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Cronarmerina - Dicembre 2015

Porte della Città/dell'Ospedale

La Porta dell'Ospedale in via Roma, venendo dalla Taccùra
Via Roma, dov'era la Porta dell'Ospedale,
La quarta porta di cui conosciamo l'esistenza è quella chiamata Porta dell'Ospedale altrimenti chiamata Porta Taccura (o Tacura, Tachura, Altacura), per la zona di provenienza dell'unica via in quel versante. A noi Piazzesi questo nome (dell'Ospedale) può sembrare completamente fuori "luogo", in quanto la nostra memoria (molto recente rispetto ai secoli) ci ricorda soltanto un sito che può meritare questo appellativo, quello dell'Opedale "Chiello", al Monte. Invece, in 9 secoli di storia, il nostro ospedale ha cambiato per 7 volte il nome e per 5 volte la sede (dedicheremo altre puntate agli Ospedali della Città). Le prime notizie, nei pressi del centro abitato, di un ospedale, se così poteva chiamarsi in quel periodo, sono quelle che ci portano al 1142, quando il conte Simone Aleramico si riserva un'area all'altezza della chiesa di S. Barbara, nell'odierna via Roma, che destina a ospizi e ostelli, idonei a curare i cittadini lombardi e ad assistere i viandanti e i pellegrini, Questi ospizi "Ospedali" sono retti da frati appartenenti all'Ordine di S. Giacomo d'Altopascio (Lu), tra i quali esiste una prevalenza di elementi ospedalieri su quelli militari. Già, quarant'anni prima, questi Cavalieri, al seguito de conte Enrico Aleramico, cognato del conte Ruggero I d'Altavilla, avevano fondato un ospizio-ospedale, Domus Hospitalis dedicato a S. Giacomo, alle porte dell'odierno abitato a pochi metri dall'ingresso del cimitero comunale. L'Ospedale-Ospizio rimane in quella zona di S. Barbara, appunto chiamata dell'Ospedale, sino al 1420, quando la nobile Giacoma Villardita (o Velardita) lo trasferisce nei pressi della sua abitazione al Monte, dove assume il nome di Ospedale di S. Calogero e di S. Maria degli Angeli. E' ovvio che la porta, a pochi passi dall'Ospedale, non poteva non prendere quel nome di semplice memoria e di chiara ubicazione che si trovava lungo la strada anch'essa denominata dell'Ospedale. Questa porta regolava il passaggio dalla parte Sud-Est, ed era considerata di vitale importanza per la breve distanza dal Piano del Borgo, oggi Piazza Garibaldi, e dal Piano di S. Rosalia, specie nel periodo d'espansione della Città dall'originario quartiere verso la parte più bassa (secc. XVI e XVII). Inoltre, era l'unica porta esistente in quella zona, perché per trovarne un'altra, quella Catalana, si dovevano percorrere oltre 400 m., costeggiando le mura nelle odierne vie Mendozza e Stradonello, che difendevano dall'alto, il fianco Sud della Città molto più impervio.
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Soluz. Aguzzate la vista n. 13

Anche questa volta il Comitato del Nobile Quartiere Monte ha indovinato il palazzo. Infatti, si tratta del cornicione principale nella facciata del Palazzo di via Vittorio Emanuele II proprio di fronte l'ingresso della Biblioteca Comunale. Il palazzo, prima di diventare di proprietà della famiglia Sceberras, era stato del Capitano di Giustizia Felice Trigona  II marchese di Dainammare (feudo presso Assoro) III di Canicarao (feudo presso Comiso) VI barone di San Cono Superiore e morto nel 1709, che lo costruì intorno al 1650. Il Comitato Monte mi fa sapere che, per oltre un ventennio, fu adibito a ospizio e convitto per suore anziane, attualmente è di proprietà della Diocesi ospitante la sede della Caritas e dell'Associazione "Girasole".
 
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Porte della Città/di S.Giovanni Battista

Porta S. Giovanni Battista Genn. 2013
Porta S. Giovanni Battista anni '20
La terza porta di Piazza, a meno di 200 metri da quella "della Scattiola", è quella che prende il nome dalla chiesa, poi diventata Commenda, di S. Giovanni Battista. Infatti, prima della Commenda, intorno all'anno 1100, esisteva già la piccola chiesa di S. Giovanni Battista, costruita su una precedente dedicata a S. Maria del Soccorso nel quartiere, chiamato appunto, del Soccorso. Mezzo secolo dopo, i Cavalieri Ospedalieri di Gerusalemme, iniziano la costruzione della Commenda-Ospizio dove poter accogliere temporaneamente i bisognosi di cure e di riposo, specie i cavalieri di passaggio diretti in Terra Santa. Nel 1308 viene soppresso l'Ordine dei Cavalieri Templari e tutti i loro beni passano ai Cavalieri Ospedalieri e nel 1420, rispettando l'eredità di Giovanni junior de Caldarera, barone di Camemi, i Cavalieri istituiscono la Commenda-Percettoria di S. Giovanni Battista dè Caldarera, con compiti di amministrare i beni e propagandare la religione degli Ospedalieri, al fine del reclutamento presso i giovani di Placie. La Commenda è stata nei secoli un punto di riferimento di vitale importanza strategica, soprattutto nella difesa delle mura e della porta, nel versante Est della Città. A pochi metri fuori le mura, intorno al XV secolo, esisteva il cimitero di S. Giovanni Battista, dove poi fu costruita la chiesa di S. Stefano. Nel 1740 vi fu trasferito dal Monte, l'Orfanotrofio di "S. Maria degli Angeli" (ex Ritiro delle Vergini Povere) che prese il nome di "Ritiro di S. Giovanni Battista di Rodi" nonchè Ritiro di Donato. La Porta di S. Giovanni Battista venne abbattuta nel 1848 per l'ampliamento della "Strada del Principe" (oggi via Garibaldi) e le due statue raffiguranti S. Andrea Avelllino e S. Gaetano (rispettivamente II e III compatrono della Città), che erano ai lati della porta, furono poste davanti la chiesa di S. Lorenzo o dei Teatini. In questo modo la Città si aprì verso il Piano Botteghelle, iniziando la successiva espansione.
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Famiglia Bonaccolti

D'argento alla fascia di rosso sormontata da una testa di cinghiale di nero cimata da una crocetta d'argento
Nel 1520 questa famiglia si trasferisce a Plaza con Pietro di Bonacolta, regio commissario e sindacatore del Regno, e già si trova iscritta alla Mastra Nobile della Città con Girolamo de Bonaccolti barone di Geracello. Nel 1555 Paolo e Mariano Bonacolta firmano i Capitoli di la pachi presso la Chiesa Madre, perché fanno parte del partito degli Aguglia e dei Trigona. Nel 1556 Antonio de Bonacoltis è barone del feudo di Racali; 1564 Francesco Bonaccolta partecipa all'elezione a giudice; 1565 e 1587 Nicola e Pietro Paolo, giurati della Città, chiedono e ottengono la concessione di una cappella nella chiesa di S. Francesco (al Monte). Nel 1608 Francesco de Bonaccolti è giurato e insieme ad altri paga 400 onze per ottenere per la Città il Titolo di Spettabile. 1637 i nobili Bartolomeo e Giuseppe Bonacolsi sono giurati e nel 1659 Luigi Bonaccolti è barone di Friddani e proconservatore. Nel 1638 suor Cecilia Bonaccolti è monaca nel Monastero di S. Anna e nel 1640 Ludovico Bonaccolti è il maestro in Teologia e superiore del Convento Francescano al Monte, che acquista l'attigua chiesa obsoleta di Santo Spirito, per poi abbatterla e ampliare il piano antistante la chiesa di S. Francesco, rinnovandone anche la facciata.
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Riflessione canina/2

Un Samoiedo a riposo


“Una riflessione… canina”

(In memoria di Ice il mio grande, testardo, bellissimo samoiedo)
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Ci sarebbe anche da parlare degli umani che cercano di farsi passare per cani. Sono famosi certi attori dei quali si dice appunto che recitano come cani, certi musicisti (violinisti in particolare) che suonano da cani, avvocati che arringano come cani, medici, ingegneri, architetti e perfino preti che predicano da cani. Ma questo è un altro vasto capitolo che meriterebbe una trattazione a parte.
Parliamo ora del cane pastore; c'è quello abruzzese, quello belga, quello della Brie e, un gradino più in basso, quello di Mazzarino, di Riesi, di San Cono e, famosissimo, quello di Mirabella Imbaccari. Ma non v'è dubbio che il più famoso di tutti è il pastore tedesco che in vita sua non ha mai visto una pecora ma iniziò la  carriera cacciando gli indiani d'america. Il progenitore di tutti i pastori tedeschi fu Rin Tin Tin, detto affettuosamente Rinty, che divenne famoso adottando un orfanello di nome Rusty, ragazzino un poco stupidotto che giocava a fare il soldato nordista a Forte Apache.
Si scoprì presto però che la vera attitudine di questo cane era quella di fare il poliziotto. Per questo motivo si trasferì in Europa e, dopo avere lavorato alcuni anni presso i campi di concentramento tedeschi, pur facendosi chiamare appunto poliziotto, divenne anche il cane dei carabinieri, della guardia di finanza e, persino, delle guardie forestali.
Il più noto è un certo Rex che per carenza di lavoro dalla Germania fu costretto ad emigrare il Austria, precisamente a Vienna, per prendere in carico un squadra di poliziotti imbecilli che non riuscivano a risolvere da soli neanche un caso. Questo cane, dotato di un fiuto straordinario, acchiappava tutti i banditi e quindi era trattato come un  pascià. Era ghiottissimo di panini che rubava in giro, inghiottendoli in un boccone. Poichè, come tutti sanno, i panini austriaci sono farciti con crauti e wurstel, alla  fine gli è venuta una tale alitosi che gli assassini lo sentivano arrivare mezz'ora prima e scappavano a gambe levate non  facendosi più acchiappare. Per questo motivo Rex è stato pensionato e adesso vive curandosi la steatosi epatica dalle parti di Hinnsbruck.
Nella storia c'è anche un cane astronauta. Tutti ricorderanno Laika una cagnetta che il 3 novembre del 1957 fu spedita in orbita da alcuni simpaticoni russi resi scimuniti e incapaci di intendere e di volere da litri di vodka. Il povero animale morì dopo poche ore e degli imbecilli autori del misfatto non si seppe più nulla. Come si vede la storia del miglior padrone dell'uomo (dopo le mogli, naturalmente) è lunga e ricca di episodi interessanti. Non tutti sanno, ad esempio, che i cani più famosi spesso muoiono miliardari e lasciano ricchissimi gli uomini che li hanno serviti. Ma questa purtroppo non è la regola e il più delle volte muoiono lasciandoci solo un grande vuoto nel cuore.

                                                                                   Fabrizio Bognanni

 
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Profumo di Trucioli

Il poeta piazzese Pino Testa
In basso a sx c'era la falegnameria di mio padre, Gino Masuzzo

Oggi il poeta piazzese Pino Testa mi ha donato il suo recente libro di poesie in gallo-italico. Come minimo, per ringraziarlo, non posso che pubblicare la poesia che lo intitola, dedicandola a mio padre Gino, nato nel 1921 e falegname dall'età di 6 anni sino ai  primi anni '60, che ne produsse di Sfanfùgghiuli a vagoni, nella sua falegnameria in via Cavour prima, e in via Roma poi, sutta a canc'llàta. Ne sento ancora il profumo.

"Sfanfùgghiuli"
 
Purterm’li cu mì ?... Manch’ a parrénn!
E manch’ d’ ddascèli ad’â stranìa,
st’àutri “Sfanfùgghiuli” preni d’amör,
d’ vernia e tanta… tanta nostalgia.
 
U nutr’ment funu d’ na vita…
‘nzèmu â culostria dâ ménna dâ mamà.
A ti i ddàsc’ o giuv’tù “fiorita”,
nâ st’ssa ddéngua dû patri d’n to pa’.
 
Pino Testa

Traduzione:
                          "Trucioli"
Portarmeli con me?... Neanche a parlarne!
E neanche a lasciarli in giro,
questi altri "Trucioli" pieni d'amore,
amarezza e tanta... tanta nostalgia.

Furono il nutrimento di una vita ...
insieme al primo latte dalla mammella della mamma.
A te li lascio o gioventù "fiorita",
nella stessa lingua del padre di tuo padre.

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Riflessione canina/2

Un cane Samoiedo, della stessa razza di quello del nostro amico


Ho ricevuto una considerazione da un amico (del cane) che ho ritenuto di dividere in due parti, tanto è gustosa e veritiera.

    “Una riflessione... canina”
(In memoria di Ice il mio grande, testardo, bellissimo samoiedo)
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 I due post pubblicati da Gaetano sui cani, mi hanno sollecitato alcune riflessioni su quello che, molto impropriamente, viene definito il migliore amico dell'uomo. Non so se ci avete fatto caso, ma quello che si alza la mattina per darsi da fare e procurarsi i mezzi per mantenere il cane è l'uomo. Il quale poi, mentendo spudoratamente, dice di portare a passeggio Fido, quando in realtà è il cane che porta in giro l'uomo, tenendolo fermamente attaccato all'estremo di un guinzaglio.
Osservateli attentamente: il cane avanti che tira da tutte le parti, l'uomo dietro, spesso col fiatone, trascinato come un bagaglio. E non è finita; se il cane decide di liberarsi l'intestino, cosa fa l'uomo? Si china a raccogliere le deiezioni che, se ci pensate bene, è un trattamento che non veniva riservato neanche agli imperatori o ai dittatori. Hitler, tanto per dire, in bagno ci andava da solo e quando finiva, era lui stesso a tirare la catena senza che il suo fido cane si invischiasse minimamente nella vicenda. Ci sono, come tutti sapranno, vari tipi di cane. C'è, per esempio, il cane che abbaia ma non morde, quello che morde ma non abbaia (detto cane tradimentoso) e quello fifone, che né abbaia né morde. Ci sono poi i cani da lavoro, quelli da passeggio, quelli da corsa, da compagnia, da borsetta (per la verità più simili ad un ratto che ad un cane) i cani per i ciechi (quelli veri, non quelli che truffano la pensione all'INPS che invece ci vedono benissimo) e poi i più preziosi di tutti, quelli da tarfufi che arricchiscono il padrone il quale in cambio gli propina un tozzo di pane e loro, stupidi, gli scodinzolano pure al farabutto. C'è ancora il cane antidroga e anche quello che fiuta il denaro ch'è  più bravo perfino di Monti e quando sente odore di soldi te li sfila dalle tasche che neanche te ne accorgi. Il nostro primo ministro ha tentato di imitarli ma, a parte la cotonatura dei capelli, è riuscito a sfilare i soldi solo alla povera gente e ai pensionati. Infine il gradino più basso nella gerarchia canina è occupato dal cane bastardo.
Fabrizio Bognanni
*Domani la parte n. 2


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La IV Meridiana

La facciata della villa con al centro la IV Meridiana di Piazza
La IV Meridiana di Piazza
 
Questa è la IV Meridiana di Piazza e spero che non sia l'ultima. Infatti, inaspettatamente è saltata fuori, dopo aver ritenuto che ce ne fossero solo tre. Per quanto ne so, posso solo dire che si tratta di una meridiana verticale di tipo "ora italica". È ubicata sulla facciata di una villa poco fuori Piazza, in contrada Palermi / Sant'Andrea. Nella sommità c'è inciso l'anno 1611, quindi è coeva a quelle di piazza "Fundrò". La villa, oggi della famiglia Velardita, era di proprietà della famiglia Trigona, precisamente di Luigi Trigona marchese di Roccabianca. Questo è il nobile che donò al Comune di Piazza la fontana che prima si trovava nel cortile di questa villa, e che ora si trova al centro della Villa Garibaldi. Colgo l'occasione per dire grazie, ancora una volta, al mio amico Nenè Velardita per avermi segnalato e fatto subito fotografare, quest'altro gioiello di Piazza poco noto.
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