
Pirnici, riddi, cucchi e quagghiceddi,
e beccafichi, rìnnini e tuduni,
ciàuli, gaddazzi e d'acqua gaddineddi,
"populu bassu" e qualchi ciciruni.
 
Ma nni chisti campagni è lu suvranu
'n auceddu murritusu chi truzzìa
l'armali gridazzeri e cantaturi.
 
Lu carragià ! Gran mastru di baccanu:
abbaja, frisca, canta, gnaulìa...
stu pappagaddu di li Paraturi !
 
Girolamo Giusto
(Chiazza li so campagni e la cugghiuta di li nuciddi, Officina Tip. "La Stampa", Catania 1937, p. 58)
 
(prossima poesia dello stesso autore: Comu si bugghi la pasta)
 
 
 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina,it
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Visti dagli altri/4

La trippa

Il dì dell'Assunta il piazzese pensò di far baldoria, e con due tarì in mano se ne andò in piazza per la carne, che la vedeva ogni cent'anni. Ma gira e cammina, i soldi eran pochi e non gli bastavano neppure per uno stinco; e non sapeva che farsi. Finalmente, vista a un punto una gran trippa appesa all'uncino, tutta verde come la mantella di San Pietro e annuvolata dalle mosche, domandò che fosse; e sentito che non carne era ma trippa mangereccia, e i soldi gli bastavano, se ne fece tagliare una bella falda e mettere in carta.
- Ma - domandò prima d'andarsene, che non lo sapeva - o come si fa cotesta? Cruda o cotta? a brodo o s'ha da arrostire sulla graticola?
Il macellaio a spiegargli come, che doveva essere stracotta, e lui a imbrogliarcisi sempre, e si scordava ogni volta di raschiarla, sicché ci sentiva l'odore del ventre.
- E voi - disse infine spazientito - scrivetemelo su un bigliettino come si fa, ch'io non ci penso, e a casa me lo fo leggere da chi ci vede.
Il macellaio così fece; e lui se ne andò per la sua strada, la dritta avanti col bigliettino e la manca dietro con la trippa. Cammin facendo, il duomo gli veniva alla passata, e come c'era festa e dentro predicavano, ci entrò a darci un'occhiata. Ma aveva appena passata la porta ed era ancora con mezza berretta in testa, che il predicatore dal pulpito si volse a lui di botto come lo aspettasse là, e indicandolo a tutti con tanto di dito, cominciò a sbraitargli contro: 
- O dove vai tu con cotesta carne? Tu, ti dico, che pensi sempre alla carne e vieni al cospetto del Signore con la carne. Buttala lungi da te, e pensa dunque alla tua anima.
Il piazzese si sentiva preso dai turchi, e gli occhi di tutti gli erano addosso, e il bisbiglio era grande; ma come quello non la smetteva con la carne di qua e la carne di là, finalmente non ne poté più e avanzando il braccio gliela mostrò che era.
- Che carne e carne - gridò - non vedete ch'è trippa, che me l'han data per tale?
Tutti lo zittirono, e non contenti di ciò, come voleva sbandierarla ch'era trippa e c'era anche scritto nel bigliettino, lo cacciarono fuori con scandalo e gli chiusero la porta in faccia. Tutto acceso in volto, lui gridava che intendessero la ragione; e come non volevano sentirlo, masticando minaccioso che non c'era più modo di vivere in pace, continuò pei fatti suoi come prima, la dritta avanti e la manca dietro. Andando così, un cane sentì l'odore della trippa e si mise a seguirlo passo passo, annusando: finché a un punto con una boccata non gliela strappò di mano, e via come una lepre. Il piazzese si volse a guardarlo senza scomporsi, con la manca dov'era; e levando in aria la dritta col bigliettino, gli gridò dietro: 
- Ahbo', baggiano, corri quanto vuoi! La trippa l'hai tu, ma il bigliettino è qua, e non sai come farla.
[Tratto da Francesco Lanza (1897-1933), Mimi Siciliani, Milano, 1928]
 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it
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Anche loro cambiano

U Saracìngh anni '60

 
 

 

 

U Saracìngh anni 2000
Come potete ben osservare anche i Saraceni cambiano col tempo. In alto quello del Palio dei Normanni degli anni '60. Sguardo accigliato con occhi grandi e furenti, pronto a destare paura ai cavalieri di Placia¹ che di lì a poco lo colpiranno con "precisione assoluta" ma, allo stesso tempo, con la bocca aperta dallo stupore per tutto il clamore e la cagnara al campo Sant'Ippolito. In basso quello del Palio dei Normanni dei nostri giorni, non più col tipico turbante bensì con una specie di bandana gialla, tanto di moda negli ultimi vent'anni. Lo sguardo sembra ormai di un Saraceno rassegnato, consapevole del ruolo assegnatogli ogni anno, stesso giorno e stessa ora, sempre sotto il sole d'agosto, ma con gli occhi azzurri sfavillanti da far concorrenza e invidia al suo peggior nemico, il Conte Ruggero d'Altavilla in persona. I grossi e grandi baffi hanno lasciato il posto a un più accurato look con barbetta e pizzetto hollywoodiano, forse per la presenza di una bella gran dama della Val di Mazara che lui ben ha frequentato per oltre 250 anni, ma l'espressione è sempre d'incredulità e sbalordimento come se si domandasse: "Perché tutti questi tamburi, trombe, trombette e tromboni?!".
 
¹ Vorrei ricordare ai miei concittadini che Placia è il più antico nome della nostra Città riscontrato in un diploma in latino del 1122. Il diploma è del conte Enrico Aleramico dove si legge di un testimone tal Gausonis de Placia. Invece quello di Plutia non ha alcun riscontro storico e non rientra neppure nei 24 appellativi che la nostra Città ha avuto dal 1122 al 1862, anno in cui si decise di chiamarla Piazza Armerina.
 
cronarmerina.it
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E' tornato

 
 
 
 
In questi giorni nelle nostre campagne è tornato questo uccello molto elegante che per colori del piumaggio non ha nulla da invidiare a quelli tropicali. È il GRUCCIONE che prende il proprio nome dal suo tipico verso gru gru gru. È un uccello diffuso nel bacino del Mediterraneo soprattutto sulle colline e giunge nelle nostre zone tra aprile e maggio. Quest'anno nei mesi di giugno e luglio si è fatto vedere, e sentire, poco. Invece da qualche giorno ho notato nuovamente la sua presenza e la sua partenza definitiva, per quest'anno, è prevista ad agosto inoltrato. Il gruccione nidifica in cunicoli lungo le scarpate sabbiose o lungo le rive dei fiumi. È facile da fotografare sia in volo (l'apertuta alare arriva a 40 cm.) sia quando si posa sui fili della luce o sui rami senza foglie per riposarsi un po', per poi riprendere la caccia agli insetti in volo. Quando si tratta di insetti dotati di pungiglione, come le api, di cui sono ghiotti tanto da recare seri danni agli alveari, questi vengono ripetutamente sbattuti su una superficie dura, con l'ausilio del becco. Questo modo di nutrirsi e il colore nerastro del becco spiega il nome â ciaccësa: U P'ZZ'FERR (il becco di ferro). Quando iniziai a fotografarlo con uno zoom bello potente, non credevo ai miei occhi per quanto fosse colorato, troppo sgargiante rispetto a quelli a cui siamo abituati dalle nostre parti. Buona visione!
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it
  • Pubblicato in Cose
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