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Gaetano Masuzzo

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Cu Marcu Tr'gona/3

1906 - Monumento bronzeo a Marco Trigona dell'artista Antonio Ugo

3^ parte

A tu p'rtu cu Marcu Tr'gona

P' cöss, cu cör stanch e marturià,
ciangi com a 'n cangh bastunià!
Ddasciasti sta c'ttà ch'era na musia:
öra è stracangiada, na vera f't'nzìa!
 
Senza talè talè s' sc'ppanu i balatèddi
ch' fasgev'nu a cresgia e a cubula ciù beddi.
Öra a ciancada è nëra,
com ô fum dâ ddumèra!
 
'Nto tô palazz i lupi 'ntrasìnu s'curi
 e sì fertunà ch' t' ddascianu i muri!
E 'mpuru tu t'haia guardè:
ch' st' marmént t' po sp'rì s' sötta i pè!
 
A C'ttà di Normanni e dî baröi
par morta ormai, senza ciù scopi.
Cönta quant u döi d' coppi
quann u giö è a bastöi.
 
Ciazza d'armi, dî Saracì n'mica,
nan cumatt ciù: s' r'nnì.
Ma p' p'gghiela, u cavadd nan s'rvì,
com p'dda famösa guerra antica.
 
F'gghiazzi granfunazzi e latri
funu a ruina d' cössa nostra matri!
Lupi famel'chi, dopo u ddait dî m'nneddi,
s' ggh' mangianu 'mpuru u cör, u fich't e i bueddi!
 
E' ranna a p'n'tenza
p' cöpa dâ s'menza!
Ciazza s'mina, ma poi quann r'cöggh,
u diavu, menz ê spì, ggh' fa truvèr u gioggh!
 
                                                                                           Aldo Libertino
*Per l'introduzione, la nota biografica e quella letteraria: vedi 1^ parte;
**Prossimi giorni la 4^ e ultima parte. Per concludere un altro post sarà dedicato alla traduzione.
 
 

Famiglia Camerata

Campo rosso con leone coronato d'oro rampante sostenente colonna d'argento
Di questa famiglia di Piazza abbiamo soltanto notizie relative al XIX secolo. 1848 Rocco Camerata-Scovazzo è barone di Casal Gismondo (territorio a Sud-Est di Aidone), sindaco di Aidone e comandante delle Guardie Nazionali rivoluzionarie del Distretto; nel 1860 viene arrestato a Palermo dalle truppe borboniche. 1861 Lorenzo Camerata-Scovazzo, fratello del barone, e il barone stesso, sono deputati al I Parlamento del Regno d'Italia. 1882 e 1889 Francesco Camerata, grosso feudatario di Butera è consigliere comunale, nel 1890/93 1898/1901 diventa sindaco di Piazza, nel 1898 risulta sposato con Girolama Sceberras di Montagna di Marzo. Nel 1921 Salvatore Camerata da Butera ma abitante a Piazza Armerina è eletto deputato per Alleanza Democratica Sociale. I baroni Camerata erano proprietari del palazzo Starrabba di via Garibaldi 80. Esiste anche una via Barone Camerata, parallela alla via Garibaldi, accanto alla chiesa di S. Giovanni Evangelista e un altro stemma, venutone a conoscenza nell'ottobre 2016, dipinto su un soffitto del Palazzo di via Garibaldi dove è riportata soltanto la torre rappresentante il castello nel blasone del comune di Butera di cui era originario Francesco Camerata.
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Cu Marcu Tr'gona/2

 

2^ parte de

A tu p'rtu cu Marcu Tr'gona

M' nnamurài d' na carösa,
bedda, dözza e murösa...
D' tutti i sciuri beddi 'ntê giardì
u ciù beu tuccà a mi!

R'gìna fra i r'gini,
era p' mì na rosa senza spini.
Ma quann mâ vossi strénz ô cör
griai pâ raggia e pû d'lör.

Ora dda rosa nan è ciù mia:
smaniava p' n'autra cumpagnia!
Dû mi cör ddasciai avèrta a porta
ma ancora nan 'ntrasì cu m' cunòrta.

Dorm Ciazza, st'nn' cchiada sötta â dduna:
è na cuddura bianca l'amica d' l'amanti!
E i stëddi, stasëra ciù br'llanti,
s' ponu cuntèr a una a una!

Rönf'nu i lupi, cucadi dintra î tani...
Döi chiuppi mal'chi e dduntani
ciang'nu d'sp'radi p' cui nan torna ciù.
I sënti? Chiù... Chiù... Chiù!...

Fermu è l'ariu, senza vënt.
Stanca d' r'pet u so fri fri,
a c'cala puzà u so strumént:
'mpuru iedda s' durmì!

Ma tu nan m' scuti amicu mi!
Stai ciangènn... e iè u söi p'rchì:
Plutia, vant e gloria dî Normanni,
strascina i pè tra peni ranni!

                                                                                           Aldo Libertino  
*Per l'introduzione, la nota biografica e quella letteraria: vedi 1^ parte;
**Prossimi giorni la 3^ e la 4^ e ultima parte. A conclusione verrà dedicato alla traduzione un alto post.

2° Santo Compatrono

Particolare del quadro di S. Andrea Avellino in Pinacoteca Comunale
Lapide commemorativa di S. Andrea Avellino, portico Biblioteca Comunale

2° Santo Compatrono, Sant'Andrea Avellino

Nel 1610 giungono da Napoli nella nostra Città, due Padri Teatini con una reliquia di Padre Andrea Avellino (1521-1608, battezzato Lancellotto, ha operato nella Casa teatina di S. Paolo Maggiore di Napoli). La reliquia consiste in un ciuffo di barba che donano al sacerdote piazzese Andrea Trigona dei baroni di S. Cono Superiore. Questa reliquia diventa subito mezzo di guarigioni prodigiose e l'anno successivo a Platia, si registra l'arrivo continuo di confratelli Teatini napoletani, tutti discepoli di Padre Andrea a Napoli. Questi preti riformati, una volta giunti nella nostra Città, fondano la "Congregazione dei Ministrali (artigiani)" e, immediatamente dopo, la "Congregazione dei Nobili" e la "Congregazione Segreta dei Nobili Secolari e Sacerdoti". Il buon esempio che danno i Padri Teatini convince tanti giovani di antiche e nobili famiglie piazzesi a ricevere il loro abito religioso presso la Casa Teatina dedicata a S. Giuseppe di Palermo (quella ai Quattro Canti). Nel 1619 due Padri Teatini milanesi, Gonfalonieri e Croce, fondano la "Congregazione dei Mercanti" che unisce sacerdoti, dottori, procuratori, notai, curiali e medici. Qualche anno dopo, nel 1624, arriva il Padre Teatino Giacomo Di Stefano, della provincia di Foggia e discepolo del Beato Andrea, che oltre a essere instancabile predicatore, consigliere, moderatore e prezioso paciere, opera molti miracoli per l'intercessione del suo maestro, tra i quali quello di preservare in parte la città dalla peste che sta facendo stragi nell'Isola. Mentre ancora si contano i morti di peste, avuti soprattutto nel quartiere Canali, nel 1626 il Senato Cittadino insieme al Consiglio Cittadino degli Ottanta, al Clero, ai Magistrati e a tutto il popolo, proclamano il Beato Padre Teatino Andrea Avellino secondo compatrono della Città, dopo la patrona Maria SS. delle Vittorie e il primo compatrono S. Vincenzo Ferreri. Per l'occasione il pittore Antonino Cinniardi inizia a dipingere il quadro che oggi possiamo ammirare presso la Pinacoteca Comunale. Il quadro, di cui mostro un particolare nella foto in alto, restaurato nel 2008, raffigura Sant'Andrea Avellino (dichiarato Beato nel 1624 e Santo nel 1712) insieme a Maria SS. delle Vittorie con a dx in basso la seconda veduta della città dall'ex borgo Casalotto. Nel 1642, in seguito al manifestarsi di ulteriori miracoli di un altro Padre Teatino, S. Gaetano da Thiene, vengono scolpite due statue in pietra calcare del luogo che rappresentano i due Beati e quindi collocate ai lati della Porta di S. Giovanni Battista. Questa collocazione, proprio in questa porta della città¹, ha due motivi. Il primo è quello che la porta si trova a pochi passi dalla Casa Teatina fondata nel Piano Patrisanto nel 1609, il secondo è che questa porta è la prima e la più comoda che incontrano i forestieri che vogliono entrare in città, pertanto le due statue dei Santi la proteggeranno da eventuali epidemie portate dall'esterno. Nel 1731 il Senato Cittadino fa scolpire una lapide commemorativa (foto in basso), recuperata e oggi murata sotto il portico del Collegio dei Gesuiti sede della Biblioteca Comunale, dove si ricorda la venerazione verso il 2° compatrono, dichiarato protettore del Regno delle Due Sicilie e invocato contro la morte improvvisa (epilessia). Nel 1848 viene abbattuta la Porta di S. Giovanni Battista per l'ampliamento della Strada del Principe (oggi via Garibaldi), le due statue ai lati sono spostate prima presso la Commenda, lì vicino, poi tra il 1961 e il 1965 poste ai lati del portone della chiesa di S. Lorenzo o dei Teatini, dove si trovano tuttora.
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