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Cronarmerina - Dicembre 2015

Cani, gioie e dolori

 
Puccio, per gli amici Uccio
Il commento di un anonimo mi ha suggerito di mettere una foto dell'ultimo amico a quattro zampe che ho avuto. Era Puccio, un incrocio no so di che razza, fatto sta che mi aspettava sempre al solito posto e mi seguiva ovunque, anche in capo al mondo, senza guardare clima, pericoli, distanze e motivi. Perché loro sono così, ti considerano il loro capo branco da ubbidire a occhi chiusi. Come diceva una persona a me tanto cara: "Noi per gli aninali siamo il loro Dio". 

Gaetano Masuzzo/cronarmerina

  • Pubblicato in Cose
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Porte della Città/della Scattiola

Via Mazzini, a sx Chiesa S. Giuseppe a dx Largo Salvatore
Dopo quella della Castellina, proseguendo nella storia delle porte della Città di una volta, salendo verso Piano Teatini o Patrisanto (oggi piazza Martiri d'Ungheria), in senso orario rispetto al centro storico, incontriamo la Porta della Scattiola. Questa si trovava all'altezza della chiesa di S. Giuseppe, lungo la via Mazzini che prima veniva chiamata, perché molto trafficata, la Carrera, proprio dove nella foto si vede la scritta Largo Salvatore. Il nome deriva dal fatto che quella zona, sino agli anni '50, era piena di artigiani che frantumavano il gesso per l'uso in edilizia, una volta separato dallo zolfo ricavato dalle miniere. La frantumazione avveniva con una specie di attrezzo, tipo strofinatoio in legno che serve a lavare gli indumenti nelle vasche, che assomigliava tantissimo, ovviamente almeno tre volte più grande, alle scattiole che si usavano durante le processioni della settimana santa. La scattiola è chiamata in italiano bàttola, crepitacolo, tabella, ovvero tavoletta di legno con manico che agitata come grossa campanella, fa battere su se stessa altre due tavolette addossate ai lati. Da non confondere, però, con la "troccola" che al posto del manico ha una maniglia che si agita ruotando il polso. Ambedue servono ad annunziare le funzioni nelle chiese e durante le processioni, nel periodo della settimana santa in cui è proibito l'uso delle campane. Questo luogo era molto importante perché, nel palazzo di fronte la chiesa di S. Giuseppe, prima che nel 1605 fosse ultimata la chiesa di S. Agostino col Monastero dei Padri mendicanti Agostiniani trasferitisi vent'anni prima dalla loro sede di via Madonna della Facciranna al Monte, era già la sede dell'Ospedale di S. Calogero e di Santa Maria degli Angeli, che successivamente ritornerà al Monte¹. Ma questa è un'altra storia, di cui parleremo quando elencherò tutti i nomi che ha avuto il nostro ospedale nei secoli.
cronarmerina.it
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Il centralinista piazzese

L'11 gennaio u.s. in "Pronto, chi parla?" avevo accennato alla poesia che il prof. Gioacchino Fonti aveva dedicato al centralinista di via Garibaldi "L'ddùzzu Di Giorgio", eccola:

                 
L’ddùzzu
 
 Quas d’ front â scala a San Giuànn
com s’ disg ê témpi dû ziu mòn’ch
ô cant dû t’rrànu tant rann,
s’ truvàva l’offici telefòn’ch.
 
E a traff’chiè cu i spini e a manuèdda
tu ggh’ truvàvi a fè u central’nìsta
a L’ddùzzu D’ Giòrg (cu dda bedda
vösgiàzza) a temp pérs giornalista.
 
V’dènn’lu s’ttà darrera ô banch
cu a testa d’ n g’gànt d’ r’spètt
nan l’avìsci mai ditt ch’ ô to sciànch
quànn sc’nnéva nvèci era nanétt.
 
Pronto, chi parla?: Caru e böngh L’ddùzzu…
mpùru tu t’ giungësti ô S’gn’rùzzu!
 
Iacchino Fonti

______
 
LILLINO¹
 
 Quando di fronte la scala di San Giovanni²
come si dice ai tempi dello zio monaco
al cantone del terreno tanto grande,
si trovava l’ufficio telefonico.
 
E a trafficare con le spine e la manovella
tu ci trovavi a fare il centralinista
a Lillino Di Giorgio (con quella bella
vociazza) a tempo perso giornalista.
 
Vedendolo seduto dietro al banco
con la testa di un gigante di rispetto
non lo avresti mai detto che al tuo fianco
quando scendeva invece era nanetto.
 
Pronto, chi parla?: Caro e buon Lillino…
pure tu ti sei unito al Signore!
 
 
¹ Diminutivo di Lillo = Filippo;
² San Giovanni Evangelista, che collega la via Garibaldi con la via Umberto.
 
 
 
 
                
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Porte della Città/della Castellina

La porta della Castellina (Pr'tusg' a Cast'ddina)
Dopo qualche decennio dall'inizio della ricostruzione, Placia aumenta di popolazione e di estensione. Questa espansione fa nascere la necessità di avere qualche difesa per eventuali aggressioni nemiche. Così inizia la costruzione delle mura della Città che prevedono anche delle porte nei punti strategici, tenendo conto anche delle esigenze della popolazione. Così lungo i decenni e i secoli, a secondo della dimensione e dell'orientamento dei flussi abitativi, nascono diverse porte delle quali se ne conoscono almeno 7. La prima è quella "della Castellina" (in una vecchia pianta della Città del 1689 chiamata Porta Castellana) che nacque forse inaspettatamente (o che già esisteva e poi ampliata) in seguito a un avvenimento bellico. Siamo nel 1299, Platie, come viene chiamata in questo periodo, è assalita dalle truppe franco-angioine del duca Roberto I d'Angiò. Ma gli abitanti, allora sotto gli Aragonesi, aiutati da circa sessanta Cavalieri Templari e Ospedalieri di guarnigione in città, guidati da Palmerio Abate e Guglielmo Calcerando, attaccano i nemici sul piano del Patrisanto oggi Teatini (allora fuori le mura e a poca distanza dalla loro Commenda di S. Giovanni Battista), costringendoli a togliere l'assedio. Durante questo assedio i soldati francesi riescono a creare una breccia nelle mura a difesa del borgo sottostante il castello chiamato "Castrum Reginae". Da allora il borgo fu chiamato "borgo della Castellina" e la breccia fu usata come porta sul versante Nord della Città affacciato sulla vallata chiamata Valle Rocca.  
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it  
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850° Le prime chiese

S. Martino di Tours, 1163
S. Lorenzo (dei Teatini) , Campanile del 1142
S. Andrea (Gran Priorato), 1137 ca.
 
Eccovi le prime 3 chiese che c'erano nel periodo in cui Placia, Platza o Placea, aveva subìto la distruzione nel 1161 e iniziava la sua ricostruzione nel 1163. La chiesa di S. Martino di Tours fu la prima chiesa costruita dai Normanni per il loro Santo protettore, nel borgo sottostante il Castello di Placia (poi Convento Francescano e Ospedale Chiello). L'altra chiesa, a circa 500 metri in linea d'aria a Est dal Castello, era quella di S. Maria ancora più antica (del VI sec.) del borgo Patrisanto (di cui è rimasto solo il campanile del XII sec.), abitato da popolazione greca, che nel 1600 avrebbe preso il nome di S. Lorenzo Martire, per il trasferimento del patronato all'aidonese Lorenzo Gioeni I marchese di Castiglione. La chiesa verrà chiamata anche "dei Teatini" perchè nel 1609, farà parte del Complesso del Patrisanto concesso ai Padri Teatini per l'istituzione di una loro "Casa" (IV in Sicilia, dopo le due di Palermo e quella di Messina). La terza e ultima chiesa, a ca. 800 metri a Nord-Ovest dal Castello, era quella di S. Andrea costruita dal Conte Simone Aleramico intorno al 1137 e da lui concessa ai Cavalieri dell'Ordine dei Canonici del Santo Sepolcro di Gerusalemme, per le funzioni del loro Cenobio accanto. Nel 1261 il pontefice Urbano IV dichiara che il Priorato di S. Andrea di Placia è tenuto a dipendere esclusivamente dal Santo Sepolcro di Gerusalemme, ed essendo dichiarato nel 1495 di Regio Patronato il Priore avrà il privilegio di occupare il XXXV posto nel Parlamento Regio di Palermo, con dignità di Gran Priore e Vescovo e con l'esercizio sui suoi sudditi del mero e misto imperio.
Gaetano Masuzzo/cronarmerina
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Famiglia Boccadifuoco

D'azzurro al serpente alato (o drago) d'oro che butta fuoco dalla bocca
La famiglia Boccadifuoco (o Boccadifoco o Buttafuoco), proveniente da Piacenza nel 1340 ca., si trasferisce in Sicilia con Giacomo Boccadifuoco, intimo di re Pietro IV d'Aragona e II di Sicilia. Nel 1350 ca. Piero è familiare e ostiario (custode della chiesa) di re Ludovico I d'Aragona e I di Sicilia. Nel 1375 re Federico II d'Aragona assegna, per i pericoli da loro corsi durante una rivolta, un vitalizio di 36 onze a testa ai fratelli Giacobino e Guglielmo Buccadifoco. I due fratelli assegnano il vitalizio alla sorella Claudia, sposa di Nicola de Vilardita di Piazza Vicesecreto di Piazza. Dal 1453 al 1459 Pietro è castellano di Plaza e Antonio è giurato, nel 1520 Giovanni senior, padre dei primi due, è iscritto alla Mastra Nobile della Città. Nel 1595 si trova il nome di Ercole Boccadifuoco in un testamento per la concessione di Legati di Maritaggio amministrati dal Monte di Pietà di Plaza. Nel XVII secolo si registrano Erasmo (1611-1686) gesuita e provinciale di Sicilia, Domenico barone della Tonnara di Sciacca e Giuseppe, socio dell'Accademia Piazzese dei Curiosi seguaci di Apolline. Nei primi decenni del Seicento Gabriele Boccadifuoco destina un legato di 52 scudi annui alla chiesa dei Teatini intitolata a S. Lorenzo Martire e 13 dei quali destinati a elemosina ai carcerati, inoltre i due fratelli Carlo e Giuseppe Boccadifuoco sono padri Teatini, quest'ultimo (1604-1684) è anche preposito della Casa piazzese nel 1642, 1663 e 1668 ed entra nel 1630 anche nell'Ordine Cavalleresco degli Ospedalieri di Gerusalemme, nel 1632 fonda la Congregazione della Sciabica, nel 1642 diventa governatore della Casa Teatina piazzese e nel 1684, pochi giorni prima di morire, è nominato vescovo di Mazara. 1720 Mario Boccadifuoco marchese della Scaletta nel 1744 senatore di Palermo nella cui persona sembra essersi estinta la famiglia originaria di Piazza. Quella dei Boccadifuoco di Piazza era una delle pochissime famiglie ad avere una cappella nel Pantheon della Città, la chiesa di S. Pietro. Infatti, la I cappella a dx della chiesa, quella del Crocifisso ligneo di fra' Umile, fu costruita dalla famiglia Boccadifuoco nella II metà del '500, come si può vedere dallo stemma in alto sull'arcata. Inoltre, questa famiglia ha pure lo stemma scolpito negli interstizi delle arcate del chiostro dei Carmelitani e nella Pinacoteca Comunale esiste anche una scultura di piccolo drago, proveniente dalla villa Ciancio (villetta Roma) dove era posizionata assieme a una copia, sui pilastri del cancello di entrata, che farebbe pensare proprio allo stemma della famiglia Boccadifuoco.
Gaetano Masuzzo/cronarmerina.it 
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Soluz. Aguzzate la vista n. 12

Foto 1
Foto 2

Foto 3

Foto 4

Bravo Enzo LaV., hai indovinato. Si tratta del marchio distintivo che l'Ordine Francescano soleva scolpire sui muri, soprattutto sugli stipiti e sulle architravi delle finestre, dei propri conventi. Infatti, la foto 1 si riferisce a uno degli oltre 10 marchi scolpiti sui gradini delle 2 scale della facciata del Convento dei Francescani di San Pietro. Sicuramente questi, che oggi sono stati tarsformati in gradini, erano le parti principali delle finestre ormai quasi del tutto scomparse del convento del 1500. Dico quasi perché, basta alzare gli occhi in alto a sx della facciata, per vederne un altro perfettamente uguale in una finestra murata (la I da sx). Nella foto 2 invece di esserci il marchio, si scorge una data che inizia con 16.., sicuramente un'architrave come quella scolpita, con marchio e anno, che si trova presso il convento dei Francescani di S. Maria di Gesù (del 1400), nella foto 3. In quest'ultimo convento, oltre a trovare i precedenti marchi, se ne trovano altri con incisioni diverse, come la foto 4 ci mostra. Quindi, da oggi, attenzione a dove mettiamo i piedi!

N.B. Dopo il restauro del convento di San Pietro del 2015, gli scalini col marchio sono stati ricollocati in altre parti, pertanto non esistono più sulle scale d'ingresso al chiostro. 

cronarmerina.it

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850° Anniversario di Piazza/4

1063 Battaglia di Cerami, i Saraceni sono sconfitti dal Conte Ruggero I d'Altavilla

La III tesi, quella del Prof. Ignazio Nigrelli

Secondo il Prof. I. Nigrelli Platia sarebbe il nome di un centro abitato che all’arrivo dei Normanni già esisteva nelle vicinanze di Anaor o Monte Navone e che occupava i ruderi di un’antica villa romana. Il toponimo del centro abitato, Platia, derivebbe da palatia (i palazzi) in relazione all’importanza e alla grandezza dei ruderi della villa romana. Quando scesero i Lombardi, intorno al 1076, si stanziarono su queste nostre colline per meglio controllare la popolazione araba dei casali e borghi di ‘Iblâtsah (in c/da Casale), El-Hagiar el-Mathkûb (Pietraperzia), Tribilino, Rahal Phididi (c/da Friddini), Rahal Met, Limbaccari (Mirabella Imbaccari), Rahal Basil, Menzil-Khâlil, Catalfar, Qars Salîatah, Odesuer, Gibilscemi, Niscemi, Anaor, Naurcium (Montagna di Marzo), Sofiana, Rahal Biât (c/da Ralbiato), Rahal Mussuri (c/da Ramorsura), e la popolazione greca che risiedeva nei borghi Fundrò, Patrisanto, Agata (o Gatta) e S. Vincenzo (presso Sofiana) fondando, oltre ai borghi fortificati di Aidone, Pietratagliata, Rossomanno, Fessima, Eliano, Polino, Comicino, Mazzarino, Ciappa Mongiolino e Rambaldo, anche un nuovo Castello che prese il nome del borgo principale di Platia, vicino qualche chilometro a Sud-Ovest e che ospitava un centinaio di cavalieri Lombardi e un migliaio di abitanti in tutto. Il Castello, che doveva trovarsi dove poi nacque il convento francescano e quindi l’ospedale Chiello, venne distrutto nel 1161 da re Guglielmo I il Malo per rappresaglia. Nel 1163 il centro abitato rinacque dalle sue rovine intorno al luogo stesso in cui si trovava il castello, prendendo il nome di Platia, come era chiamato il borgo principale vicino e che la popolazione araba aveva chiamato ‘Iblâtasah, distrutto qualche anno prima da Ruggero Sclavo. (continua)
cronarmerina.it
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La terza Meridiana

 
Questa è la terza Meridiana di Piazza. Si trova tra due finestre (foto in basso), al piano terra dell'edificio del Monastero delle Benedettine di S. Giovanni Evangelista, prospiciente "a stràta a féra" (via Umberto), proprio di fronte l'ex Magistrale. Come si vede si tratta di una meridiana molto artigianale, niente a che vedere con le prime due di "piazza Fundrò". Essendo stata fatta in gesso, è ormai quasi del tutto sparita e sono rimasti soltanto 3 numeri. Mi ricordo, che fino a qualche anno fa, c'era ancora il gnomone di ferro. Se conoscete altre meridiane segnalatemele.
cronarmerina.it
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