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Gaetano Masuzzo

Gaetano Masuzzo

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La Cùpula (era) Virdi

Ed eccovi la terza poesia dedicata al tetto della Cùpula della Cattedrale che, al tempo della fanciullezza del poeta era verde (intorno al 1870, vedi poesia precedente "La Cùpula Virdi di la Catradali") ma in seguito a qualche motivo di restauro cambiò colore, e il poeta, ormai adulto (anni 30), se ne rammarica. Successivamente il tetto tornò come lo vediamo adesso, VIRDI.
 

LA CÙPULA VIRDI

 
Lu ciriveddu l'àppiru strammatu
cui foru ca la cùpula sminnaru;
di quannu ddu culuri scancillaru 
Chiazza di tannu persi lu primatu!
 
Marcu Trigona, a la stranìa jttatu,
ccu ssa gran manu tumpulìanni un paru;
grìdaci forti ca lu tò dinaru
pi spisi pazzi nun lu voi sfardatu!
 
E vui, palummi, cucchi e rinnuleddi,
e vuautri struneddi e varvajanni,
'ngramàgghiativi comu l'urfaneddi.
 
E tu, Campana di la Muscatedda,
chi virdi la gudisti pi tant'anni,
chiàncila tu ccu ssa tò vuci bedda!
 
Girolamo Giusto
(Chiazza li so campagni e la cugghiuta di li nucciddi, Officina Tip. "La Stampa", Catania 1937, p. 24)
 
Note originali dell'autore nel suo volume del 1937: Primatu = Indiscusso nel campo intellettuale e politico nella vecchia provincia di Caltanissetta; Marco Trigona, la cui statua - opera dell'Ugo - è eretta nel "Piano" del Duomo, fu il munifico fondatore e donatore del Duomo; Campana = Una delle due campane dell'orologio del Duomo. Fu trovata sepolta insieme al Vessillo del Conte Ruggero.
 
(prossima poesia dell'autore: Lu rimitu di Chiazzavecchia)
 
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it

Oggi come allora? Mi sembra di no!

 
 
 
Le 4 Bollette nelle foto, gentilmente fornitemi da un amico, si riferiscono alle polizze o ricevute di oggetti depositati presso uno delle quattro istituzioni di credito presenti a Piazza nei secoli passati, il Monte di Prestami. Sono ricevute sia di Oggetti in Oro/Argento/Titoli di rendita sia di Biancheria che i nostri antenati, nei momenti di bisogno, depositavano per ottenere massimo il 66% della loro valutazione per due o tre anni. Prima della scadenza di tale periodo avrebbero dovuto riportare la Bolletta assieme alla somma ricevuta, per riavere l'oggetto lasciato in Pegno (termine che vuol dire "a garanzia reale del prestito ottenuto"), in caso contrario avrebbero perduto per sempre i loro beni. Veramente li avrebbero potuti recuparare solo in un'altra occasione, partecipando alle aste che di tanto in tanto venivano svolte per smaltire gran parte degli oggetti in deposito, per far posto ad altri ancora. Durante le aste che si effettuavano nella piccola sala d'ingresso, veniva usato il metodo del fiammifero. Si comunicava, illustrandone le caratteristiche principali, il bene da alienare, si accendeva un fiammifero e si facevano le offerte sino a quando rimaneva acceso. Allo spegnimento, chi aveva fatto la maggiore offerta si portava a casa l'oggetto. Non era raro il caso che l'incorruttibile impiegato addetto al fiammifero, per favorire qualche amico, lo spegnesse qualche istante prima dell'ultima offerta del "non amico". Ovviamente tutto ciò favoriva i benestanti che si potevano permettere di sborsare contanti in quantità, per fare man bassa di oggetti, il più delle volte dall'alto valore affettivo, che così non sarebbero più tornati nelle mani dei poveri proprietari. Nelle bollette per l'Oro, del 1902, si leggono perfettamente i nomi di chi portava in pegno due orecchini e tre anelli diciotto (diciotto indica il totale dei grammi d'oro) e due pendenti g. cinque. Per i primi, del valore di £ 21¹, se ne ottennero 14, per i secondi, del valore di £ 6, se ne ottennero i 2/3, ovvero 4, sempre col 6% di interesse annuo da pagare al momento del riscatto. In tre si distingue bene la firma del Conservatore del tempo, La Pergola. In quelle per la Biancheria, del 1903 e 1904, oltre ai nomi si leggono i pegni di sette salviette due tovaglie otto paia di calze e due frangia² dentro sacco del valore di £ 6 e cotta dentro sacco³ che fa ottenere un prestito di £ 6. Nel retro di due di queste ricevute c'è scritto a matita "Rinnovo". Chissà se poi questi beni, seppur di modico valore, sono tornati tra le mani, in un modo o in un altro, di chi aveva ritenuto, amaramente, di separarsene temporaneamente per risolvere un piccolo/grande problema economico. E noi oggi, di che ci lamentiamo, se un secolo fa si era costretti a impegnarsi pure le calze o le mutande?! 
 
¹ Come nel post "Due Hotel di Piazza nel 1903" ricordo che 1 £ del 1900 valeva € 20 ca. di oggi.
² Guarnizione di stoffa che viene applicata a tende, coperte etc. Il "sacco" precisa il modo di come vengono conservati.
³ Veste di lino bianco lunga fino al ginocchio con maniche corte e larghe.
Gaetano Masuzzo/cronarmerina

  

Un altro premio a Tanino Platania

Il poeta Tanino Platania al momento della premiazione da parte del noto attore e regista Augusto Zucchi
Sabato scorso, 18 ottobre 2014, nella gremita sala degli Affreschi di Palazzo Orsini di Bomarzo (VT) è stato assegnato al nostro Poeta Tanino Platania, il Premio "DISINCANTO" per la poesia sottoriportata
 

CLOCHARDS

 
Pagine bianche
e stanche
di libri laceri, pronti al macero.
 
Visi corrugati
nell'asfalto impaginati.
 
Solo la barba solletica il cuore:
incanto di un momento 
per un leggero soffio di vento.
 
Panchine ad ore
segnate dall'untore.
 
Tra coperte di cartone,
sotto un ponte o alla stazione:
fermoposta, senza più destinazione.
 
Cartoni schivati
su freddi selciati.
 
Più luci che ombre nella vita:
un dì, poeti in vena
ed ora anime in pena...
 
...E in me, un freddo lacerar 
nella schiena.
 
Tanino Platania
 
A conferirgli il premio è stata l'Associazione Valori di Bomarzo in occasione del Concorso Internazionale "Poeta anch'io". Autorevoli personaggi fanno parte della nutritissima schiera dei soci dell'Associazione, tra cui il romanziere Andrea Camilleri, l'astronauta Col. Roberto Vittori, l'attore e regista Augusto Zucchi, l'attore Paolo Bugnoli, il doppiatore Renzo Stacchi e tanti altri. 
A Tanino vanno le nostre congratulazioni.
 
cronarmerina.it

Giòmetrico a Sètt Cantunèri / 2

Sètt Cantunèri

(dalla Parte Prima)  

Parte Seconda

"Lu suli si nni va, dumani torna,
si mi nni vaiu iu non tornu cchiù."
e canta e ridi "e ntantu fazzu corna"
penza e scungiura Cicciu "vaccitù"
pirsuasu ca la vita è babba assai
senza qualchi risata ammenzu e' guai.
 
E ntantu è già la sesta e i virdurara
a picca a picca grapunu putìa
spitannu l'urtulani, terra amara,
mircantiannu qualchi primintìa
e laroba locali, chianu chianu
cu qualcaduna puru do ziu stranu.
 
Dopu, a la nona, la jurnata ammutta
"Accattamu, piccio', talìa ch'è bedda."
"Signura, nun si pigghianu di sutta."
"Cumpà, quantu la vinni, sta pisedda."
"Gnorlei, nga si smuvissi, ca scurì."
E si fa notti, e qualchi rififì
 
ci mposta la "nutturna" a la picciotta,
e viulini e chitarri e mandulini
pu sì e pu no, si paranu la botta
nfinu a chi, n'allanzata d'acquazzini
renni la paci a tuttu lu quarteri.
E agghiorna e scura, e setti cantuneri.
 

Giòmetrico

(Giovanni Piazza)
 
cronarmerina.it
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