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1600 Frate piazzese seguace di fra Umile/1 In evidenza

Fra Umile da Petralia, sec. XVII, Crocifisso con reliquiario, Piazza Armerina, Chiesa S. Pietro

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La crocifissione, pena capitale che gli antichi romani infliggevano agli schiavi fuggitivi, ai peggiori criminali e a tutti i non cittadini di Roma, veniva applicata in maniera assai diversa da quella in cui l’arte ci ha abituati. Il condannato era condotto al supplizio carico della sola traversa alla quale gli si legavano le mani. Nel luogo dell’esecuzione gli si inchiodavano le mani alla traversa che veniva issata sul palo verticale dove gli si inchiodavano i piedi e, quasi sempre, il corpo era totalmente nudo. I primi cristiani la rappresentarono soltanto simbolicamente con l’Agnello Mistico e la Croce, ciò accadde anche dopo l’editto di Costantino nel 313 d.C. quando fu possibile praticare liberamente il culto. La figura di Gesù Crocifisso compare per la prima volta ai tempi di Sisto III (432-440 d.C.) scolpita sulla porta lignea della chiesa di S. Sabina di Roma dove il Cristo è rappresentato nudo avente soltanto ai fianchi un subligaculum¹, le braccia distese come in croce, ma senza la croce dietro, con ai lati i due ladroni. L’immagine del Crocifisso come lo conosciamo noi cominciò a diffondersi solo intorno al VI secolo e nel 691 il Concilio Trullano a Costantinopoli proibì di raffigurare la Croce su un pavimento e di rappresentare il Cristo sotto la forma di un Agnello. In epoca Carolingia si diffonde l’immagine di Nostro Signore in Croce in avori intagliati, nell’oreficeria e nelle miniature dei manoscritti. In altri luoghi d’Europa si scolpiscono grandi croci di pietra e nel periodo bizantino il Cristo è rappresentato vivo, trionfante con gli occhi aperti, vestito e con la corona regale sul capo. Nel X e nell’XI secolo Cristo in croce compare emaciato, doloroso, col capo reclinato sulla spalla e incoronato di spine. Dal XIII sec. i chiodi che prima erano quattro, due alle mani e due ai piedi, divennero tre, perché prevalse l’uso di sovrapporre i piedi per avere maggiori effetti plastici/pittorici e si incominciò a diffondere la corona di spine sul capo di Gesù, per effetto della sacra reliquia portata da Luigi IX re di Francia al ritorno da una crociata. La ferita del costato, quasi sempre nella parte destra, risale agli scritti di Sant’Agostino. L’epoca in cui il tema della crocifissione di Cristo ebbe un momento particolare fu nel periodo della Controriforma, dopo il Concilio di Trento conclusosi nel 1563, soprattutto per merito di alcuni ordini religiosi e particolarmente dei francescani che seguirono le direttive di papa urbano VIII: le opere d’arte dovevano illustrare la fede e i dogmi cattolici chiaramente e facilmente per incrementare la devozione popolare con la creazione di nuovi simulacri da venerare con particolare riferimento al Cristo Crocifisso. Nel XVII secolo i crocifissi sprigionano una fortissima carica psicologica ed una travolgente passionalità tale da coinvolgere lo spettatore al drammatico tema e in Sicilia numerosi sono gli artisti scultori siciliani che arricchiscono sia l'Isola che la Penisola di pregevoli Crocifissi lignei policromi dalla possente drammaticità ma anche dalla sovrumana dolcezza. Tra questi scultori troviamo Frate Umile da Petralia, al secolo Giovanni Francesco Pintorno. Nato a Petralia Soprana (PA) tra la fine del 1600 e gli inizi del 1601, dal 1623 fece parte dell’Ordine dei Frati Minori Riformati dell’Osservanza. Nello stesso anno inizia ufficialmente anche la sua attività artistica che si concluderà 16 anni dopo con la sua morte avvenuta a Palermo nel Convento di Sant’Antonino nel 1639. Tra i suoi numerosissimi Crocifissi lignei (almeno 30, alcuni dei quali presenti anche in Calabria, Campania, Basilicata e Malta) c’è pure quello che si trova unitamente a un reliquiario nella I cappella a dx (della famiglia Boccadifuoco) nella chiesa di San Pietro a Piazza Armerina². Da ciò si deduce che la realizzazione di quest’ultimo Crocifisso è da collocare tra il 1623 e il 1639, non nel 1653 come riportato in alcuni testi. (tratto da Rosolino LA MATTINA, Frate Innocenzo da Petralia - Scultore siciliano del XVII secolo fra leggenda e realtà, Ed. Lussografica, CALTANISSETTA 2002, volume gentilmente e opportunamente segnatalomi dall'amico Vittoriano M.) (continua)

¹ Da subligo (legare sotto) e culum (che indica genericamente gli "attributi"), uno degli indumenti intimi più comunemente indossati dagli antichi Romani ereditato dai vicini Etruschi.

² Un prezioso crocifisso di fra Umile datato 1635 si trova presso la Chiesa di Sant'Anna ad Aidone.

cronarmerina.it

 

Commenti  

0 #1 Rino 2016-06-08 10:43
C'è sempre da imparare.
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